Il paesaggio circostante, con i suoi continui mutamenti di luce e colore, ha guidato ogni scelta progettuale. Gli interni sono stati pensati come uno sfondo silenzioso, in dialogo costante con l’esterno. Il risultato è uno spazio che trasmette un senso di calma e raccoglimento, sottolineato da un arredo che mescola icone del modernismo a pezzi più minimali, selezionati per accompagnare e mai sovrastare il racconto architettonico.

All’interno, la relazione tra nuovo e preesistente gioca in modo sottile. Gli elementi originari, come travi, colonne a vista e un muro portante in pietra locale, sono stati conservati e valorizzati. Accanto a questi, nuovi ambienti come la cucina e un angolo biblioteca con lucernario sottolineano la geometria della casa. «I soffitti delle zone giorno sono stati rialzati con volumi a volta, riprendendo la logica strutturale del progetto originario, per garantire una continuità percettiva tra memoria e presente» spiega l’architetta. Il progetto si sviluppa con attenzione anche sulla dimensione tattile e percettiva. La palette materica resta volutamente sottile, per accompagnare la naturale stratificazione generata dagli ambienti aperti e progressivi. «È una scelta che rafforza la gerarchia visiva tra interno ed esterno, evitando di sovraccaricare lo sguardo».

Il dialogo con la collina e il paesaggio

Nel living un mix calibrato di elementi moderni e tocchi mid-century: divano e tavolino contemporanei dialogano con la Cuba Chair di Carl Hansen & Son, lo sgabello Bit di Norman Copenhagen e gli accessori camino di West Elm. Sullo sfondo, il soffitto originale anni ’50, verniciato in Snowbound, e il camino rivestito in calce Shoji White.Photography Daniel Isayeff. Styling Mitzi Smentanka and Derek Miller