Per una singolare coincidenza o per aver ben lavorato, nella prima tappa della Vuelta Burgos e nella seconda al Tour de Pologne – martedì scorso – Caruso e Tiberi hanno centrato rispettivamente il quinto e il quarto posto. Per essere entrambi diretti verso la Vuelta, il segnale non è passato inosservato. E se di Tiberi vi abbiamo raccontato proprio dal Polonia, eccoci oggi con Damiano che alla corsa di Burgos è da sempre affezionato e con la prossima Vuelta si accinge a vivere il ventiduesimo Grande Giro della carriera.

«Alla fine la ripresa non è stata così male – spiega – ho fatto un bel blocco di altura sul Pordoi, lavorando bene. Un periodo così lungo forse è stato un po’ forzato, però del resto da me a luglio c’è stato un caldo torrido e ho dovuto allungare l’altura, altrimenti più che migliorare sarei peggiorato. La Sicilia d’estate quando fa caldo veramente, è improponibile: puoi andare in bici, ma non ti puoi allenare».

Il Giro ha dato a Caruso il quinto posto e un grosso carico di soddisfazione personale

Il Giro ha dato a Caruso il quinto posto e un grosso carico di soddisfazione personale

Come mai il Pordoi e non Livigno come tanti colleghi?

La squadra ha degli accordi per cui siamo andati lassù, ma devo dire che mi piace molto. C’è traffico anche sulle Dolomiti, però partendo dal Pordoi hai più opportunità di percorsi. L’unica pecca è che nel giorno di scarico, devi comunque farti la risalita. Però diciamo anche che il Pordoi preso da Canazei, se fatto in maniera blanda, non è così impegnativo. Le Dolomiti sono un bel posto per allenarsi e ci troviamo bene. Abbiamo tutto l’hotel prenotato per noi, l’Hotel Garni Gonzaga, e quindi riesci a stare tranquillo, isolarti, lavorare bene e concentrarti sul pezzo.

Al Giro è arrivato l’annuncio del prolungamento del contratto, con quali motivazioni si va verso la Vuelta?

Sono venuto fuori dal Giro con una bella dose di soddisfazione personale, che mi ha dato la motivazione per continuare a fare questo lavoro. Il rinnovo ne è stata la conferma lampante. Ho lavorato bene per ripresentarmi alla Vuelta in maniera adeguata. Chiaramente non immagino di impegnarmi per fare classifica. Il mio obiettivo è provare a vincere una tappa e dare il mio supporto ad Antonio (Tiberi, ndr) che invece si cimenterà con la generale.

Vuelta 2021, Caruso è già arrivato secondo al Giro, vincendo all’Alpe di Mera. In Spagna conquista l’Alto de Velefique

Vuelta 2021, Caruso è già arrivato secondo al Giro, vincendo all’Alpe di Mera. In Spagna conquista l’Alto de Velefique

Come quando nel 2021 arrivasti secondo al Giro e vincesti una tappa in Spagna?

Come nel 2021 all’Alto de Velefique e come nel 2023, quando arrivai quarto al Giro e alla Vuelta feci secondo in una tappa dietro Evenepoel e altri piazzamenti. L’anno scorso sono stato sfortunato, perché sono caduto qui a Burgos e alla Vuelta ho preso il Covid. L’ultimo è stato una finale di stagione travagliato, spero che quest’anno vada tutto liscio.

Hai detto che la ripresa dopo tanta altura non è stata poi così male…

In realtà a San Sebastian, che è stata la corsa del rientro, mi hanno tirato il collo. Dopo quasi due mesi senza correre, è stato abbastanza traumatico. Però già qui a Burgos – chiaramente con il dovuto rispetto perché il livello è diverso – sono riuscito ad arrivare davanti e questo fa piacere. La tappa d’apertura, con tutto il trasferimento, era lunga 210 chilometri, con percorso abbastanza ondulato e il finale su uno strappo secco di un chilometro. Essere tra i migliori ti fa capire che il fisico risponde bene che hai lavorato in maniera corretta. Per il momento è tutto tranquillo. Ho visto che anche Antonio in Polonia ha dato un bel segnale. Diciamo che siamo in carreggiata.

