Il Kokus bar di via Casilina dopo l’ultima rissa – con persone in strada armate di coltelli, bottiglie e sassi che gridavano “matalo, matalo” – doveva chiudere per sempre. Invece ha riaperto. Il nome è New Kokus bar e, sulla propria pagina Facebook, ha pubblicizzato gli eventi di una quattro giorni di festa “after party”. Con tanto di numeri da contattare per informazioni e annuncio di “selezione all’ingresso”. La conferma della riapertura, secondo quanto appreso da RomaToday, è arrivata anche dalla questura di Roma. Si tratta di una nuova Scia (segnalazione certificata di inizio attività) e di una nuova società. Alcuni residenti, dal canto loro, hanno manifestato la propria rabbia. Perché dopo i sigilli le porte dell’esercizio commerciale – chiuso temporaneamente già più volte – si sono di nuovo spalancate.

Come ha riaperto il Kokus bar

Ma come è stato possibile? In sostanza, il locale ha potuto riaprire dopo pochi giorni dalla revoca della licenza disposta dalla questura grazie a un cambio societario. La nuova società che ha preso le redini del Kokus bar ha inviato una Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) al Suap (Sportello unico per le attività produttive) del Comune di Roma. E ha riaperto il locale. L’amministrazione ha un termine di 60 giorni per effettuare controlli e, se necessario, vietare l’attività.

Kokus bar after party (foto facebook New Kokus Bar)

Il Kokus bar di via Casilina

Questo l’aspetto prettamente burocratico della storia. Intorno, però, sono ancora vive le immagini di risse, feriti e di un quartiere svegliati dalle urla di quelle che erano delle vere e proprie scene da saloon. Il 24 luglio l’annuncio della chiusura definitiva su ordine del questore. Proprio dalla questura romana spiegarono: “L’ultimo tentativo di rilancio, avvenuto tramite un cambio societario, si era rivelato un espediente privo di effetti concreti sul piano della gestione e della sicurezza. Alla luce delle evidenze raccolte nel corso dell’attività istruttoria, il questore ha decretato la revoca della licenza, notificata questa mattina al titolare dagli agenti del Commissariato Tor Pignattara. Il bar, pertanto, resterà chiuso definitivamente”. A costare caro fu la rissa tra sudamericani di pochi giorni prima. Qualcuno sarebbe stato anche armato di coltello. Cocci rotti, pezzi di vetro sull’asfalto, tre feriti tra i quali un vigilante del locale. Immagini immortalate sulla via Casilina con il locale che, nella circostanza, aveva riaperto i battenti dopo aver collezionato – in sette anni – otto notifiche di chiusura temporanea.

La rabbia dei cittadini e le chiusure del Kokus bar

I cittadini, da anni, hanno espresso le loro lamentele. Qualcuno spiegò: “C’è gente del palazzo che esce per andare a lavoro e rischia anche di rimanere coinvolta e di essere ferita visto che tirano bottiglie di vetro. Qui ci sono anche molti bambini. Siamo stanchi e abbiamo paura”. Intorno, le chiusure temporanee del locale con una durata che è andata dai 15 ai 45 giorni. “Il locale, da tempo nell’elenco degli esercizi attenzionati, nonostante i ripetuti provvedimenti e i servizi di controllo effettuati dalle forze dell’ordine per monitorarne l’attività, è rimasto collettore di soggetti pregiudicati e rinomato centro di aggregazione e di ritrovo di persone violente”, avevano detto a luglio le fonti delle forze dell’ordine. Una storia che si è ripetuta nel tempo, come dimostrato di recente. 

A giugno, infatti, l’attività aveva riaperto, con l’annuncio del re-opening con immagini di bottiglie di whisky e vodka da parte di uno degli storici gestori dell’esercizio commerciale di Torpignattara. Lui, ecuadoregno, secondo i verbali della polizia è rimasto coinvolto nell’episodio che poi portò alla chiusura, che sembrava definitiva (sempre secondo la questura di Roma ndr), dello scorso maggio. In pratica, quattro giorni prima dei sigilli apposti dagli agenti del commissariato di Torpignattara, dentro e fuori dal Kokus bar divampò una violenta rissa: nove persone arrestate per resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento ai beni dello Stato e poi rilasciate. A fronteggiarsi ecuadoregni, peruviani, colombiani, un italiano e dell’Honduras. Tra loro, appunto, anche uno degli storici gestori del locale, finito nei guai insieme – tra gli altri – anche alla sorella.

Altra chiusura, altra apertura

Prologo di quella rissa altri momenti di tensione ripresi da uno smartphone, dove un uomo brandiva un’asta di plastica e litigava con un altro che nella mano destra aveva un coltello simile a un machete. A corollario urla e un uomo al volante di una Mercedes che, salendo sul marciapiede, ha tentato di investire chi era lì. Il resto è storia. Altro giro, altra rissa, altra chiusura. E un’altra apertura, con una nuova società. Mentre i cittadini della zona non hanno nascosto le proprie preoccupazioni.