TORINO – È il secondo detenuto che si toglie la vita quest’anno. Dopo Hanid Bodoui, 42 anni di origine marocchina, si è suicidato nel Lorusso e Cutugno di Torino anche un 45enne genovese, appena condannato in via definitiva.

Il 45enne si è legato un cappio al collo con il lenzuolo e si è tolto la vita nel bagno della cella. Si tratta, secondo L’Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria, del 53esimo in Italia.

“Il 53esimo morto in carcere per suicidio pone in dubbio la stessa organizzazione dell’amministrazione penitenziaria – dichiara il segretario generale Leo Beneduci -. Noi dell’Osapp sosteniamo che sia solo una delle punte dell’iceberg penitenziario che oltre ai suicidi comprende risse e aggressioni, traffici di telefoni e di sostanze stupefacenti, sindromi psichiatriche e assenza di assistenza sanitaria per i malati; tutto gestito da personale di Polizia Penitenziaria privo di mezzi e di organici e su cui pende la costante spada di Damocle dei procedimenti disciplinari e penali”.

L’ultimo suicida a Torino era destinato al padiglione C1, in cui sono rinchiusi molti detenuti comuni e proprio per questo motivo uno dei più affollati. Fino al 130% della capienza massima secondo la garante dei detenuti di Torino, Monica Gallo.

“La verità anche per i suicidi in carcere è che l’Amministrazione penitenziaria centrale, il Dap, adesso come adesso è costosa e inutile e va commissariata o chiusa del  tutto – continua Beneduci -. Altrettanto la Polizia Penitenziaria, unico Corpo di Polizia con funzioni risocializzanti, deve essere gestito da una Amministrazione appropriata e idonea che non sia l’attuale”.

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