Un Tour de France Femmes davvero particolare, un crescendo di emozioni che ha coinvolto fortemente il popolo francese, che attraverso Pauline Ferrand Prevot ha riassaporato quel gusto del possesso della maglia gialla che mancava ormai da quarant’anni, dai tempi dell’epopea di Bernard Hinault ormai diventati leggenda. Barbara Malcotti quell’esperienza l’ha vissuta da di dentro, risultando alla fine la migliore delle italiane al tredicesimo posto in un’edizione che, a dir la verità, ha visto i nostri colori un po’ ai margini.
Barbara Malcotti è stata la migliore delle italiane alla Grande Boucle, chiudendo tredicesima a 25’08” dalla vetta
Barbara Malcotti è stata la migliore delle italiane alla Grande Boucle, chiudendo tredicesima a 25’08” dalla vetta
Per la portacolori della Human Powered Health il bilancio è comunque abbastanza positivo: «Dopo il Giro, il Tour in realtà non era nei miei programmi, almeno come capitana, ma in supporto alla mia compagna Raaijmakers, che poi ha avuto dei problemi fisici a maggio e non è arrivata pronta per il Tour, quindi ho sostituito lei come capitana ma senza pressioni per il risultato. Il mio obiettivo personale era una top 15 che significava avere mantenuto un buon livello di forma dopo il Giro d’Italia e direi che l’obiettivo è stato centrato».
Tu sei stata una delle poche che è venuta dalla corsa italiana ottenendo un buon risultato, ma la sensazione è che sia sempre più difficile far bene in entrambi i grandi giri…
Per quest’anno la distanza era veramente pochissima, quindi o preparavi al 100 per cento il Tour de France o puntavi a far bene al Giro correndo poi un Tour de France cercando di salvarti. E’ sicuramente molto complicato. Quest’anno sarebbe stato quasi impossibile pensare di puntare in alto alla classifica in entrambe le corse.
La trentina con la diesse Giorgia Bronzini. Al Tour il suo ruolo è cambiato in corso d’opera
La trentina con la diesse Giorgia Bronzini. Al Tour il suo ruolo è cambiato in corso d’opera
Tra le due, che differenze hai riscontrato? Qual era delle due la più dura e qual era la più spettacolare?
Il Giro per un’italiana è sempre il Giro. Il Tour sicuramente è molto più nervoso, è una corsa che a me personalmente non piace tantissimo. Ma non per il pubblico, perché comunque il Tour è spettacolare, ma proprio perché ogni giorno è sempre a pancia a terra dall’inizio alla fine e comunque c’è tanto nervosismo.
Parlavi appunto del pubblico: che attenzione ha avuto il Tour de France femminile anche per la rincorsa alla vittoria della Ferrand Prévot che ha riportato la maglia gialla in Francia dopo tantissimi anni?
Già di per sé il Tour femminile ha sempre un risalto maggiore rispetto alle altre corse, ma quest’anno, nelle ultime tappe, c’era davvero un sacco di gente. Veramente tanta, tanta gente. Abbiamo visto un tifo straordinario per Pauline, tutti attendevano la sua vittoria, è stata la vittoria di un popolo.
Per la Ferrand Prevot un continuo bagno di folla. Il Tour Femmes è stato un clamoroso successo nazionale
Per la Ferrand Prevot un continuo bagno di folla. Il Tour Femmes è stato un clamoroso successo nazionale
Com’era l’atmosfera tra le varie squadre? Si è avuta la sensazione che ci fosse una lotta veramente particolare, soprattutto fra la Visma e e altre…
Aveva ragione il manager della FDJ, era un po’ “tutte contro Vollering”. Ci sono squadre all’interno del gruppo che pensano di poter fare il bello e il cattivo tempo come vogliono e corrono un po’ in arroganza rispetto agli altri team. Pensano di esserci solo loro in gruppo e di poter fare come vogliono. Dovrebbero capire che ci sono anche le squadre Continental, che comunque tutti si preparano e cercano di farsi vedere al Tour come in tutte le gare, ma qui ancor di più. Diciamo che manca il rispetto per gli altri team.
Una cosa che si diceva spesso a proposito della SD Worx, è ancora così con loro?
Quest’anno non dico che abbia fatto un passo indietro, ma non hanno più quella superiorità che si vedeva fino alla passata stagione, almeno per quanto riguarda le corse a tappe, ci sono team più pronti a lottare per la classifica e questo ha portato il team a correre con meno protervia. Ma il mio discorso era abbastanza generale, riguarda più team, servirebbe una presa di coscienza generale.
Ottava al Giro, la Malcotti ha sottolineato l’eccessiva vicinanza fra le due grandi corse
Ottava al Giro, la Malcotti ha sottolineato l’eccessiva vicinanza fra le due grandi corse
Che cos’è che ti ha colpito di più anche del contorno del Tour de France, dell’ambiente, della gente, dell’attenzione mediatica?
Al Tour senti un sacco di affetto dalle persone sulla strada. Il bello del Tour è proprio quanta gente c’è a supportarti, ma non solo sulle salite finali o nelle tappe regine, perché è dappertutto. Poi quest’anno che Pauline puntava a vincere vedevi che lei “era” la Francia. Dove passavi sentivi la gente urlare “allez Pauline”, ovunque. E penso che comunque queste immagini ti restino. Ti resteranno per sempre.
Tu sei in prima linea proprio dall’inizio della stagione. Adesso che cosa ti attende? Avrai un po’ di riposo per poi programmare la seconda parte?
Sì, ora stacco una settimana e poi riprendo ad allenarmi. Riprenderò con il Tour de l’Ardeche e poi non so. Quindi al momento l’obiettivo è prepararmi bene per provare a vincere una tappa per guadagnarmi una convocazione per europei e mondiali. So che i percorsi sono molto duri, ma non con salite lunghissime, quindi penso che potrei essere di buon supporto a Elisa Longo Borghini. Ma non è una decisione che spetta a me…