Casa di Comunità di Portomaggiore, istruzioni per l’uso. E’ destino, a Portomaggiore tutte le grandi opere sono completate con largo ritardo. La piscina sarà inaugurata giusto oggi dopo sei anni di cantiere mentre doveva essere consegnata nel 2020; il palasport, anni d’attesa dopo il crollo del tetto; il cantiere del Teatro Concordia ha ripreso da poco e sarà consegnato tra un anno nella migliore delle ipotesi e ora la Casa di Comunità, che ha già accumulato tredici mesi di ritardo. Una situazione incresciosa scoperta dal capogruppo di Insieme per Portomaggiore, Roberto Badolato, che ha presentato un’interpellanza al riguardo. Si tratta di un importo a base d’asta di 1,210 milioni di euro, finanziati con i fondi dell’Unione Europea Next Generation. “I lavori – afferma il leader della destra portuense – sono stati assegnati alla ditta aggiudicataria dall’ente appaltante, l’Azienda Usl di Ferrara, in data 5 dicembre 2023 con una prevista fine dei lavori al 29 luglio 2014. Oggi siamo arrivati a un anno oltre i termini dei tempi previsti e il cantiere risulta ancora aperto, con tutti i comprensibili disagi del caso a danno della gestione dei servizi, cosi come degli utenti e degli operatori socio sanitari costretti a operare in continua emergenza”. Badolato conclude chiedendo al sindaco di Portomaggiore Dario Bernardi e all’Asl “se i ritardi siano da ricondurre unicamente a problemi tecnici di realizzazione delle opere o dalla ricerca di ulteriori risorse occorrenti per ultimare i lavori, al fine di riconsegnare l’immobile adeguatamente ristrutturato per una ottimizzazione dei servizi a beneficio di utenti e operatori sanitari”. Da noi sollecitata, l’Asl ha fatto sapere di valutare gli elementi di risposta. Restiamo in attesa di un chiarimento dei ritardi, da quanto trapela da imputare all’azienda aggiudicataria dell’appalto. Le Case della Comunità sono il cuore della riforma dell’assistenza sanitaria territoriale avviata con i fondi del Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ma cosa sono davvero? Cambieranno in parte il volto del nostro Servizio sanitario nazionale. Le Case della Comunità sono una delle novità più importanti di questa riforma. Entro la metà del 2026, infatti, l’Italia dovrà attivarne circa un migliaio su tutto il territorio nazionale, costruendo o riconvertendo edifici esistenti, dotandole di personale e strumentazione utile a fornire i servizi sanitari previsti.