di
Marco Calabresi

Victoria Mboko, fighlia di profughi congolesi, ha scoperto il tennis a 3 anni grazie ai due fratelli (che hanno giocato a livello universitario). Si ispira alle sorelle Williams e a Bianca Andreescu. La 18enne da lunedì sarà n. 25

Prima dell’inizio del Wta 1000 di Montreal, Victoria Mboko non aveva nemmeno l’immagine profilo nella pagina a lei dedicata sul sito dell’associazione. Nella notte ha affrontato la quattro volte campionessa slam ed ex numero 1 al mondo Naomi Osaka e l’ha battuta, conquistando il suo primo titolo nel circuito maggiore alla prima finale in carriera, giocata a neanche 19 anni (li compirà il 26 agosto). Era stata a un punto dall’eliminazione in semifinale contro la kazaka Elena Rybakina (anche lei campionessa Slam, a Wimbledon) ma, spinta dall’incredulo pubblico canadese, era riuscita a salvarsi e a continuare il suo straordinario cammino, che l’aveva vista battere anche un’altra vincitrice di uno Slam, l’americana Sofia Kenin.

Il boato del pubblico durante Shelton-Khachanov

 Un’eco, quella della vittoria di Mboko, che è arrivato fino a Toronto, dove a un certo punto della finale maschile vinta da Ben Shelton su Karen Khachanov c’è stato un boato: i giocatori in campo non si erano inizialmente resi conto del motivo dell’esultanza del pubblico, poi qualcuno glielo ha spiegato. Una giornata di festa nazionale, per una giocatrice — allenata dall’ex numero 3 del mondo Nathalie Tauziat — che aveva iniziato la stagione da numero 333 al mondo e salita ora al numero 24 con un balzo di 61 posizioni rispetto all’inizio del torneo canadese.



















































Agli Internazionali d’Italia

Il pubblico italiano l’aveva già imparata ad apprezzare quest’anno: prima la sconfitta al Foro Italico contro Coco Gauff — piacevolmente impressionata però da quella ragazzina canadese —, poi quella in finale nel Wta 125 di Parma contro l’egiziana Mayar Sherif, in quella che prima di Montreal era stata la finale più importante della sua vita ma non l’unica del 2025, in cui aveva trionfato già cinque volte, anche se in tornei minori. Necessari però, e la storia lo insegna, per accumulare ranking e fare esperienza.

La nascita negli Stati Uniti

È canadese, Victoria, ma è nata negli Stati Uniti: a Charlotte, in Carolina del Nord, da genitori emigrati dalla Repubblica Democratica del Congo. Cyprien Mboko e Godee Kitadi lasciarono l’Africa a causa dei disordini politici, ma hanno trasmesso a Victoria e agli altri tre figli l’amore per la terra natale. Victoria non ha ancora visitato la RDC, ma i nonni vivono ancora lì e quando riuscirà a fare un viaggio sarà ancor di più accolta come una star. 

Il tennis a casa Mboko è una questione di famiglia: sua sorella Gracia e il fratello maggiore Kevin hanno entrambi giocato a livello universitario, mentre l’altro fratello David ha dovuto lasciare la racchetta a causa di problemi alla vista. Vicky, invece, ha preso per la prima volta in mano una racchetta a tre anni, e non l’ha più lasciata. 

Da bambina, i genitori la portavano a vedere i tornei e le campionesse come le sorelle Williams, da cui Victoria ha preso ispirazione al pari di Bianca Andreescu, canadese come lei e con genitori stranieri (in quel caso romeni) come i suoi, capace da semisconosciuta di vincere lo US Open del 2019. Un’impresa simile a quella compiuta nella notte a Montreal, ma che Mboko non potrà godersi più di tanto: domani sarà già in campo a Cincinnati, nell’altro Wta 1000 nordamericano che precede lo US Open, dove non era neanche tra le 32 teste di serie ma ha ricevuto un ‘performance bye’, approdando direttamente al secondo turno proprio perché il primo non poteva giocarlo. Aveva un impegno più importante, vincere a casa sua. 

8 agosto 2025 ( modifica il 8 agosto 2025 | 10:06)