Tradotto in italiano “La Brinquebale”, volume di memorie del pittore Henri Mahé, amico di lunga data di Louis-Ferdinand Céline. Personaggio eccentrico che, a partire da biglietti e missive dello scrittore, tra avventure bohémien e rivelazioni intime, parla di sé e dell’amico, tratteggiandone un personalissimo ritratto, sorvolando sulle nefandezze antisemite…
Quando c’è di mezzo il dottor Destouches, ovvero Louis-Ferdinand Céline, è sempre un evento letterario. Di recente era successo con la pubblicazione dell’inedito Guerra (ne abbiamo scritto qui) per Adelphi, ed è accaduto ancora grazie alle edizioni Medhelan, alle loro scelte originali, mai banali, indirizzati sempre verso opere alte, colte, per spirti liberi e palati finissimi. Stavolta c’è di mezzo un librone che può considerarsi a pieno titolo una testimonianza unica dell’universo di Louis-Ferdinand Céline. Dietro la copertina color ocra arancione di La Brinquebale. Memorie e lettere di Louis-Ferdinand Céline (560 pagine, 32 euro) di Henri Mahé, tra la prefazione di Massimo Raffaeli e la postfazione di Éric Mazet, testi impeccabili, c’è prima di tutto la storia di un’amicizia totalizzante, col fascino che il maestro Céline (che aveva tredici anni in più) emanava, lungo le strade percorse dallo scrittore e dallo squattrinato scenografo e pittore Henri Mahé (artista specializzato nel dipingere affreschi in bordelli, circhi, locali notturni…), intenti più a barcollare e a vagabondare che a camminare con qualunque criterio. Il racconto – pubblicato in origine alla fine degli anni Sessanta – che si nutre di autobiografia ed è puntellato dalla viva voce di uno degli scrittori maledetti del ventesimo secolo, fra lettere, cartoline e biglietti, è particolarmente affascinante quando viene a galla l’argot, il gergo rude e poetico, quotidiano e orale, che deforma e spezza la sintassi, incrocia registri linguistici, dal più scurrile al più struggente.
Disillusioni e desideri tra una chiatta e un ambulatorio
Regalatevi un libro (la traduzione è firmata da Michele Zaffarano e Marco Settimini) con due racconti gemelli (il secondo incompiuto), da cui sgorga la vita nella sua immediatezza, con le sue disillusioni, i suoi desideri e le sue sofferenze. L’artista bretone amico di Céline non è meno eccentrico dello scrittore, vive sulla Senna, su una chiatta, da dove passano teppisti, studenti, piccoli o grandi criminali di Montmartre, dove l’alcol non manca mai. L’ambulatorio del dottor Destouches (non ancora “benedetto” dalla fama), medico di periferia che non si fa pagare dai poveri, è un altro punto cardinale della storia, come il suo vissuto, in particolare la guerra alle spalle e quella che verrà. Il loro carteggio, carico di chiacchiere, deliri, polemiche, allusioni e imprecazioni, andò avanti per anni, anche quando l’antisemita Céline finì all’estero per sfuggire alla resa dei conti che toccò a molti, ma non a tutti i vinti. In Danimarca Mahé andrà anche a trovarlo.
Un’amicizia leale e fedele
Lunatici, randagi e bohémien, Mahé e Céline costituiscono una coppia impareggiabile. Non c’è spazio per osservazioni critiche, o “viaggi” nell’officina letteraria, tantomeno per notizie sullo scrittore che non siano state già rivelate; in realtà, Mahé che affabula, in genere rispondendo a una missiva dell’amico, divaga, spesso ragiona su di sé, ma quando squarcia l’intimità dell’autore di Viaggio al termine della notte, lo fa sempre con lealtà e fedeltà. È un Céline personalissimo quello che tratteggia, ed è un Céline intimo quello che viene fuori, più divertente e più solitario, a tratti perfino mistico, di quanto la vulgata non dica. Si sorvola abbastanza sul collaborazionismo e sull’antisemitismo. È decisamente un altro spaccato, un’altra prospettiva, un tassello di tenere conto assieme a tutti gli altri per provare a dare l’ennesimo sguardo a uno dei mosaici più sfuggenti del secolo scorso.
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