Fiore Mio (2024)
Fiore Mio, Cognetti al cospetto dei ghiacciai del Monte Rosa CDaniele Mantione

Siamo in Valle d’Aosta, ai piedi del Monte Rosa: una montagna il cui nome, in lingua titsch, significa “ghiaccio”. È proprio nella dimensione del ghiaccio che inizia il racconto di Fiore Mio scritto e diretto da Paolo Cognetti. Dopo il successo de Le otto montagne – tratto dal suo omonimo romanzo e diretto da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, vincitore del Premio della Giuria a Cannes 2022 – Paolo Cognetti torna al cinema con un’opera che esplora il Monte Rosa in modo personale e autobiografico. Lo scrittore con Fiore Mio tenta quindi di avvicinarsi ancora di più allo spettatore raccontando in modo intimo la “sua” montagna. Nel documentario infatti il Monte Rosa non è solo un luogo geografico, ma diventa uno spazio del sentire e della comprensione, che l’autore osserva attraverso le esperienze delle persone incontrate lungo il suo cammino.

Everest (2015)

Per raccontare la vera spedizione sul monte Everest che si tenne nel maggio del 1996, questo kolossal hollywoodiano diretto dal regista islandese Baltasar Kormákur prende diverse fonti di ispirazione, tra cui Left for Dead di Beck Weathers, Aria sottile di Jon Krakauer ed Everest 1996 di Anatolij Bukreev. Con un cast stellare che comprende Jake Gyllenhaal, Josh Brolin e Jason Clarke, Everest (2015) racconta di due spedizioni distinte che affrontarono la scalata e le insidie di una feroce tempesta che li mise al limite estremo delle loro possibilità… e oltre. Un thriller tra i ghiacci e in altissima quota fino all’ultimo respiro.

I segreti di Brokeback Mountain (2005)

Tratto da un racconto di Annie Prolux pubblicato sul New Yorker nel 1997, I segreti di Brokeback Mountain (2005) è la storia di un amore travagliato e passionale tra due cowboy che nasce tra le montagne rocciose del Wyoming. Diretto da Ang Lee e con protagonisti Jake Gyllenhaal e Heat Ledger, I segreti di Brokeback Mountain parla di un amore tanto profondo quanto impossibile, osteggiato dall’omofobia e dai limiti di una società non ancora pronta ad accettare l’amore tra due uomini. In questo film le montagne sono quindi il simbolo della libertà di un amore, un luogo magico e fuori dal tempo dove trovare sé stessi ma anche trappola magnifica di un regno dei ricordi. Vincitore di tre premi Oscar, nel 2018 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

Sette anni in Tibet (1997)

Sette anni in Tibet (1997) è l’adattamento romanzato del memoriale dell’alpinista ed esploratore austriaco Heinrich Harrer. Quello diretto da Jean-Jacques Annaud è un lungo viaggio, fisico e spirituale, lungo gli anni della seconda guerra mondiale. Siamo nel 1939 ed Heinrich (interpretato da Brad Pitt) decide infatti di lasciare la moglie e partire per l’Hymalaya dove, incaricato dal governo nazionalsocialista, dovrà scalare il Nanga Parbat. La spedizione non andrà come previsto ed Heinrich, ricercato in quanto cittadino del Terzo Reich, scapperà verso il Tibet dove conoscerà il giovane Dalai Lama Tenzin Gyatso.

Into the Wild – Nelle terre selvagge (2007)

Accompagnato dalla magnifica colonna sonora di Eddie Vedder, Into the Wild – Nelle terre selvagge (2007) è la storia vera di Christopher McCandless, detto Alex Supertrump, un ragazzo della Virginia Occidentale che dopo la laurea abbandonò la società civile per viaggiare tra i boschi e le montagne americane (fino all’Alaska) in totale solitudine. Tratto dal libro Nelle terre estreme di Jon Krakauer, questo film diretto da Sean Penn racconta il dilemma di una felicità divisa tra il desiderio di introspezione e la tensione alla condivisione sociale. Alex accoglie le montagne e la natura come dimensione irrinunciabile e necessaria della sua vita, ma si rende ben presto conto che, come dice una frase celebre del film, “la felicità è reale soltanto quando condivisa”.