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I fan temevano il peggio, anche perché le voci che Freddie Mercury avesse contratto l’AIDS si rincorrevano suoi tabloid, ma una conferma ufficiale ancora non c’era. L’ultima apparizione del cantante dei Queen non fece che alimentare le preoccupazioni: quando il leggendario frontman salì sul palco dei Brit Awards, era senza dubbio sottotono. Proferì due semplici parole: “Grazie, buonanotte”. Quella del 18 febbraio 1990 fu la sua ultima apparizione pubblica.

Lo vedete anche nelle foto, qui sotto, dove appare provato e più magro del solito. I compagni di band e i suoi amici lo sapevano, ma rispettarono il suo desiderio di mantenere, sull’argomento, il più totale riserbo. All’epoca, infatti, l’AIDS e l’HIV erano condizioni molto stigmatizzate. Mercury, poi, era particolarmente riservato.

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John Rodgers//Getty Images

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John Rodgers//Getty Images

Nel frattempo, continuava a contribuire all’eredità musicale dei Queen, che si è rivelata potente e duratura. Ad esempio, compare nel video del 1991 del brano These Are the Days of Our Lives, diretto da Rudi Dolezal. Quest’ultimo ha ricordato il modo in cui Mercury affrontava la malattia: “Non voleva gravare sugli altri”, ha detto, sottolineando il coraggio del frontman nei suoi ultimi giorni di vita.

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Tom Wargacki//Getty Images

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Tom Wargacki//Getty Images

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Tom Wargacki//Getty Images

Freddie Mercury, la sua ultima dichiarazione

Nel novembre 1991, Mercury confermò ufficialmente di essere malato di AIDS. Spiegò il riserbo mantenuto fino a quel momento con il desiderio di proteggere i suoi cari, ma disse anche che era venuto il momento di condividere la verità con i suoi fan. Chiese rispetto per la sua privacy e informò i giornalisti di non voler concedere interviste sull’argomento. Morì il giorno successivo, il 24 novembre del 1991. Aveva 45 anni.

Freddie Mercury lasciò un’eredità indelebile nel mondo della musica e nella cultura pop. La sua scomparsa fu un duro colpo per i fan e per l’industria musicale, ma contribuì anche a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla lotta contro l’AIDS. La sua capacità di affrontare la malattia con discrezione e il suo desiderio di essere ricordato per la sua arte piuttosto che per la sua sofferenza ne hanno consolidato il mito. Oggi, a oltre trent’anni dalla sua scomparsa, Mercury rimane una delle figure più iconiche e amate della storia della musica.

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Guardo film e gioco a videogiochi, da un certo punto della vita in poi ho iniziato anche a scriverne. Mi affascinano gli angolini sperduti di internet, la grafica dei primi videogiochi in 3D e le immagini che ricadono sotto l’ombrello per nulla definito della dicitura aesthetic, rispetto alle quali porto avanti un’attività di catalogazione compulsiva che ha come punto d’arrivo alcuni profili Instagram. La serie TV con l’estetica migliore (e quella migliore in assoluto) è comunque X-Files, che non ho mai finito per non concepire il pensiero “non esistono altre puntate di X-Files da vedere per il resto della mia vita”. Stessa cosa con Evangelion (il manga).