Commenti e retroscena del panorama politico
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Quattro settimane di pausa. Poi una ripartenza da centometristi. “A settembre si corre” ha lasciato scritto la premier Giorgia Meloni su un post-it appeso alla sala stampa di Palazzo Chigi per i giornalisti. E correranno anche i parlamentari tornati dalle ferie sotto l’ombrellone. Ricco menù alla ripresa, dalle riforme costituzionali – in cima la separazione delle carriere di giudici e pm – al decreto Sport da settimane sottoposto a un taglia e cuci alla Camera, sotto lo sguardo vigile e severo del Quirinale. E poi ancora, il test in aula – ma si può già parlare di showdown – sul caso Almasri, la premier decisa a difendere di persona i ministri indagati, Piantedosi, Nordio e Mantovano, davanti alle opposizioni. Si preannuncia un autunno caldissimo. 

Il cantiere della giustizia

In pole, si diceva, la riforma bandiera del centrodestra sulla giustizia. Riuscita nell’impresa di sorpassare, nell’iter parlamentare, la “madre di tutte le riforme”, cioè il premierato targato Meloni avviato su un binario più lento. Dopo il secondo via libera al Senato, si punta a chiudere entro fine ottobre. Sprint per arrivare in tempi utili al referendum confermativo, antipasto delle politiche e test chiave per il consenso del centrodestra al governo. Ma sui tempi pende un’incognita chiamata Manovra, che quest’anno partirà proprio da Palazzo Madama dove è atteso il via libera finale alla riforma dei magistrati sicché sulla carta non è da escludere uno slittamento a gennaio. 

Due invece le riforme costituzionali che ripartiranno dalla Camera alla ripresa.

La prima, il premierato, si diceva, ha subito una frenata. Ma dal governo assicurano anche qui uno sprint d’autunno senza escludere eventuali ritocchi al testo approntato dagli uffici della Casellati. L’altra è la riforma di Roma Capitale. Il ddl ha avuto un primo semaforo verde del Cdm ma i dettagli sono ancora tutti da definire. Non solo i poteri speciali per la Capitale ma anche e soprattutto i fondi da destinare al Campidoglio per evitare che restino lettera morta. 

Il tiro alla fune sul fine vita

E ancora, nella “pipeline”, la legge sul fine-vita. Dossier politicamente caldissimo, su cui manca ancora una vera intesa nel governo. Per mesi arenata nelle stanze del Senato, con un accordo trasversale è stata infine rinviata a settembre. Pochi i punti su cui si incentra la bozza di testo. Fra questi, l’esclusione del Servizio sanitario nazionale da qualunque ruolo e la previsione di un comitato di nomina governativa. Troppo poco, decisamente, per le opposizioni che chiedono più coraggio. 

Poi ci sono bandiere e bandierine di partito. Su alcune già si registrano attriti. Vedi alla voce rottamazione delle cartelle, vecchia battaglia della Lega di Matteo Salvini che di recente è tornato a battere il ferro. Problema: mancano i fondi. A meno che non si trovino altrove. Per esempio, con un prelievo sui profitti delle banche come è tornato a chiedere il Carroccio in questi giorni finora incontrando il muro degli alleati (granitico il “No” di Forza Italia):


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