“Aiutateci a plasmare il futuro del museo”. È questo l’invito che la National Gallery di Londra, fresca di celebrazioni per il bicentenario della sua fondazione, rivolge ai cittadini inglesi con l’obiettivo di coinvolgerli nei processi decisionali dell’istituto.
Un programma quinquennale ribattezzato NG Citizens, collaborazione pilota che per la prima volta includerà nell’organigramma di un museo nazionale britannico un’Assemblea di cittadini, sul modello di esperimenti già andati a buon fine a livello regionale sul territorio inglese (il riferimento esplicito è alla Museums Citizens’ Jury adottata a Birmingham).
La National Gallery di Londra e la partecipazione pubblica
Si tratta, spiegano i vertici della National Gallery, di una lungimirante strategia per coinvolgere il pubblico museale in modo innovativo e concretamente partecipativo. Un processo condiviso tale da accreditare il museo come luogo di tutti e per tutti: l’Assemblea avrà infatti il compito di contribuire e orientare i programmi e le priorità della storica istituzione, agendo da campione di riferimento per portare alla luce aspirazioni ed esigenze della comunità. Gli input elaborati, infatti, saranno trasmessi a un Comitato permanente di cittadini (20 persone) che svilupperà con gli altri team della Galleria nuove idee.
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La nuova Sainsbury Wing, veduta della scalinata, con la Rotunda e la Jubilee Walk © The National Gallery, London. Photo Edmund SumnerUn’Assemblea di Cittadini per la National Gallery. La lottery
Si inizierà con la costituzione di un’Assemblea di 50 cittadini, selezionati tramite lotteria civica. Nelle prossime settimane, 15mila famiglie di tutto il Regno Unito riceveranno la lettera di invito a partecipare: il gruppo finale dovrà riflettere la complessità e le diversità che coesistono nel Paese, includendo anche persone che non hanno mai interagito prima con il museo. Per supportare l’iniziativa, la National Gallery ha chiamato l’organizzazione no-profit Involve, specializzata nel favorire la partecipazione pubblica attraverso progetti innovativi che valorizzano i principi democratici, e a propria volta legata alla Sortition Foundation, esperta in lotterie civiche, che si preoccuperà di gestire la selezione dei membri dell’Assemblea.
Gli obiettivi di un museo inclusivo e partecipato
“Alla National Gallery gestiamo una collezione che appartiene alla comunità del Regno Unito” sottolinea il direttore del museo Gabriele Finaldi “Il nostro obiettivo principale è quello di avvicinare le persone all’arte. NG Citizens segna un nuovo, audace capitolo in questo percorso. Includendo il pubblico nel nostro processo decisionale, speriamo di garantire che la Galleria rimanga un’istituzione autenticamente nazionale: inclusiva, reattiva e plasmata dalle persone per le quali esiste“. “Questa Assemblea di Cittadini ci garantisce di rimanere rilevanti, inclusivi e autenticamente rappresentativi del pubblico a cui ci rivolgiamo. Non si tratta di una consultazione, ma di una collaborazione”: è Jane Knowles, Direttrice del Public Engagement per la National Gallery, a enfatizzare ulteriormente il cambio di prospettiva nell’interpretazione delle politiche inclusive e partecipative del museo londinese. E di “approccio coraggioso” parla il Ceo di Involve Steph Draper, che auspica di “stabilire un nuovo standard su come le organizzazioni culturali possano davvero essere al servizio di tutti e rappresentare la collettività”.
Le nuove iniziative della National Gallery, tra consensi e critiche
La storia recente della National Gallery, d’altronde, racconta di un sempre più centrato e cospicuo programma di attività e soluzioni per favorire la partecipazione del pubblico. Dai bambini – consultati tramite scuole e organizzazioni benefiche per decidere sul rinnovamento degli spazi e della programmazione del Roden Centre for Creative Learning, recentemente ristrutturato – alle famiglie coinvolte nel progetto in realtà aumentata The Keeper of Paintings. Ora, il museo fondato dal Parlamento nel 1824 si prefigge di indicare un nuovo modello alle istituzioni culturali nazionali, per orientare la loro interazione con le persone a cui si rivolgono. Nel Regno Unito, però, non tutti credono nella bontà dell’operazione, e non sono mancate critiche a mezzo stampa (mentre molti addetti ai lavori lodano l’iniziativa). Il rischio paventato? Che persone totalmente inesperte d’arte possano avere opinione in capitolo su questioni delicate legate alla vita di un museo, dall’acquisto di opere ai criteri espositivi. Il dibattito è aperto.
Livia Montagnoli
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