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In Italia Charlize Theron l’abbiamo forse conosciuta prima di tutti. Certo, praticamente nessuno sapeva come si chiamasse, ma per svariate settimane, nella prima metà degli anni novanta, compariva nei televisori di tutto lo stivale, complice uno degli spot più celebri di un decennio che ha regalato delle vere e proprie perle di questa peculiare forma di comunicazione.
Il promo era quello in bianco e nero girato a Portofino dal regista Moshe Branka concepito dall’agenzia McCann-Erickson in cui vedevamo una bellissima e carismatica ragazza seduta al bar nel porticciolo di quella che sembrerebbe essere una prestigiosa località turistica. Amoreggia con un vecchio miliardario in stile Aristotele Onassis quando un aitante giovanotto con occhiale da sole e completo neri porta al loro tavolo una bottiglia di Martini causando un certo attrito col vecchio di cui sopra. Quando il giovane se ne va, la ragazza si alza per seguirlo e andare via con lui solo che nel farlo… un filo del suo succinto abito resta impigliato nella sedia senza che lei se ne accorgesse. La macchina da presa, mentre lei cammina, indugia sul suo sedere che, prima di mostrarsi in tutto il suo splendore, viene opportunamente celato dal logo Martini.
Bellezza indiscutibile a parte, quella che al tempo era una giovane modella sudafricana attiva in Italia, dimostrava già un carisma, con un semplice gioco di sguardi, che andava ben oltre la sua fortunatissima dotazione genetica. Un carisma che è stato poi confermato da una carriera cinematografica che l’ha eletta come una delle più grandi, stimate e strapagate star di Hollywood.
In occasione dei suoi cinquantanni ripercorriamo la sua carriera in cinque film importantissimi per capire il suo percorso.
The Astronaut’s Wife – La moglie dell’astronauta (1999)
Nell’anno che ha preceduto l’inizio del nuovo millennio, il percorso di attrice di Charlize Theron era già avviato e con L’avvocato del diavolo del 1997 aveva già dimostrato, di fianco a mostri sacri come Keanu Reeves e, soprattutto, Al Pacino, di non essere solo una persona baciata da madre natura.
Ecco, nel 1999 arrivava nelle sale un thriller sci-fi dal retrogusto alla Rosemary’s Baby che sarebbe del tutto dimenticabile se non fosse per i suoi due protagonisti, un Johnny Depp che a quel punto erà già la star alternativa di Hollywood più amata e da colei che interpretava la moglie del suo personaggio, Charlize Theron. Lo ribadiamo: il film in sé non è nulla di che, ma il carisma del cast c’è. E se per Johnny Depp non si trattava di certo di una sorpresa, per Charlize Theron si è comunque trattato di un ulteriore banco di prova.
Monster (2003)
Giunti al 2003, il nome di Charlize Theron era già bello riconoscibile. Aveva all’attivo due film di fianco a Keanu Reeves, la partecipazione a due pellicole di Woody Allen, uno di Robert Redford e via di questo passo.
Nel 2003, la star sudafricana comparve in due pellicole dalla natura incredibilmente differente: The Italian Job, il remake formato F. Gary Gray del classico con Michael Caine Un colpo all’italiana e Monster, il film di Patty Jenkins (che poi, anni dopo, avrebbe diretto i due terribili Wonder Woman) che le ha regalato l’Oscar come Miglior attrice protagonista.
Certo, era ancora un periodo in cui una star, e ancor più una star di sesso femminile, doveva in qualche modo nascondere e negare la sua bellezza per farsi prendere davvero sul serio dall’Academy. Difatti, in questo biopic basato sulle lettere della serial killer americana Aileen Wuornos, condannata a morte e sottoposta a iniezione letale il 9 ottobre 2002 per aver ucciso in Florida, fra il 1989 e il 1990, sette uomini, ingrassò di 15 chili e si sottopose a delle sessioni di trucco per peggiorare il suo aspetto e risultare più somigliante alla vera Wuornos.
Young adult (2011)
È il 2011 è ormai Charlize Theron non deve dimostrare più niente a nessuno.
Per questo nell’ennesima perla firmata Jason Reitman, Young Adult, Charlize Theron torna a interpretare un personaggio, di fiction questa volta, alquanto sgradevole. Trattasi di Mavis Gary, una ghost writer con seri problemi di alcolismo, affetta pure da tricotillomania. L’attrice fa davvero di tutto, riuscendoci benissimo fra l’altro, nel plasmare un personaggio con cui il pubblico fa fatica a empatizzare, almeno fino a che non vengono forniti tutti i pezzi del puzzle del perché si comporti in una data maniera.
Biancaneve e il cacciatore (2012)
C’è stata una finestra temporale negli anni 2000 in cui Hollywood si era messa in testa di realizzare pellicole ad alto budget basate su questa o quella fiaba. È facile capire perché: si trattava di opere di dominio pubblico per cui non bisognava pagare un dollaro per i diritti.
Biancaneve e il cacciatore era una rilettura della fiaba dei fratelli Grimm che doveva servire anche per scrollare dalle spalle di Kristen Stewart il fatto di essere “quella di Twilight”.
La realtà dei fatti è che si tramutò nel festival della battuta facile in stile “Ma come fa la Stewart a essere la più bella del reame se la regina è Charlize Theron?”. Boutade che però nascondeva, dietro la becera ironia, una grande verità: era la dimostrazione che tutta l’operazione poteva avere un senso commerciale solo perché nei panni della Regina Malvagia c’era la regina di Hollywood. È stata lei e solo lei a catalizzare l’attenzione della gente.
Mad Max: Fury Road (2015)
Un film diventato leggenda un po’ per via della sua tribolatissima lavorazione partita addirittura quando, nel 1987, George Miller ebbe l’idea di realizzare un Mad Max che fosse un unico, lungo inseguimento, e un po’ perché a settantanni suonati il filmmaker australiano aveva tirato fuori dal cilindro un instant cult.
In cui però a rubare la scena non era tanto il Mad Max di un Tom Hardy chiamato a sostituire un Mel Gibson ormai inadatto al ruolo (per età e traversie personali, per così dire) quanto lei, Charlize Theron. Nel film è l’Imperatrice Furiosa, calva, priva di un braccio, ma carichissima d’importanti motivazioni: da sgominare c’era l’incarnazione più triviale del patriarcato del villain Immortan Joe. Domina la scena, magnetica e determinata, in ogni momento in cui la vediamo in un film che, peraltro, l’ha anche trasformata in un’icona del cinema action dando una svolta inattesa alla sua carriera. Non dev’essere stato semplice per Anya Taylor-Joy vestire la sua versione più giovane nel prequel uscito lo scorso anno perché per quanto brava e bella, la giovane attrice statunitense con cittadinanza britannica deve percorrere ancora parecchia strada prima di arrivare anche solo sulla soglia di casa di casa di Charlize Theron.