di Giuseppe Scuotri

Secondo il cuoco siciliano, «è assurdo che si debbano affrontare code infinite e attese di ore per attraversare pochi chilometri di mare»

Sì al ponte sullo Stretto di Messina, magari con un «ticket» particolare: un’arancina. È l’idea lanciata, col consueto piglio ironico, dal cuoco siciliano Filippo La Mantia, che ha accolto con favore il via libera dato al progetto definitivo arrivato in questi giorni dal Cipess, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile. 

«Proprio due giorni fa – ha raccontato – ero sul traghetto da Messina a Villa San Giovanni. Parlo da palermitano che lo ha preso almeno 500 volte, non una volta ogni dieci anni per andare in vacanza: sono assolutamente favorevole al ponte. Soprattutto in periodi come agosto, mi sembra assurdo che una persona debba affrontare code infinite e attese di ore per attraversare pochi chilometri di mare. Ci sono volte in cui bisogna distribuire bottiglie d’acqua alle persone che aspettano di imbarcarsi». 



















































Secondo La Mantia, non bisogna fare del progetto del ponte – che ha come primo promotore il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini – un motivo di scontro politico: «Di questi tempi basta esprimere un’opinione per essere frainteso, quindi mi interessa ribadirlo: io guardo alla bontà della proposta in sé, non a chi l’ha avanzata. La politica non c’entra. Se fosse arrivata dal Partito Democratico, la mia opinione non sarebbe cambiata. Si tratta, semplicemente, di un’opera che, se ben realizzata, faciliterebbe la vita di molte persone». 

L’auspicio dello chef è che all’opera facciano seguito investimenti infrastrutturali in tutta l’isola: «Mi aspetto che, in parallelo all’inaugurazione del ponte, si pensi a potenziare le linee ferroviarie – sottolinea -. Se, una volta arrivato a Messina, voglio andare a Palermo o a Trapani in treno, non posso impiegarci una vita».

Dell’esperienza del traghetto, però, la Mantia salverebbe un particolare: «L’arancina a bordo è, in pratica, un rito: anche se sono un po’ oleose, per tutti i passeggeri è come un ticket, quando sali la devi mangiare. Anche sul futuro ponte bisognerà consumarla, una sorta di telepass per andare o rientrare dalla Sicilia. Anzi, per non scontentare i catanesi, che lo chiamano al maschile, un’arancina e un arancino».

8 agosto 2025 ( modifica il 8 agosto 2025 | 17:20)