Burgos sarà l’ultimo test per Caruso verseo la Vuelta. Qui è con Zambanini e Van der Meulen

Burgos sarà l’ultimo test per Caruso verseo la Vuelta. Qui è con Zambanini e Van der Meulen

C’è stato il quinto posto al Giro, ma cosa è cambiato dopo aver deciso che avresti chiuso? 

Io credo che tanto sia cambiato nella testa. Ho iniziato il 2025 convinto di smettere a fine stagione, ma sono anche testardo. Per cui in questa mia convinzione, ho promesso a me stesso di fare tutto al meglio. Ho dedicato tanto del mio tempo alla bici, come se fosse per l’ultima volta. Anziché trascinarmi sino a fine stagione, ho voluto fare tutto nella maniera corretta, per non avere rimpianti. Il problema è che forse mi sono impegnato troppo (ride, ndr).

E cosa è successo?

Sono arrivati dei bei risultati. Ho ritrovato il piacere di andare in bici, di soffrire e di fare la vita del corridore. Non che prima l’avessi perso, però l’anno scorso è stata una stagione troppo travagliata. Ho inseguito la condizione, ma fra malanni e cadute non è mai arrivata. Quindi mi era passata un po’ la voglia, invece quest’anno l’ho ritrovata. E poi mi gratifica anche il ruolo di riferimento per i ragazzi più giovani, non solo per Antonio. Mi viene riconosciuto dalla dirigenza e anche dai compagni. E’ un insieme di cose che mi hanno portato a prendere la decisione di continuare a fare il mio lavoro e cercare di farlo bene.

Il rientro alle gare di Caruso dopo il ritiro sul Pordoi è avvenuto a San Sebastian: una discreta faticaccia…

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Un anno e poi basta?

Deciso! Comunque vada, il prossimo sarà l’ultimo. Fino allo scorso anno anche a casa parlavo di percentuali, per cui al 90 per cento avrei smesso. Adesso invece sono convinto al 100 per cento. Il 2026 sarà il mio ultimo anno.

Pensi che per allora Tiberi avrà imparato tutto quello che serve?

Il grosso di quello che potevo trasmettergli in termini di esperienza, l’ho trasmesso. Antonio ha 24 anni ed è nell’età in cui deve cominciare a prendere le decisioni per conto proprio e capire quello che vuole fare veramente. Io posso solo assisterlo e facilitargli il lavoro. Stiamo arrivando al punto in cui, trasmesso il mio bagaglio, non potrò più aiutarlo. Per me è come se fosse un fratellino, c’è un rapporto che va oltre quello lavorativo. Averlo in camera o in gara è solo un piacere, perché è un bravo ragazzo e una persona piacevole con cui è bello dividere il proprio tempo.

Caruso ha corso 4 mondiali da pro’: l’ultimo a Imola nel 2020, quando arrivò decimo, primo degli azzurri

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Parliamo del mondiale?

E dai, parliamone. Il cittì Villa ha chiesto il mio parere. Io gli ho spiegato il mio avvicinamento, che passerà per la Vuelta e sarà ideale per pensare di avere una buona condizione. Non ho detto no e non ho detto sì, anche perché non ho ricevuto ancora alcun tipo di proposta. Semplicemente ho chiesto di vedere come evolve la situazione e quale sarà la condizione, perché mi piacerebbe andare solo nel caso in cui avessi una condizione dignitosa nel rispetto per la maglia azzurra. E’ ancora presto per parlarne, ma a breve arriverà il momento di prendere una decisione. Per ora ci siamo limitati a uno scambio di idee.

Ultima domanda: fra Burgos e la Vuelta riesci a tornare a casa?

No, ci sarà ancora un mini richiamo di altura a Sestriere con la squadra. Servirà per evitare distrazioni, non tanto per finalizzare o migliorare qualcosa. A casa si sta pochissimo, ma al giorno d’oggi o ti adatti a questo sistema o non puoi fare il corridore. E poi cosa ci vado a fare la settimana di Ferragosto in Sicilia? Non riesci ad allenarti, fa troppo caldo. E poi una giornata in spiaggia in Sicilia equivale a una tappa di montagna della Vuelta, una di quelle dure…