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A differenza di suo padre Franco, per tutti “Bombolo“, Alessandro Lechner è alto e magro. È diverso da suo padre. «Eppure – racconta in un’intervista a La Repubblica – c’è stato un periodo nella sua vita in cui era così aitante da tuffarsi nel Tevere da ponte Sant’Angelo. Anche se la fame, a dire la verità, gli è sempre corsa dietro. Quando, finita la guerra, arrivarono gli americani a Roma, a lui e al fratello lanciarono la cioccolata. E il dentifricio. Sentendo l’odore della menta, spalmarono la pasta sul il pane. Finirono al Bambino Gesù. Papà non riuscì a diventare ricco neanche quando da “stracciarolo” divenne attore. È morto a 56 anni, nel 1987, e nel cinema che lo aveva scoperto lavorò solo una decina d’anni».
APPROFONDIMENTI
Ma tutto cominciò per caso, grazie a sua madre. «Mamma, controllando le tasche di papà prima di fare il bucato, trovò un biglietto col numero di telefono di Francesco Pingitore e Mario Castellucci. “Chi sono questi?”, chiese.
E papà: “Butta, butta via, so’ due che dicono che fanno cinema, e che c’ho la faccia giusta… ma che ne so”. Mia madre di nascosto li chiamò. Tutto partì così».Il venditore ambulante
Prima di arriva al cinema Bombolo è passato dal Bagaglino, al Teatro Margherita. Poi sono arrivate le gag con Tomas Milian. Ma «prima con qualche comparsata, poi le particine. Ma a tal punto anche lui non ci credeva, che per anni continuò a fare il venditore ambulante: “‘Pentole, padelle, piatti bicchieri”. Io lo accompagnavo col carretto. Aveva cominciato a lavorare a 8 anni, faceva il mestiere di suo padre e ancora prima del nonno Ernesto che vendeva in strada mele cotte. Papà era rimasto orfano prestissimo…».
Un padre «fantastico», per Alessandro. «Giocava con noi, scherzava sempre. La sua forza è che anche dopo il successo era rimasto lo stesso».
Il tributo di Roma
E ora, racconta ancora il figlio, «il Campidoglio gli intitolerà una strada o forse una piazza. Le pratiche sono già state firmate, siamo in attesa, anche se da un bel po’». Un segno di grande stima e soprattutto affetto nei suoi confronti. «A papà – continua Alessandro a La Repubblica – si vuole ancora bene. Su Facebook c’è il gruppo “Bombolo core de Roma” che ha più di 20 mila iscritti. Ogni anno viene organizzato un raduno dove si mangia, si canta, si balla, si citano le sue battute. Ci si diverte, insomma. Quello che piaceva fare a mio padre, un uomo simpatico, tenero e generoso: a casa era il quarto fratello, finché ha potuto anche mamma Regina è venuta al raduno: è stata la sua vera press agent, come si dice oggi».
Il cinema sexy
Alessandro, ricorda a La Rep che allora lui faceva le elementari. «Io in cucina imparavo a memoria le poesie e lui i copioni. Però non sapeva praticamente leggere, quindi noi figli lo aiutavamo. Alla fine, era diventato bravo e faceva tutto da solo». Copioni di tante commedie sexy. «Però diceva a mamma che guardava e non toccava. Una volta venne a trovarlo Carmen Russo. Giovane e bellissima. Sotto casa si creò la fila, volevano salire tutti».
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