A volte serve anche quello. Rallentare, fermarsi o addirittura fare un passo indietro. C’è un detto giapponese che dice: “Se sali sul treno sbagliato, scendi alla stazione più vicina; più tempo impieghi a scendere, più costoso sarà il viaggio di ritorno”. Per essere al quarto anno di un regolamento che alla Mercedes è sempre risultato indigesto, non è esattamente il massimo, ma è la realtà di una scuderia che per riaccendersi davvero ha dovuto tornare sui propri passi in tema di aggiornamenti.

Sensazioni ok con la vecchia sospensione

Dopo un Gran Premio del Belgio speso quasi completamente nell’anonimato, George Russell lo aveva detto: “Se occorre, dovremo rivedere gli aggiornamenti”. Non è la prima volta, quest’anno, che a Brackley devono interrogarsi sugli sviluppi che portano, e soprattutto non è la prima volta per l’ormai famigerata sospensione posteriore. Introdotta ad Imola prima di essere bocciata, poi riproposta di nuovo dopo accorgimenti e infine ancora accantonata a Budapest, il ritorno alla vecchia soluzione ha permesso ai piloti di ritrovare innanzitutto il feeling, che è sempre un qualcosa difficile da quantificare in termini di tempo ma fondamentale per consentire a chi guida di aggredire davvero il cronometro. Il ritorno alla vecchia sospensione ha ridato immediatamente fiducia sia a Russell che ad Antonelli, che hanno da subito promosso la W16 a Budapest. La Mercedes in Ungheria ha beneficiato inoltre delle temperature, non troppo elevate nei momenti decisivi del weekend: questo è stato un assist per fare bene.

Grande stagione di Russell, per Antonelli importante ritrovarsi

In vacanza, sia Russell che Antonelli ci andranno tutto sommato sereni. Soprattutto George, che quest’anno ha decisamente molto poco da rimproverarsi: ha vinto una gara ed è finito sei volte sul podio, più di chiunque altro non guidi una McLaren. Aggiungiamoci che si presenta alla pausa con soli 15 punti di ritardo da Verstappen, traguardo di un certo spessore. Proprio Max, è stato forse il tema che ha tolto un po’ di fiducia sia a George che ad Andrea Kimi: le voci di un possibile sbarco dell’olandese in Mercedes per il 2026 non si sono mai placate se non dopo Spa, e forse questo ha un po’ intaccato la serenità dell’attuale duo Mercedes.

A ciò, va aggiunta la sfiducia dal punto di vista tecnico, nel senso che la W16 con le temperature estive è andata spesso in crisi, cui si sono aggiunti i già menzionati problemi con il nuovo pacchetto, che ha in parte fatto perdere la strada tecnica. Di questo ne ha sofferto soprattutto l’italiano, che lo ha ammesso dopo la gara di Budapest: il 10° posto ungherese non è niente di straordinario, ma il weekend per il numero 12 si è complicato in Q2 ed il resto è stata una conseguenza. In gara, Antonelli ha fatto ciò che ha potuto: ha effettuato una sola sosta e, gestendo, è riuscito a tornare nei punti, che era l’obiettivo minimo della trasferta magiara. Per il resto, Andrea Kimi si è detto contento di aver ritrovato le vecchie sensazioni alla guida con la vecchia sospensione posteriore: questo lo aiuterà ad andare in vacanza sereno, in attesa di ripartire a mente sgombra da Zandvoort in poi.

E McLaren scappa

I guai con la sospensione della Mercedes, avvicinano la casa della Stella alla Ferrari. Con una riflessione che viene da sé: entrambe, seppur per motivi diversi, non sono state in grado di sviluppare il modello 2025 in maniera lineare, e questo ha consentito alla McLaren di scappare ancora di più. Non tanto per una questione di classifica, ma di lotta gara per gara: avendo dovuto ritardare il loro processo evolutivo, Mercedes e Ferrari non hanno potuto tenere il passo con la serie di aggiornamenti.

La Ferrari, come è noto, ha dovuto riprogrammare le novità una volta compresi i limiti della sospensione posteriore ed ha deciso, recentemente, di cancellare un nuovo fondo inizialmente previsto per settembre; Mercedes invece, portati gli upgrade ad Imola, ha dovuto metterli inizialmente da parte e lavorarci prima di riportarli, salvo doverli bocciare di nuovo prima dell’Ungheria. Insomma, ancora una volta McLaren si è distinta per l’efficacia dei suoi aggiornamenti, mentre Mercedes e Ferrari hanno fatto fatica: perché fare un passo indietro a volte è necessario, ma di certo gli altri non stanno ad aspettarti.