Annie ci racconta le settimane e i mesi del suo percorso disordinato, ma fondamentale per capire chi è lei al di fuori di quel “noi” in cui aveva finito per perdersi. Perché c’è una forma di smarrimento in Appunti su un cuore spezzato, che restituisce meglio di ogni altro memoir recente: quella che nasce non tanto dalla perdita dell’amato, quanto dalla perdita della forma che l’io aveva assunto nell’amore.
Il “noi” che si scompone lascia un vuoto semantico, non solo affettivo. Chi parla in queste pagine non è una ragazza abbandonata, ma una soggettività che tenta di ridefinirsi senza più l’altro come punto di riferimento, come riflesso, come misura. Scrivere diventa allora un modo per mettere ordine tra i detriti: non per fare pulizia, ma per riconoscere le macerie.
Ne esce quindi un memoir intimo e tagliente, dalla voce autentica, vulnerabile e ironica, in cui Annie Lord descrive un dolore che è personale ma parla a tutte e a tutti, raccogliendo il meglio e il peggio dell’amore: l’euforia e il dolore, la bellezza e il caos. Appunti su un cuore spezzato è un’educazione sentimentale al contrario, un libro che non insegna a diventare adulti, ma mostra quanto l’amore, quando finisce, lasci la persona spogliata anche di se stessa.