BREVE STORIA DI UNA FAMIGLIA. Nelle sale
C’è più di un indizio che porta a Parasite, il capolavoro di Bong Joon-ho, nel thriller domestico Breve storia di una famiglia del debuttante cinese Jianjie Lin: ci sono le differenze di classe, l’invidia sociale, la determinazione degli ultimi a risalire che si sovrappone alle fragilità dei potenti, la caduta di equilibrio dei vincoli parentali: che sia naturale, di fatto, allargata, fluida, in continua, addolorata trasformazione, la famiglia vive una fase di ridefinizione / transizione / crisi. Siamo nella Cina che impone per legge il figlio unico. La storia comincia nella palestra di una scuola, dove un ragazzo, Yan Shuo (Sun Xilun), viene colpito dalla pallonata di un compagno, Tu Wei (Lin Muran), cade e si produce un’escoriazione a una gamba. Niente di grave, ma Wei si sente in colpa e invita a cena Yan che subito conquista i genitori del neo-amico (Guo Keyu e Zu Feng): lei è un’ex hostess in stallo emotivo, lui un biologo appassionato di Bach. Classe media, bella casa, benessere palpabile, una latente infelicità. Shuo è timido, educato, intelligente. Insinuante. Si dichiara povero, si mostra pieno di volontà.
La madre non c’è più, il padre è un ubriacone violento. Wei invece è svogliato a scuola e apatico fuori, completamente assorbito dai videogiochi. Yan Shuo ne approfitta ed entra a far parte della famiglia Tu, dove il senso di colpa è un macigno e i segreti si moltiplicano. Poco ci vuole perché diventi a tutti gli effetti un figlio adottivo. Il che, è chiaro, provoca la reazione sdegnata di Wei. Lin Jianjie lavora su cinque concetti, così riassumibili: 1) c’è un estraneo tra di noi, 2) l’equilibrio spezzato nel gruppo, 3) la fame di rivalsa del nuovo arrivato, 4) i pregiudizi che lo accompagnano, 5) il bisogno di solidarietà. Shuo scala il versante thriller del film, si trasforma in un demonio tentatore, troppo compiacente per essere vero / sincero. Non è una vittima, semmai un virus infestante, un manipolatore in erba che si apre una via d’accesso in quel mondo di egoisti / narcisisti. Vince l’ambiguità, il mistero diventa un’arma per l’assalto finale. Le atmosfere sono gelide, aguzze, claustrofobiche. Tutti in quel guazzabuglio puntano a stare meglio, ma si tengono assai lontani dal traguardo.
L’affresco ha plurimi piani di lettura. Jianjie descrive la società cinese come un microcosmo di post-capitalisti spaventati dalla massa di aspiranti al benessere disposti a tutto per scalzarli. Noticina finale: la politica del figlio unico è stata in vigore in Cina dal 1979 al 2013, non poco, con una successiva, clamorosa inversione a U che ha portato il governo di Pechino a incentivare le nascite. In nome del consenso più che per strategie legate al decremento demografico.
BREVE STORIA DI UNA FAMIGLIA di Jianjie Lin
(Cina, Francia, Danimarca, 2024, durata 99’, Movies Inspired)
con Zu Feng, Guo Keyu, Sun Xilun
Giudizio: 3 ½ su 5
Nelle sale