Non sono un medico, non lavoro in ospedale, ho una laurea è vero, ma non in virologia. Mi sono affidata a fonti mediche autorevoli e proprio come tante persone negli ultimi anni, ho ascoltato, letto e osservato.
Ho iniziato a pormi delle domande, perché negli ultimi tempi, ogni volta che sento parlare di malori come ictus, infarti o di altre problematiche cardiache, la colpa sembra ricadere sempre sullo stesso bersaglio: il vaccino anti-COVID-19, e poco importa da quale casa farmaceutica provenga.
Sembra quasi una formula matematica, o una sorta di riflesso automatico.
Quando apprendo notizia, su qualche canale social, della triste dipartita di qualcuno, tra i primi commenti ce n’è sempre almeno uno che chiede: “Aveva fatto il vaccino?” E accanto, spesso e volentieri, nessuna frase di conforto. Nemmeno una parola di cordoglio. Solo la fretta di trovare un colpevole.
Oppure: “Ha avuto un infarto a 50 anni?” Allora è stato il vaccino.
E ancora: i numeri delle morti improvvise sono aumentati: è colpa dei vaccini.
Io mi domando: ma siamo davvero sicuri di guardare nella direzione giusta? Possibile che ogni malore improvviso sia sempre colpa dei vaccini? O forse stiamo semplificando qualcosa di molto più complesso?
I preparati vaccinali non sono perfetti o infallibili. Possono causare effetti collaterali, alcuni anche seri; tuttavia, sono oggetto di costante monitoraggio scientifico per l’analisi di tutte le eventuali complicanze, oltre a essere sotto continua osservazione da parte degli enti regolatori e della comunità medica internazionale. Alcuni casi gravi esistono e non vanno negati, ma usarli come prova assoluta è un’imprecisione logica e umana.
Accusare i vaccini sembra essere diventata una scorciatoia, eppure ogni scorciatoia esclude una parte del panorama. Il vaccino è tangibile, visibile, tracciabile: un ago nel braccio, una data, una reazione magari registrata.
Il virus, no. È subdolo.
Sì, il famigerato COVID-19. Quello che ci ha costretti all’isolamento. Lo stesso che ci ha mascherati da esperti da tastiera, da brillanti medici improvvisati e anche da giurati senza processo. Abbiamo sostituito il dubbio con il canto, e la complessità con lo slogan, nascondendo le nostre fragilità dietro un filtro.
Quel virus ci infetta, passa, talvolta si nasconde e può anche decidere di colpire quando meno ce lo aspettiamo, perché lascia un segno che non sempre si manifesta nell’immediato.
Studi su larga scala, come quelli condotti dalla Cleveland Clinic e dalla University of Southern California, indicano che chi ha avuto il COVID ha un rischio doppio di infarto, ictus o morte nei tre anni successivi, anche dopo forme lievi.
Dunque, se dopo mesi compare un problema vascolare o cardiaco, come possiamo essere certi che sia stato il vaccino e non il virus?
Arrivo al nocciolo della questione: se oggi quasi tutte le persone vaccinate hanno avuto il COVID almeno una volta, e spesso anche più di una, (in alcuni casi senza nemmeno accorgersene), come possiamo asserire con un grado di ragionevole certezza che sia stato solo il vaccino a causare un danno alla nostra salute? E se invece si trattasse di una conseguenza, anche a medio o lungo termine, dell’infezione da COVID-19 ossia di quel virus che è arrivato silenzioso e ha messo radici a nostra insaputa?
Se ci affidiamo ai dati scientifici pubblicati sulle riviste più autorevoli, apprendiamo informazioni complesse, a volte anche contrastanti. Ma qui non si tratta di fare propaganda. Si cerca di guardare i fatti.
Perché, quando veniamo a sapere che una persona ha avuto un malore, sentiamo chiedere: “Era vaccinato?”
Perché nessuno, mai, chiede: “Aveva avuto il COVID?”
Siamo soliti puntare il dito contro i vaccini e non ci domandiamo mai se quel malore misterioso possa essere un effetto del virus.
E se ci stessimo confondendo?
Forse stiamo guardando solo una parte del quadro. Ecco perché, quando sento dire “è stato il vaccino”, non riesco ad accontentarmi di quella risposta. Io non ho certezze, e non ho fretta di giudicare. Preferisco cercare tutte le risposte possibili, e non solo quella più facile. Voglio guardare il panorama intero, non mi accontento della visuale che offre una piccola finestra incastrata in un universo di possibilità.
Non cerco uno schieramento, ma desidero che il dibattito torni a essere una ricerca condivisa, e non uno scontro tra tifoserie.
Mi piace:
Mi piace Caricamento…
Correlati
Navigazione articoli