Il tema della sicurezza dei corridori in gara rimane di stretta attualità. Gli incidenti, anche gravi, rimangono abbastanza frequenti e da più parti ci si interroga su come poter almeno limitarne la portata. L’Unione Ciclistica Internazionale sta portando avanti diverse sperimentazioni, ma rimane la convinzione generale che il problema derivi in particolare dalle velocità, sempre più elevate, alle quali i corridori si muovono. Nel dibattito si è inserito anche Tom Pidcock, a margine della sua partecipazione alla Arctic Race of Norway 2025, competizione in corso di svolgimento in Norvegia.

Pidcock è noto per essere corridore abbastanza “spericolato”, soprattutto in discesa, e ha il suo punto di vista sulla materia e su alcune delle misure in fase di valutazione. “Limitare la lunghezza dei rapporti secondo me non serve – le parole dell’inglese raccolte da Marca – Se tutti i corridori in una gara possono andare alla stessa velocità massima, il gruppo rimarrebbe ancora più compatto e questo renderebbe i tratti più veloci, come le discese, ancora più pericolose, perché occuperemmo una parte più ampia della sede stradale“.

L’UCI ha deciso di intervenire anche sulla larghezza dei manubri, inserendo delle dimensioni obbligatorie da rispettere: “Ma pure questa mi sembra una discussione che più che altro alza una cortina di fumo – il pensiero di Pidcock – Dovremmo parlare di temi diversi e più importanti”.

Scherzando, ma chissà fino a che punto, il portacolori della Q36.5 ha aggiunto: “Ne parlavo con mio fratello (Joseph, anche lui corridore della squadra svizzera – ndr) e sorridevamo dicendo che, se continuiamo così, dovremmo semplicemente vietare i carboidrati e fare in modo che tutti vadano in chetosi (in estrema semplificazione, la condizione in cui il corpo umano produce energia bruciando grassi e non zuccheri – ndr). Penso che sia l’unico modo in cui le gare rallenteranno davvero. Penso anche che siamo ciclisti e che probabilmente la gente dovrebbe concentrarsi su altre cose”.