Come aveva anticipato al Messaggero, ieri mattina il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha incontrato il suo collega all’Economia, Giancarlo Giorgetti. E ha chiesto che nella prossima manovra siano previste più risorse per le assunzioni di personale sanitario, visto che la situazione degli organici degli ospedali è difficile. Schillaci ha ottenuto rassicurazioni: in Finanziaria arriveranno due miliardi di euro di fondi in più e questo consentirà di inserire nel Servizio sanitario nazionale pubblico nuovi operatori, sia medici sia infermieri. Secondo quanto trapelava ieri dal Ministero, i segnali sono positivi, anche perché la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in più occasioni si è sbilanciata a favore della sanità e sulla necessità di non fare mancare risorse.
RIFORMA
Schillaci ha anche posto alcuni paletti: ha spiegato che è necessario spostare la sede della contrattazione per il personale sanitario dal pubblico impiego direttamente alla sanità perché in questo modo è più semplice prevedere interventi a sostegno di questi settori, come i pronto soccorso, dove medici e infermieri preferiscono non lavorare. Anche su questo la strada appare in discesa ed è una richiesta che proveniva con forza pure dai sindacati.
Al di là del confronto con il Mef sulle risorse da mettere sul piatto nella prossima manovra, il ministro deve anche accelerare sulle case di comunità. Bene su questo pare esserci una schiarita nei rapporti con i medici di base. «Stiamo andando bene – trapela dal Ministero – e finalmente è stata data disponibilità all’impegno nelle case di comunità». Si tratta del baluardo della sanità territoriale che ancora stenta a decollare. Secondo il ministro intanto stanno arrivando i primi risultati sulle liste d’attesa perché finalmente – almeno questa è la tesi di Schillaci – le Regioni stanno applicando le linee della riforma.
ATTENZIONE
Sulla necessità di investire sulla sanità pubblica ieri si è speso anche il professor Francesco Cognetti, presidente del Forum delle Società Scientifiche dei Clinici Ospedalieri e Universitari Italiani, che ha spiegato: «Giusto il provvedimento adottato dal ministro della Salute circa lo stop, già a partire dalla fine di luglio, ai contratti con le cooperative che forniscono i cosiddetti medici a gettone dei pronto soccorso, tuttavia è indispensabile una urgente riforma organica del sistema sanitario pubblico con un piano straordinario di assunzioni di almeno 10 mila medici specialisti e 20 mila infermieri. È anche necessario l’aumento consistente delle retribuzioni per medici e infermieri, già in servizio e nuovi assunti, fino a rispettivamente 2 mila euro e mille euro netti al mese. Servono incentivi mirati per medici e specializzandi nelle aree cliniche più critiche, come per esempio la medicina d’urgenza».
Sul fronte della politica, dalla maggioranza arriva una spinta perché si vada verso un massiccio piano di assunzioni nella sanità. Dice il capogruppo FI alla Camera, Paolo Barelli: «Forza Italia ha già presentato un Piano strategico per la riforma del Servizio sanitario nazionale che, in primo luogo, mira all’abbattimento delle liste d’attesa per le visite specialistiche e alla riorganizzazione dell’accesso ai pronto soccorso. Al centro della riforma, organica e concreta, si pone l’assunzione, nei prossimi anni, di 10mila medici e 20mila infermieri, insieme all’adeguamento delle retribuzioni del personale sanitario». Anche il vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani (leader di Forza Italia) insiste: «Servono più medici e infermieri. Serve cambiare l’organizzazione della sanità a monte. Serve una medicina di territorio che faccia da scrematura tra chi deve andare al pronto soccorso e chi può rivolgersi semplicemente in farmacia o al medico di base. Per questo è necessario valorizzare sempre di più farmacie e medici di base».
ATTACCHI
Critiche dall’opposizione. I parlamentari del Movimento 5 Stelle attaccano il vicepresidente del Consiglio Tajani: «Si sveglia solo ora, si rivolga a Schillaci e Meloni se mancano risorse per la sanità». Nel Pd, sia l’europarlamentare Stefano Bonaccini sia la senatrice Beatrice Lorenzin, attaccano Schillaci per avere nominato, all’interno del comitato dei vaccini (il Nitag) formato da 22 esperti, anche due esponenti considerati nella galassia no-vax. Dice in particolare Bonaccini: «La sanità pubblica sta sprofondando. L’ultima perla del ministro la nomina di due esponenti no-vax nella commissione che si occupa di vaccini. Farsa, non fosse tragedia».
REPLICA
Roberto Parrella, presidente del Simit (la società di malattie infettive) e dirigente dell’Uoc di Malattie Infettive ad indirizzo respiratorio del Monaldi-Cotugno-Cto di Napoli che è stato chiamato a guidare questo comitato, assicura: «I vaccini sono imprescindibili, l’obiettivo comune è la tutela della salute pubblica. Sono sicuro che con tutti i nuovi componenti del Nitag si potrà instaurare un utile confronto e una proficua collaborazione sostenuta da solidi dati scientifici e indirizzata unicamente alla salvaguardia della salute pubblica ed individuale». Sulle polemiche per le nomine nel comitato sui vaccini Schillaci aveva detto in un’intervista al Messaggero: «Il mandato è quello di dare un contributo autorevole e pragmatico basato su rigore metodologico e evidenze scientifiche. Com’è noto, sono e sarò sempre favorevole al confronto nell’interesse della salute pubblica e non di altre logiche».
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