L’allenatore ha parlato così dopo la vittoria per 2-1 contro il Monaco: “In alcune occasioni è mancata lucidità, ed eravamo ancora in 11”


Francesco Pietrella

Giornalista

8 agosto – 23:50 – MILANO

Cristian Chivu è salito sull’aereo di ritorno con dozzine di appunti da rileggere in volo. In quasi tutti c’è un commento positivo riguardo le punte. Al 2-1 di Bonny l’allenatore s’è fregato le mani soddisfatto, ha guardato i suoi collaboratori e poi ha sfoggiato un sorriso furbo, premonitore, di chi ti sta per dire che un gol così, di tecnica e potenza, sarà replicato anche in partite vere. “È stato un bel test – ha dichiarato l’allenatore a fine gara -, ma parliamo pur sempre di calcio d’agosto. Le gambe non girano ancora bene come dovrebbero. Tuttavia, mi tengo questa prestazione e la voglia di ribaltare la partita nonostante le difficoltà del caso». Tradotto: l’Inter ha giocato in dieci dalla mezz’ora del primo tempo per il rosso a Calhanoglu. 

miglioramenti—  

L’Inter ha ribaltato il Monaco tirandogli due ganci ben assestati. Il primo in contropiede, sfruttando un passaggio in verticale di Barella per Lautaro, il secondo col sano e vecchio pressing, andando a rompere la linea di costruzione del Monaco infilando i francesi in campo aperto. “Dobbiamo mettere minuti nelle gambe. All’esordio in campionato contro il Torino mancano 17 giorni, gare come queste ci servono. Aver vinto è stato importante, ma tengo a mente la prestazione”. Da qui i pochi appunti negativi da analizzare. “È difficile fare un’analisi, fisicamente non siamo ancora al meglio per via dei tanti allenamenti di questi giorni. È mancata lucidità sotto porta: nei primi minuti abbiamo diverse occasioni nitide, ed eravamo ancora in undici. Del risultato mi interessa poco, non voglio vincere la coppa di agosto, mi interessa che la squadra acquisisca fiducia e benzina per quello che verrà”. Per il campionato. Il mantra dell’allenatore nerazzurro è sempre lo stesso. “Lavorare, migliorare”. Lo ripete dal giorno della presentazione e dalle prime partite al Mondiale per Club negli Stati Uniti. “Io alleno l’Inter. Un gruppo di giocatori bravi e forti, lo so bene. Si può migliorare su ogni aspetto, individuale e collettivo. Cerco di spiegarglielo ogni giorno. Ogni tanto ci si può specchiare meno, ma non è facile essere lucidi dopo dieci giorni di lavoro”.

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la bola—  

Bonny ha dribblato secco il concetto di “basso profilo”. Avete presente quando arrivate in un nuovo posto di lavoro e vi viene detto più o meno questo: “Ora guardati intorno, studia la situazione e cerca di vedere cosa fanno gli altri. Prima di farti notare aspetta un po’. Low profile”. Il francese ha stracciato il messaggio e l’ha spedito dritto nel cestino: due gol nelle prime due amichevoli. Nel secondo, arrivato al Louis II, c’è gran parte di ciò che gli viene chiesto da Chivu. L’uomo che ha spinto per portarlo all’Inter: pressare, strappare, dribblare. Forza, fiato e tecnica. Questo il riassunto di ciò che abbiamo visto in queste prime due sfide. Lui e Lautaro hanno segnato ancora una volta insieme, prima il capitano e poi l’ex Parma. Due gol che anticipano quello che verrà: ad Appiano, tra allenamenti intensi e nuove sfide, è nata la BoLa. Fin qui funziona.