Tra i fotografi più noti e stimati in Italia, Gianni Berengo Gardin è morto all’età di 94 anni a Genova. Era nato a Santa Margherita Ligure il 10 ottobre 1930, dove la madre Carmen dirigeva l’Hotel Imperiale e ha vissuto tra Milano e Camogli la propria vita.

Ha studiato a Venezia, perché il padre Alberto era veneziano, e ha iniziato a occuparsi di fotografia agli inizi degli anni Cinquanta, documentando l’evoluzione del paesaggio e della società italiana. Attraverso la sua opera ha affrontato soprattutto temi sociali, di vita quotidiana, legati al mondo del lavoro ma anche all’architettura e al paesaggio. Ritenuto un fotografo versatile e riconosciuto a livello internazionale, fu spesso paragonato a Henri Cartier-Bresson.

Di Venezia sono rimaste celebri in particolare le sue foto alle “grandi navi” nel canale della Giudecca, scattate tra il 2012 e il 2014 e confluite poi nella raccolta Mostri a Venezia. «Con la scomparsa di Gianni Berengo Gardin, Venezia perde un grande interprete della sua anima – è il ricordo del sindaco Luigi Brugnaro -. Le sue fotografie hanno saputo raccontare la città con sguardo autentico e profondo, restituendone la bellezza, l’umanità, le eterne contraddizioni tra acqua, terra e cielo. È stato un testimone partecipe, capace di trasformare ogni immagine in una riflessione sul tempo, sulla società, sul cambiamento. Pur partendo da posizioni diverse, ho sempre riconosciuto in lui un artista capace di toccare corde sincere».

Collaborazioni con riviste prestigiose

A ricostruirne la carriera è GenovaToday. Nel 1954 Berengo Gardin ha pubblicato le sue prime fotografie su ‘Il Mondo’ di Mario Pannunzio, poi nel 1962 ha iniziato la carriera da fotoreporter collaborando con riviste prestigiose come Domus, Epoca, Le Figaro, L’Espresso, Time, Stern. Amico dell’architetto Carlo Scarpa, ha documentato alcune delle sue opere come la tomba Brion vicino a Treviso. Dal 1972 al 2012 ha invece documentato per Renzo Piano le fasi di realizzazione dei suoi progetti architettonici. Importanti anche i suoi scatti nello studio di via Fondazza del pittore e incisore Giorgio Morandi, ripubblicati in una raccolta uscita nel gennaio 2009.

Esposizioni e mostre in tutto il mondo

Le foto di Gianni Berengo Gardin sono state esposte in tutto il mondo, al Museum of Modern Art di New York, alla George Eastman House di Rochester, alla Biblioteca Nazionale di Parigi, agli Incontri Internazionali di Arles, al Mois de la Photo di Parigi, nelle gallerie delle librerie Fnac. Tante anche le mostre personali, tra le più importanti una del 1991 al Museo dell’Elysée a Losanna e una del 1994 con le sue foto incluse nella mostra dedicata all’Arte Italiana al Guggenheim Museum di New York.

Premi e riconoscimenti

Tanti i premi e i riconoscimenti ricevuti. Ad Arles ha ricevuto l’Oskar Barnack – Camera Group Award; ha poi vinto il premio Werner Bischof – Flauto d’argento, il Lucie Award alla carriera a New York e gli è stata conferita una laurea honoris causa in Storia e critica dell’arte dall’università Statale di Milano. 

Il cordoglio della sindaca Salis

La sindaca di Genova Silvia Salis ha espresso il cordoglio personale e di tutto il Comune: «Con profonda commozione apprendiamo della scomparsa di Gianni Berengo Gardin, uno dei più grandi maestri della fotografia italiana e un instancabile testimone del nostro tempo. Con il suo sguardo sensibile, acuto e mai retorico, ha saputo raccontare la storia dell’Italia – dalle trasformazioni sociali ed economiche del dopoguerra ai piccoli gesti quotidiani – con una coerenza stilistica e un rigore morale che lo hanno reso una figura unica nel panorama culturale internazionale».

«Berengo Gardin – prosegue la sindaca – ha spesso incrociato la sua arte con Genova, città che conosceva profondamente e a cui era legato da un affetto autentico. Le sue fotografie, molte delle quali dedicate al nostro porto, alle strade, ai mestieri ormai scomparsi, ci restituiscono una Genova fatta di memoria e cambiamento, in cui l’identità collettiva si intreccia con lo scorrere del tempo. La mostra ‘Storie di un fotografo’, che negli scorsi anni ha fatto tappa a Palazzo Ducale con un intero capitolo dedicato alla nostra città, è solo uno degli esempi più significativi di questo legame profondo. I suoi racconti in bianco e nero con la sua inseparabile macchina ‘Leica’ resteranno immagini indelebili nell’arte e nella cultura del nostro Paese. A nome dell’Amministrazione comunale – conclude Salis – e di tutta la città di Genova, esprimo il più sincero cordoglio per la sua scomparsa e la nostra riconoscenza per l’eredità preziosa che ci lascia».