di Neil Unmack

LONDRA (Reuters Breakingviews) -La follia consiste nel fare sempre la stessa cosa aspettandosi un risultato diverso, secondo una massima solitamente attribuita ad Albert Einstein. Il rilancio del tentativo da parte di Alberto Nagel – numero uno di Mediobanca – di giungere alla fusione con Banca Generali potrebbe sembrare una follia, dopo che a giugno Nagel aveva rinviato il voto sullo stesso accordo, temendo una sconfitta. Tuttavia, un ultimo tentativo potrebbe avere senso.

Il piano di Nagel di aprile per acquistare Banca Generali da Assicurazioni Generali mirava a offrire agli azionisti di Mediobanca un’alternativa al possibile accordo con Banca Monte dei Paschi di Siena (Mps).

Creando un leader nel wealth management, Mediobanca otterrebbe un multiplo più alto, rendendo meno interessante l’offerta da 17 miliardi di euro di Mps.

I gestori patrimoniali sono valutati a 15 volte gli utili attesi, secondo i dati Lseg, mentre l’offerta di Mps attribuisce all’offerta di Mediobanca una valutazione poco superiore alle 11 volte.

Il voto sulla fusione con Banca Generali è naufragato a giugno a causa dell’opposizione di due potenti investitori, Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin, entrambi azionisti anche di Mps, che insieme detengono almeno il 27% di Mediobanca. Anche altri investitori italiani sembravano intenzionati a opporsi all’operazione, acquistando l’11% delle azioni di Mediobanca prima del voto. Tra i potenziali contrari figuravano UniCredit e alcuni piccoli fondi pensione italiani. Con il governo che detiene una partecipazione dell’11,7% in Mps, alcuni azionisti potrebbero essersi opposti a una mossa che potesse indebolire l’offerta di Mps, sostenuta da Roma.

Mercoledì Nagel ha anticipato al 21 agosto una nuova votazione sulla fusione con Banca Generali, data che coincide con quella dell’offerta di Mps su Mediobanca. È più probabile che quel giorno gli investitori italiani siano in spiaggia piuttosto che a un’assemblea degli azionisti. Tuttavia, ci sono motivi per cui Mediobanca potrebbe avere maggiori possibilità rispetto a giugno.

UniCredit, che a giugno deteneva il 2%, secondo Reuters, potrebbe aver voluto il sostegno del governo per l’acquisizione di Banco Bpm, ma quell’operazione è ora andata in fumo. Infine, alcuni azionisti di Mediobanca hanno venduto nelle ultime settimane, quindi un numero maggiore di azioni potrebbe essere in mano a investitori come hedge fund, più inclini a sostenere l’offerta di Banca Generali.

La mossa di Nagel sta avendo qualche effetto: Mediobanca vale ora quasi il 4% in più rispetto all’offerta di Mps. Pur essendo inferiore al 14% di maggio, il divario è raddoppiato rispetto a una settimana fa.

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Anche se Nagel dovesse ottenere il sostegno degli azionisti, dovrà poi negoziare e chiudere l’accordo con Banca Generali. Tuttavia, un voto positivo dovrebbe far salire il titolo di Mediobanca, il che potrebbe contribuire a garantire un prezzo più alto dall’AD di Mps Luigi Lovaglio. La decisione originaria di Nagel di rinviare il voto è stata interpretata dagli osservatori del mercato come un segno di interferenze da parte di operatori locali e del governo nelle operazioni italiane. Una vittoria allenterebbe questo timore.

(Tradotto da Agnese Napoletti, editing Stefano Bernabei)