Il nuovo libro di Manuel Orazi, Vite stravaganti di architetti, presenta quarantuno brevi ritratti di architetti considerati “personaggi sfuggenti”. Figure che, pur lasciando tracce esili e discontinue del proprio contributo intellettuale, hanno avuto un ruolo decisivo nel diffondere e stimolare il pensiero architettonico, agendo come autentici impollinatori di idee. Il volume nasce da un lungo lavoro di ricerca e pubblicazione, frutto delle collaborazioni dell’autore con riviste settimanali e quotidiani nell’arco degli ultimi vent’anni. L’autore ha scelto di rielaborare questi testi per Giometti & Antonello, una piccola casa editrice marchigiana che, fedele a un approccio tanto rigoroso quanto appassionato, rivendica il proprio ruolo di filtro critico in un panorama editoriale sempre più ampio e frammentato, in cui l’autorevolezza di opere e autori pare vacillare. 

Manuel Orazi, Vite stravaganti di architettiManuel Orazi, Vite stravaganti di architettiDa Gae Aulenti a Peter Eisenman: quarantuno ritratti di architetti in un libro 

Dopo una fase di transizione, la casa editrice ha trovato nuovo slancio sotto la direzione di Milena Ibro: “La scomparsa di Gino Giometti alla fine del 2023, seguita a quella di Danni Antonello nel 2017, mi ha segnato profondamente. Oltre che amici, erano interlocutori: discutevamo spesso anche dei differenti generi di scrittura” racconta Orazi. Alcuni dei testi, infatti, erano stati letti e commentati da Giometti: i suoi suggerimenti e le sue critiche si sono rivelati per l’autore di inestimabile valore. È stato poi parlando con Milena Ibro che nasce il progetto di raccogliere questi testi in un volume che, “esce con una sorta di cura editoriale retroattiva”. Nel libro, biografia e recensione si intrecciano, dando forma a ritratti che cercano di cogliere verità nascoste altrimenti invisibili. Ne risultano profili originali, accompagnati da un epiteto bizzarro e rivelatore: Snob (Adolf Loos), Contropiedista (Peter Eisenman), Atacchica (Gae Aulenti), Anarchitetto (Gianni Pettena), per citarne alcuni. Una narrazione che trascende la semplice biografia per restituire un’immagine viva e singolare di ciascun architetto. 

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Italo RotaItalo RotaManuel Orazi fa luce anche su architetti minori ed elusivi 

A spingerlo in questa direzione, spiega Orazi, è stata anche un’abitudine maturata nel lavoro editoriale: “Per lavoro ho sempre dovuto riassumere la biografia di un autore, concentrandomi su pochi tratti essenziali, quasi a definire di volta in volta delle maschere”. Un metodo ispirato anche da alcune sue letture formative: Uomini del Novecento di Geminello Alvi, le eccentriche biografie di Dino Baldi, ma anche Robert Walser ed Ermanno Cavazzoni. “Ho provato a emularli, applicando però i loro insegnamenti al campo dell’architettura, cercando di evitare in ogni caso le personalità più importanti, da Palladio a Renzo Piano”. Una parte significativa del libro è infatti dedicata a figure rimaste ai margini del racconto canonico dell’architettura: personaggi minori, meno visibili, elusivi. Alcuni di questi sono emersi durante gli studi che Orazi svolge su Yona Friedman attirando la sua attenzione per la loro capacità di attraversare ambiti diversi, lasciando una traccia decisiva. “Sono minori per adesso, non è detto che la loro importanza non cresca col tempo. In generale, sono personalità che hanno lasciato pochi frammenti di pensiero o si sono mosse in contesti molto diversi tra loro, ma che hanno avuto il ruolo proprio di certi insetti in biologia: impollinatori di idee. Penso, ad esempio, a Shadrach Woods, ma non solo”. Tra le vite stravaganti care all’autore, emerge lo stesso Yona Friedman o Ivo Pannaggi, mentre a Italo Rota, amico dell’autore, viene dedicato l’ultimo capitolo del volume, in una chiusura circolare che tiene insieme gusto personale, sguardo critico e memoria affettiva. 

Yona Friedman, No man’s land, Loreto Aprutino, Pescara (foto Gino Di Paolo)Yona Friedman, No man’s land, Loreto Aprutino, Pescara (foto Gino Di Paolo)Un archivio di architetti da (ri)conoscere 

I ritratti raccolti nel libro sono, in fondo, piccole biografie. Ma ogni forma di narrazione è, in un certo senso, sempre parziale, poiché nessun racconto può davvero esaurire la complessità di una vita: “Con il tempo ho capito che non è necessario descrivere per filo e per segno tutte le caratteristiche di un carattere.” Muovendosi da questa consapevolezza, l’autore sceglie di lavorare per sottrazione, adottando un tono essenziale, adottando una scrittura accessibile, lontana dalla rigidità accademica: “Pur senza ambizioni letterarie, volevo distaccarmi dalla forma classica della storia dell’architettura, evitando – ad esempio – l’uso delle note, per potermi rivolgere a un pubblico non specializzato” afferma. 
Il risultato non è un catalogo ordinato né una raccolta sistematica, ma piuttosto un archivio personale, fatto di incontri, scoperte, affinità, che sfugge a ogni pretesa di esaustività. Ed è in questa struttura libera che il libro trova la sua forza: le vite, gli aneddoti e le sfumature che emergono offrono un’immagine inedita e profondamente umana di questi architetti, avvicinandoli al lettore e restituendone una dimensione concreta. In fondo, come ricorda l’autore, anche le idee più alte, quelle che ambiscono all’universalità, camminano sulle gambe degli uomini. 

Lorenzo Giordano 

Manuel Orazi, Vite stravaganti di architetti 
Giometti & Antonello, Macerata 2025 
Pagg. 224, € 18.00 
ISBN 9788898820702 
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