Non è la prima volta che una celebrità viene criticata per aver mostrato i propri figli sui social. Stavolta a innescare la polemica è stata Ema Stokholma, conduttrice radiofonica e televisiva, che ha puntato il dito contro Belen Rodriguez per le foto della figlia Luna Marì, 4 anni, condivise su Instagram.
Tutto parte da un post in cui si chiedeva agli utenti di dare un voto da 1 a 10 alla bambina. Un gioco social che ha indignato Stokholma, spingendola a un attacco durissimo: «Ma cosa state facendo ai vostri figli? Mi sa che non vi rendete conto dei danni e del pericolo di mostrarli sempre (devo ricordarvi che razza di uomini ci sono in rete?)».
Per la conduttrice, il problema va ben oltre l’opinione pubblica o la libertà di postare: si tratta di senso di responsabilità e protezione. E, anche, di consapevolezza dei rischi: «Tra l’altro solo e soltanto per dei like! Non dimostrate per nulla di volergli bene. Anzi!».
Una critica che ha infiammato il dibattito sull’esposizione mediatica dei minori, in particolare quando a farla sono personaggi pubblici con milioni di follower.
Belen, già in passato bersaglio di polemiche simili, ha già risposto alle accuse dei fan con fermezza. A chi le rimproverava di mettere troppo spesso in mostra la bambina, la showgirl ha replicato: «Esposta a cosa? Amore della mia vita, la gente qui vive con il cellulare puntato su di me e sui miei figli. Non siamo più nel periodo analogico». E ha chiarito le sue motivazioni: «È mia figlia, e questo Instagram è il mio album pubblico (perché decido io per noi) di ricordi e momenti meravigliosi per me».
Ma le parole di Ema Stokholma hanno riportato al centro una questione che divide: quanto è lecito condividere dei propri figli online? E chi stabilisce il limite tra il cosiddetto sharenting (ossia la condivisione costante da parte dei genitori di video, foto, post con i figli come protagonisti) e sovraesposizione?