E dopo aver “incontrato” alcune figure di santità dell’ordine di sant’Agostino, AciStampa vi invita a seguire un viaggio tra le maggiori (e minori) opere del vescovo santo d’Ippona. Un viaggio, veloce, tra le pagine immortali che hanno fatto la storia della filosofia e della teologia. Della Chiesa. E’ un percorso che vuole affrontare alcuni titoli della vastissima opera di sant’Agostino. Una sorta di ”ouverture” al suo pensiero che non conosce tempo e luogo: un pensiero universale al quale più volte papa Leone XIV sta attingendo per le sue omelie e discorsi. 

Il “De Magistro” (“Il maestro”) è uno degli ultimi scritti di Agostino in forma di dialogo. Il dialogo si svolge tra Agostino e suo figlio Adeodato ed è probabile che si basi su una conversazione effettivamente avvenuta.

I temi, come sempre, sono assai vasti: primo, fra tutti, l’uso del linguaggio nella dialettica (soprattutto il rapporto tra i segni e i significati. Il secondo riguarda la natura dell’apprendere e dell’insegnare. Insegnamento: tema cardine che, in una certa misura, è l’origine del titolo stesso del libro. “De magistro”, appunto: il maestro. Agostino cerca, allora, didefinire come e da chi l’uomo possa apprendere la verità. E la verità è l’unica strada per la felicità. Ma sorge, dunque, una domanda: questa verità è possibile apprenderla dagli altri uomini, dai loro discrosi, o dall’esperienza (quella sensibile)? 

A questo quesito Agostino risponde che l’unico maestro, l’unico vero maestro, è quello “interiore”, il Cristo-Logos che è in noi. Da ciò ne deriva tutto il discorso filosofico e teologico sulla vera natura dell’anima.

Citando san Paolo, Agostino afferma che iIl Cristo, cioè l’immutabile Virtù di Dio è l’eterna Sapienza”. La vera Sapieza, dunque, non riguarda il sapere delle parole che possono rivelarsi vane e ingannevoli. E’ il Maestro interiore che solamente può mostrare a tutti la verità.