Con una settimana di ritardo rispetto alle previsioni, ma comunque prima della pausa estiva, arriva il via libera della Commissione all’erogazione dei 18,3 miliardi che compongono la settima tranche del Pnrr. L’esborso conferma la valutazione positiva con cui, il primo luglio scorso, l’esecutivo Ue aveva raccolto la richiesta dell’Italia e porta a 140 miliardi la somma totale incassata dal nostro Paese.

Un’enormità, sulla quale tuttavia grava la spada di Damocle della scadenza del Next generation Ue, ad agosto del 2026. Il via libera dell’Ue all’Italia è stato accompagnato da quelli diretti a altri 4 paesi membri: Spagna, Portogallo, Malta e Cipro. A Madrid, in questa tornata, è arrivata la somma più elevata: oltre 23 miliardi, che compongono la quinta rata del Pnrr iberico, il secondo più corposo dopo l’Italia. “L’incasso della settima consentirà all’Italia di superare quota 153 miliardi di euro, circa il 79% della dotazione finanziaria complessiva del Piano, a riprova del conseguimento di tutti gli obiettivi programmati”, ha sottolineato Palazzo Chigi spiegando che, “nelle prossime settimane, in costruttiva collaborazione con la Commissione europea, con le Amministrazioni titolari degli interventi e con gli Enti territoriali, proseguirà l’impegno del Governo per conseguire gli obiettivi delle ultime due rate, anche attraverso l’adeguamento del Pnrr al nuovo contesto geopolitico e alle attuali sfide economiche”. Modifiche che risulteranno necessarie dopo il niet della Commissione a qualsiasi deroga alla deadline del Next Generation. Da qui, nel maggio scorso, l’inviato giunto da Bruxelles a riscrivere i Pnrr nelle parti in cui c’è la quasi assoluta certezza che i milestones non saranno conseguiti.

Sul piano della spesa l’Italia, nel 2025, ha registrato un sensibile miglioramento. Al 31 maggio, secondo un dossier del Servizio Studi della Camera, risultavano spesi circa 79 miliardi di euro, arrivando quindi ad oltre il 40% dei 194,4 miliardi di risorse complessive a disposizione dell’Italia. A dicembre del 2024 la spesa, secondo la Corte dei Conti, si attestava a poco meno di 64 miliardi di euro, pari al 33% dei finanziamenti europei. Guardando a traguardi e obiettivi, i dati hanno mostrato che dall’avvio dell’attuazione del Pnrr ne sono stati conseguiti 374 sui 614 totali. Ne rimangono da raggiungere 240 previsti negli ultimi due semestri, di cui 177 relativi all’ultimo semestre con scadenza 30 giugno 2026. Tra gli obiettivi conseguiti con la settima rata figurano numerosi investimenti strategici tra cui l’implementazione delle infrastrutture di trasmissione dell’energia elettrica (Sa CO I.3 e Tyrrhenian link), il potenziamento della flotta di autobus e di treni a emissioni zero per il trasporto regionale, dei nodi metropolitani e dei principali collegamenti nazionali, la riqualificazione di molte stazioni ferroviarie, oltre a misure significative per la cybersicurezza e per una migliore gestione delle risorse idriche. “L’incasso della settima rata conferma il primato dell’Italia nell’attuazione del Pnrr”, ha esultato il ministro per gli Affari europei, il Pnrr e le politiche di Coesione, Tommaso Foti.

Un concetto che, nei prossimi mesi, tornerà utile alla strategia del governo in Europa in vista del delicato dibattito sul bilancio europeo, destinato a crescere anche per i rimborsi dei prestiti ex Next Generation. Non a caso, nei giorni scorsi, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha riassunto, su X, alcuni dati dell’impatto positivo del Recovery: il rischio che in autunno i cosiddetti ‘frugali’ puntino il dito sul piano è elevato. 

Riproduzione riservata © Copyright ANSA