Moda e Tendenze, ogni martedì
Iscriviti e ricevi le notizie via email

A vent’anni esatti dalla sua iconica interpretazione in Freaky Friday, Lindsay Lohan torna al cinema con il sequel tanto atteso. Ma il suo ritorno non è solo una questione di copione: è una narrazione estetica, una strategia affettiva e, soprattutto, una dichiarazione di identità. Tra première internazionali, talk show e tappeti rossi, Lohan non sta solo promuovendo un film,sta scrivendo un nuovo capitolo della propria storia.


APPROFONDIMENTI

Lindsay Lohan non è una semplice attrice: è un simbolo di un’intera generazione cresciuta a suon di Mean Girls, The Parent Trap e, naturalmente, Freaky Friday.

La sua immagine ha attraversato mode, eccessi, crisi e rinascite. Oggi, quel passato non viene rimosso viene celebrato, rielaborato, indossato.

Moda come narrazione: ogni look è un messaggio

Durante il tour promozionale per Freaky Friday 2 (Freakier Friday), Lohan ha trasformato ogni apparizione pubblica in un’operazione di storytelling visivo. Nulla è stato lasciato al caso: ogni outfit è un riferimento, un cenno sottile (o dichiarato) al suo passato cinematografico e allo stile Y2K che lei stessa ha contribuito a definire.

A New York, per esempio, ha omaggiato i suoi personaggi gemelli di The Parent Trap con due look distinti ma complementari. In uno, un completo in tweed giallo con cerchietto coordinato richiamava l’eleganza di Annie James. Nell’altro, un mini abito in seta dai toni più audaci ricordava la vivacità di Hallie Parker. Più che outfit, erano personaggi rievocati con garbo e ironia.

Alla première di Los Angeles, ha calcato il red carpet con un abito da principessa firmato Miu Miu: rosa cipria, scollo a cuore e corpetto tempestato di cristalli. A completare il look? Una clutch a forma di microfono omaggio al passato da pop star del personaggio che interpreta.

In occasione della première londinese, ha scelto un abito corsetto lilla di Ludovic de Saint Sernin, ispirato alla performance musicale finale del film originale del 2003. La borsa, a forma di chitarra, ha rafforzato il legame tra allora e adesso, tra fiction e realtà.

Estetica Y2K: il ritorno di un’icona di stile

Oltre ai riferimenti cinematografici, i look di Lohan sono un tuffo nel 2000s-style più puro. Dall’abitino floreale di Oscar de la Renta, con ricami delicati e dettagli romantici, al mini abito con orlo tutu firmato Jacquemus accompagnato da sandali con listini firmati Jimmy Choo ogni elemento rimanda all’era di Carrie Bradshaw e della femminilità pop postmoderna.

La palette cromatica scelta è altrettanto significativa: rosa pastello, lavanda, argento. Gli accessori sono specchi di nostalgia: clutch a tema, sandali platform, make-up glow e acconciature retrò che aggiungono un tocco di Hollywood classico. Il tutto orchestrato dal talentuoso stylist Andrew Mukamal, lo stesso dietro il tour stampa di Barbie con Margot Robbie. Un nome, una garanzia.

Moda con un’anima: oltre il revival, l’intenzione

Ma non si tratta solo di estetica. Lohan sta usando la moda come linguaggio, come ponte tra il passato e il presente. Ogni look è una tappa di un viaggio emotivo, un messaggio che parla di identità, trasformazione, consapevolezza.

Non è travestimento. È una forma di method dressing: abiti che raccontano, accessori che alludono, palette che evocano emozioni. Lohan non sta semplicemente promuovendo un film. Sta celebrando una versione matura di sé stessa, attrice e madre, icona pop e donna che ha imparato a guardarsi indietro senza nostalgia sterile, ma con affetto e forza.

Il ritorno di Lindsay Lohan sul grande schermo non è un revival, è una rinascita. E in un panorama cinematografico che spesso guarda al passato per rassicurarsi, lei riesce a usare quel passato come carburante per andare avanti. Con stile, con cuore, e con tutta la magia che l’ha sempre resa unica.


© RIPRODUZIONE RISERVATA