Le parole del tecnico giallorosso: “Stiamo facendo un lavoro che possa portare grandi soddisfazioni ai tifosi e cercare di costruire una squadra che possa crescere”
7 agosto 2025 (modifica il 7 agosto 2025 | 23:48)
Gian Piero Gasperini è intervenuto dal ritiro di St. George’s Park nel corso della trasmissione ‘Calciomercato’ su Sky Sport. L’allenatore giallorosso ha parlato di passato, presente e futuro, dal tema mercato alla situazione legata alla fascia di capitano e al progetto che il club ha voluto iniziare con il suo approdo nella Capitale. Di seguito le parole del tecnico della Roma:
Quale è il bilancio del primo mese a Roma? “Un mese è già qualcosa. Credo che abbiamo fatto tante cose insieme. Ho avuto la fortuna di incontrare un gruppo molto coeso e legato, che mi ha dato grandissima disponibilità. Siamo stati capaci di fare tante cose. Guardando avanti, però, dobbiamo fare ancora tantissime cose”.
C’è già un obiettivo per questa Roma? “Acquisire credibilità, soprattutto rispetto ai nostri tifosi. Stiamo facendo un lavoro che possa portare loro grandi soddisfazioni. Il tempo necessario? Quello che ci vorrà, speriamo il più breve possibile. La Roma deve essere una squadra ambiziosa e guardare sempre in alto. Al momento mi auguro di ricevere la credibilità che abbiamo imboccato la strada giusta”.
Sul mercato della Roma. “Il mercato della Roma bisogna valutarlo per quello che è stato finora. Sono arrivati Wesley, El Aynaoui, Ferguson, Ghilardi. Tutti ragazzi di 21, 22, 23 anni che hanno avuto esperienze più o meno importanti. Sono profili per cui la proprietà si è rivolta a me, per andare in questa direzione. Questa non è la direzione usuale per una squadra come la Roma, ma è ciò che stiamo cercando di fare. Sarà così anche se ne arriveranno altri, per cercare di costruire una squadra che possa crescere”.
Ha sentito Fabio Silva? “In questo mese non riesco a guardare altro che gli allenamenti della nostra squadra (ride, ndr). E’ innegabile che ci sono tanti giocatori in questo momento, si sta entrando nel momento più cruciale del mercato. Per quanto riguarda gli attaccanti in particolare, qualunque squadra ha un’attenzione particolare per quel ruolo. Fa parte del calcio”.
Lei ha una consuetudine nel lavorare con i giovani. Il cambio di strategia della Roma e scegliere lei sono due strade che si incrociano? “Quando abbiamoparlato la prima volta con la società il loro progetto che mi hanno esposto era rivolto proprio in questa direzione. A me ha dato tanto entusiasmo. L’ho fatto un po’ in tutte le squadre in cui sono stato, dal Genoa all’Atalanta. Questa è una dimensione diversa anche per la Roma. Quando ti rivolgi a un altro tipo di mercato magari ti arriva un immediato miglioramento ma in prospettiva può essere meno efficace. Questa può essere una novità a Roma, qualcosa di diverso, e questo è stato lo stimolo che ha fatto da molla. L’ho fatto da tante parti, se riuscissi a farlo bene anche a Roma sarebbe straordinario”.
Quando Ranieri ha dett0 ‘Gasperini non sarà l’allenatore della Roma’, era effettivamente un ‘no’ o un tentativo di depistaggio? “Questo bisogna chiederlo a Claudio Ranieri. In quel momento il campionato era in una fase importante, è stato bravissimo così. La mia decisione vera è stata presa a fine campionato, dopo l’ultima partita. Ho chiesto all’Atalanta la possibilità di potermi incontrare con altre squadre e poi in tre giorni è successo tutto”.
Dybala e Soulé possono coesistere? “I giocatori bravi possono coesistere sempre, magari ad averli tutti bravi. Entrambi sono mancini e prediligono giocare nella stessa zona del campo, ma Dybala ha giocato anche in altre zone di campo mentre Soulé è un ragazzo giovane e credo abbia bisogno di incrementare il suo raggio d’azione, senza avere solo il rientro e tiro da fuori. Può provare anche altre zolle di campo. L’anno scorso con Ranieri ha giocato spesso da quinto, dimostrando grande duttilità e che quando hai qualità puoi muoverti e giocare in diverse zone del campo. Questo rappresenta un valore, non una difficoltà”.
Ha parlato con Pellegrini della situazione legata alla fascia? “E’ una gerarchia che adotto da sempre e mi fa specie abbia creato situazioni. Credo che in una squadra i potenziali capitani debbano essere di più, tutti quei giocatori in grado di sostenere la fascia, e per fare questo devono avere dei requisiti. Se in una squadra hai più elementi hai sicuramente un nucleo più forte. Ricordo l’esperienza a Dublino: Toloi per anzianità era capitano ma non stava giocando, De Roon era squalificato. Andò Djimsiti ad alzare la coppa, insieme a tutti quanti. Questo è il mio concetto. Chi indossa la maglia della squadra per più tempo ha sicuramente dei requisiti, è giusto e mi sembra un criterio molto semplice. Non si sa mai bene quale è la cosa giusta, ma questo è un criterio non soggettivo bensì abbastanza numerico e sostenibile. Poi, ripeto, per me i capitani sono il nucleo forte della squadra”.
Preferirebbe scegliere i giocatori o il tempo in una piazza come Roma? “Se guardo al tempo non basterebbe mai… Il tempo è questo e proprio per questo non parlo di risultati ma di credibilità. Se riesci a portare qualcosa la gente lo riconosce e poi il tempo te lo concede. Certo vorremmo avere subito vittorie, una squadra competitiva, un altro gioco… quello è l’obiettivo, ma non mi sento di prometterlo ora. E’ chiaro che i calciatori sono una parte importantissima, ma anche lo spirito con cui gioca una squadra se apprezzata dal suo pubblico è qualcosa di fondamentale. Poi è evidente che ci siano i risultati”.
Lookman è pronto al salto all’Inter? “Posso solo dire che mi dispiace, abbiamo vissuto talmente dei momenti così belli che si corre il rischio di ricordare questi giocatori per l’ultimo episodio quando invece ce ne sono stati tantissimi e meravigliosi. Sono dispiaciuto sia per il ragazzo sia per la società, mi auguro che questa situazione possa risolversi presto”.
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