Il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato nella notte un piano presentato da Benjamin Netanyahu per “sconfiggere” Hamas e “prendere il controllo” di Gaza, devastata dall’operazione militare israeliana e nel mezzo di una grave crisi umanitaria.
Il 7 agosto il primo ministro israeliano ha annunciato a Fox News che Israele “intende” prendere il controllo del territorio, ma “non governarla” o “annetterla”. Secondo il piano approvato nella notte, l’esercito israeliano “si sta preparando a prendere il controllo di Gaza, distribuendo allo stesso tempo aiuti umanitari alla popolazione civile al di fuori delle zone di combattimento”.
“Il gabinetto di sicurezza ha adottato cinque punti per porre fine alla guerra: il disarmo di Hamas; il ritorno di tutti gli ostaggi, vivi e morti; la smilitarizzazione della Striscia di Gaza; la gestione israeliana della sicurezza nella Striscia di Gaza; e l’istituzione di un’amministrazione civile che non sia guidata né da Hamas né dall’Autorità nazionale palestinese”, si nel testo diffuso dalle autorità.
L’esercito israeliano occupa o opera sul territorio in quasi il 75 per cento della Striscia di Gaza, principalmente dalle sue postazioni permanenti nel territorio lungo il confine. Bombarda ovunque lo ritenga necessario.
“I piani di Netanyahu (…) confermano senza ombra di dubbio il suo desiderio di liberarsi degli ostaggi e sacrificarli per perseguire i suoi interessi personali e la sua agenda ideologica estremista”, ha dichiarato Hamas, che detiene ancora 49 ostaggi, 27 dei quali morti.
Denunciando “una palese inversione di tendenza nel processo negoziale (…) nonostante la prossimità di un accordo finale”, Hamas ha affermato che “qualsiasi escalation (…) non sarà una passeggiata e avrà un costo elevato e doloroso” per Israele.
La stampa israeliana parlava da diversi giorni di un piano per “conquistare l’intera Striscia di Gaza, compresa Gaza city e i campi profughi” nel centro del territorio, un’operazione che durerebbe diversi mesi e richiederebbe una massiccia mobilitazione di riservisti.
I giornalisti hanno citato anche le riserve del capo di stato maggiore su questo piano. “Continueremo a esprimere la nostra posizione senza paura, in modo pragmatico, indipendente e professionale”, ha commentato il tenente generale Eyal Zamir, che ha avvertito: “Non limiteremo più la nostra risposta. Elimineremo le minacce fin dalle prime fasi”.
Secondo l’ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli affari umanitari (Ocha), l’86,3 per cento del territorio della Striscia è militarizzato da Israele e colpito da ordini di sfollamento. Le aree non occupate sono anche le più popolate: le città di Khan Younis e Gaza, e i campi profughi di Deir el Balah al centro del territorio.
Dopo ventidue mesi di un’operazione militare devastante, scatenata il 7 ottobre 2023 dal sanguinoso attacco di Hamas contro Israele, la Striscia di Gaza è minacciata da una “carestia diffusa”, secondo le Nazioni Unite, ed è completamente dipendente dagli aiuti umanitari, che gli operatori affermano essere insufficienti.
Circa 2,4 milioni di palestinesi vivono quotidianamente sotto le bombe in questo territorio. L’operazione militare israeliana ha già causato 61.258 morti, per lo più civili, secondo i dati del ministero della salute controllato da Hamas, ritenuti affidabili dalle Nazioni Unite.
Dal lato israeliano, l’attacco di Hamas ha causato la morte di 1.219 persone, per lo più civili, secondo un conteggio dell’Afp basato su dati ufficiali.
Israele aveva già occupato Gaza nel 1967 e creato 21 insediamenti, che sono stati smantellati nel 2005 con il ritiro unilaterale deciso dall’allora primo ministro Ariel Sharon.
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L’opinione pubblica israeliana è sempre più preoccupata per la sorte degli ostaggi ancora detenuti a Gaza. La diffusione da parte di Hamas e della Jihad islamica di video di propaganda che mostrano due di loro, gravemente indeboliti, ha suscitato rabbia e sgomento in Israele e all’estero.
C’è anche un nuovo fronte interno per Netanyahu: gli ebrei ortodossi hanno chiesto la mobilitazione contro la coscrizione militare obbligatoria da cui la maggior parte di loro è attualmente esentata e che lo stato intende imporre. Diverse centinaia di loro hanno manifestato a Gerusalemme il 7 agosto.
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha annunciato che 99 persone, tra cui 29 bambini con meno di cinque anni, sono morte di malnutrizione dall’inizio dell’anno, “cifre probabilmente sottostimate”, ha sottolineato il direttore generale dell’agenzia, Tedros Adhanom Ghebreyesus.