Il documento di programmazione che segna i prossimi cinque anni della Sanità piemontese, guarda anche alle strutture detentive e alle patologie mentali. In un contesto in cui – anche fuori dalle celle di detenzione – il disagio psichico dilaga (e in carcere nell’ultimo anno l’autolesionismo è cresciuto a 27 casi ogni 100 detenuti, secondo l’ultimo Rapporto Antigone), uno degli ambiti lambiti dal Piano è anche quello dell’assistenza sanitaria penitenziaria.
La risposta vuole basarsi sulla «specificità dei circuiti penitenziari presenti», recita. «Il principio guida è l’adeguamento della rete dei servizi sanitari penitenziari al modello di assistenza previsto per i cittadini liberi», si legge ancora. La conferma, ad appena un giorno dall’avere incassato il parere positivo degli ordini sanitari sul documento socio-sanitario, arriva dal suo fautore, l’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi. «Ascoltiamo la richiesta crescente di allargare le Rems (le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, destinate ad ospitare gli autori di reato affetti da patologia mentale, ndr). Il piano fa particolare attenzione alle patologie mentali», spiega l’assessore. «Dall’altro siamo convinti che un grosso aiuto sarà dato dalla telemedicina», aggiunge. Il Piano nella sua complessità sarà oggetto di possibili revisioni entro metà settembre e ha davanti a sé la discussione in commissione Sanità prevista a ottobre.