Il presidente Usa furioso dopo le parole del premier israeliano: «Nessuna fame a Gaza». L’annuncio degli americani: «Stiamo cercando di sfamare la popolazione»
Una telefonata accesa, terminata con le urla del presidente degli Stati Uniti. È questo il retroscena raccontato da NBC News riguardo a un colloquio telefonico avvenuto lo scorso 28 luglio tra Donald Trump e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Secondo quanto riferito dall’emittente, che cita un funzionario americano, due ex ufficiali statunitensi e un funzionario occidentale, la conversazione si sarebbe concentrata sull’emergenza umanitaria a Gaza. Le tensioni sarebbero esplose dopo una dichiarazione pubblica di Netanyahu in cui il premier israeliano aveva affermato: «Non c’è fame a Gaza». Quelle parole avrebbero scatenato la reazione furiosa del presidente americano, che avrebbe chiesto immediatamente un chiarimento telefonico.
Un colloquio a senso unico
Durante la chiamata, sempre secondo la ricostruzione della Nbc, Netanyahu avrebbe parlato a Trump della «propaganda di Hamas», ma sarebbe stato interrotto. Trump avrebbe alzato la voce, riferendo che i suoi collaboratori gli avevano mostrato prove di bambini denutriti e casi estremi di malnutrizione. Un ex funzionario Usa citato dall’emittente ha descritto così il colloquio: «Una conversazione diretta, per lo più a senso unico, sullo stato degli aiuti umanitari», aggiungendo che Trump avrebbe parlato per la maggior parte del tempo. L’episodio si è inserito in un quadro già delicato. La Casa Bianca aveva espresso preoccupazioni sull’efficacia e la gestione del Gaza Humanitarian Fund, il fondo internazionale attivato per garantire assistenza ai civili nella Striscia.
La missione di Witkoff a seguito della telefonata
A seguito della telefonata di fine luglio, l’amministrazione statunitense ha mandato l’inviato speciale Steve Witkoff in Medio Oriente, con l’obiettivo di rafforzare i meccanismi di distribuzione degli aiuti. Il presidente è poi tornato sul tema pochi giorni dopo, il 5 agosto, parlando in diretta tv. In quella occasione, Trump ha confermato l’impegno umanitario americano: «Stiamo cercando di garantire cibo alla popolazione di Gaza. Israele ci aiuterà nella distribuzione, gli Stati arabi con i finanziamenti». Ha anche fornito un dato aggiornato sui fondi raccolti: «Attualmente stiamo cercando di sfamare la popolazione di Gaza e abbiamo ricevuto 60 milioni di dollari per questo». Ma su altri aspetti della crisi, in particolare sul futuro politico e militare della Striscia, il presidente ha scelto la cautela. Alla domanda su una possibile nuova occupazione israeliana di Gaza, Trump ha replicato: «Siamo lì per sfamare la gente. Per il resto non posso dire, spetta a Israele».