«Come dice mio figlio, la mamma è la dottoressa di tutti». In questa frase Alessandra Rampini riassume l’essenza del suo lavoro: guidare l’Igiene e sanità pubblica dell’Azienda Usl di Piacenza, una rete silenziosa, ma fondamentale, che ogni giorno tutela la salute collettiva. La sua formalizzazione alla guida del servizio, siglata dal direttore generale Paola Bardasi, è il coronamento di un percorso costruito con impegno, passione e concretezza, condiviso con un team di professionisti che lavora su più fronti: dalle vaccinazioni al controllo delle malattie infettive, dalla vigilanza sugli ambienti scolastici e sportivi alla prevenzione ambientale. Formata a Parma, ma le sue radici professionali affondano nel territorio piacentino: è stata medico nei centri Avis, nella Casa circondariale di Piacenza, nella continuità assistenziale e anche nel Piacenza Rugby. Un filo rosso, quello del contatto diretto con le persone, che ancora oggi la guida: «Mi piace lavorare a contatto con l’utenza. Lo considero un valore aggiunto». Igiene e sanità pubblica, spiega, è una realtà trasversale e complessa. Gestisce le emergenze infettive e ambientali, promuove campagne vaccinali, attiva percorsi personalizzati per i soggetti fragili. Una delle sue forze è la capacità di fare rete: «Il sistema di sorveglianza delle malattie infettive si fonda sulle segnalazioni di pediatri, medici di famiglia, Cra, Rsa e medici ospedalieri. Da loro partono le segnalazioni che possono dare il via a un’inchiesta epidemiologica, a volte estesa a indagini ambientali, con campionamenti d’acqua o alimenti, coinvolgendo l’Igiene ambientale, il servizio Veterinario e altre articolazioni del dipartimento di Sanità pubblica. Un’azione a catena che mira a spezzare la trasmissione di malattie e proteggere la collettività. L’obiettivo comune è quello di proteggere». Alla sorveglianza sanitaria si affianca il monitoraggio ambientale. L’unità di Igiene ambientale, diretta da Anna Maria Roveda, rilascia pareri su nuovi insediamenti produttivi, valuta impatti ambientali, collabora con enti locali, Arpae e Vigili del fuoco per garantire sicurezza e salubrità. «Abbiamo anche un protocollo operativo con i Vigili del fuoco per interventi congiunti in caso di emergenze da monossido o caldaie non sicure. Questo ci consente di intervenire subito e prevenire tragedie». Tra i progetti più significativi, Rampini cita lo screening per l’epatite C, avviato nel 2021. «Ci siamo fatti carico della campagna perché spesso questa patologia si scopre tardi. Diagnosticarla in tempo vuol dire guarire. Finora abbiamo testato oltre 43mila persone, più del 50% della popolazione target. Ottantadue sono guarite senza sapere di essere malate. Altri casi nel carcere e tra gli utenti del Sert hanno portato a cure tempestive». Lo sguardo però è rivolto anche al futuro. Il sogno è realizzare un sistema di prevenzione predittiva, capace di anticipare i problemi di salute grazie all’analisi dei dati epidemiologici. «Un progetto ambizioso, che richiede risorse, software avanzati e collaborazione con l’epidemiologia aziendale e regionale. Ma se riuscissimo a intervenire prima ancora che il problema emerga, potremmo evitare il danno. Questa secondo me è la sanità pubblica del futuro: quella che lavora per tutti, anche quando nessuno la vede».