Il caso di Raoul Bova e l’ormai ex Rocìo Morales non è certo limitato alla cronaca rosa. Nel mezzo ci sono, infatti, due questioni ben più rilevanti di un banale gossip estivo: l’affido delle figlie (anche e i due non erano sposati) e gli audio della chat privata tra l’attore romano e Martina Ceretti, sua presunta amante. In particolar modo, Bova si è mosso legalmente anche contro chi ha usato quell’audio sui social.
Tra i nomi delle persone e società colpite e coinvolte, scrive il giornalista Gabriele Parpiglia, ci sono: Fabrizio Corona, Meta Italia (Facebook e Instagram), Google, Sede Italiana, Youtube (Google Llc), Sede Italiana, Tiktok (Bytedance Ltd), X Corp., Sede Europea A Birmingham, Ryanair Holding, Sede Italiana, S.S.C. Napoli S.P.A., Studio Legale Cipriani, Torino F.C. S.P.A.
La (maxi) cifra per il danno risarcitorio
Non solo. Anche una serie di personaggi noti, tra cui Alba Parietti. “Il suo nome – scrive Parpiglia nella newsletter -, è stato accorpato alla lunga querela in sede civile e penale”. Nel procedimento in oggetto, è intervenuto anche il Codacons il quale, a tutela tanto del Signor Bova quanto della collettività dei consumatori digitali, ha chiesto al Garante della Privacy di adottare tempestivi e urgenti provvedimenti.
La rabbia di Federico Monzino: “Non sapevo che Raoul Bova avesse figli. Martina? Mi ha lasciato solo” Raoul Bova, il Garante Privacy apre un’istruttoria: “Provvedimenti per chi diffonde l’audio”
Ma in tutto questo, a quanto ammonterebbe il danno risarcitorio? Parpiglia rivela la cifra (altissima). Ben 20 milioni di euro. E di mezzo c’è anche tutto l’aspetto penale. Come andrà a finire? Non resta che attendere i nuovi sviluppi e, soprattutto, eventuali conferme (o smentite) da parte dei legali di Bova. Intanto, l’ormai famoso Federico Monzino ha parlato, confessando di essere stato lui a inviare tutto a Corona.
L’intervento del Garante della Privacy
Proprio ieri, il Garante per la protezione dei dati personali ha aperto un’istruttoria a seguito della diffusione dell’audio, o di estratti della conversazione privata, dell’attore al fine di accertare eventuali violazioni della normativa privacy e delle Regole deontologiche dei giornalisti.
L’audio – sottolinea il Garante – “diffuso senza consenso, proviene da una conversazione privata via chat tra l’attore e un soggetto terzo. Il contenuto è stato successivamente rilanciato sui social, spesso accompagnato da post, video e vignette dal tono ironico o denigratorio, ottenendo un’ampia risonanza mediatica”.
L’Autorità ha inoltre emesso un avvertimento nei confronti di tutti i potenziali utilizzatori dell’audio o di contenuti estratti dalla conversazione privata dell’attore, ribadendo che la loro ulteriore diffusione potrà comportare l’adozione di ogni provvedimento ritenuto opportuno, anche di carattere sanzionatorio.