L’attesa cresce, anche se per vedere la nuova stagione dei Cesaroni (numero 7) diretta e interpretata da Claudio Amendola, su Canale 5, bisognerà aspettare ancora diversi mesi. Dieci anni dopo, riannodare il filo del racconto che vede protagonista la romanissima famiglia Cesaroni, non è stato facile ma Amendola è tornato alla Garbatella per ritrovare il clima. Ha voluto indagare nei rapporti padri-figli, e in questa estate ha girato l’Italia con il cast (all’Italian global series Festival, a Giffoni), per raccontare lo spirito con cui si è messo dietro la macchina da presa, il dolore di trovarsi sul set senza l’amico di una vita, Antonello Fassari. “Dirigere e non solo interpretare questa serie è stata un’esperienza totalizzante e divertente, ma anche faticosa”, ha spiegato, “una grande emozione e una grande responsabilità, al tempo stesso. Con la produttrice Verdiana Bixio abbiamo parlato per tanti anni di come avremmo potuto raccontare nuovamente la storia dei Cesaroni, che hanno rappresentato uno specchio delle famiglie italiane. E ancora possono farlo. In questa serie ci sarà l’ombra del Covid, che ha segnato il Paese”.
I Cesaroni – Il ritorno sarà un tuffo tra passato e futuro per chi ha seguito la serie e una scoperta per i più giovani che l’hanno conosciuta su Netflix. Non ci sono Elena Sofia Ricci, Max Tortora, Alessandra Mastronardi, ma Amendola è felice delle new entry: “Ho trovato gli attori, come mi piace dire, ‘con i personaggi in tasca’. Non solo quelli che già c’erano. Abbiamo Ricky Memphis che ti chiedi: ‘Ma perché non li ha fatti prima i Cesaroni?’, Lucia Ocone è una sorella”.
Su Giulio, il personaggio che torna a interpretare, dice che “è invecchiato, deve rimboccarsi le maniche e fare quello che ha sempre fatto: la chioccia. Cerca di abbracciare tutti, per quanto è possibile riuscirci. È molto dolce nel ruolo di nonno, un po’ all’antica. Come quando torna Marta dall’America e le chiede: ‘Vuoi un panino?’, come facevano i miei nonni che avevano paura che io non mangiassi”.
Ma cosa succederà? Ritroviamo Rudi (Niccolò Centioni), Mimmo (Federico Russo), Marco (Matteo Branciamore) che convive con la nuova compagna Virginia (Marta Filippi) e il piccolo Adriano (Pietro Serpi), mentre da New York è arrivata Marta (Valentina Bivona), figlia di Marco e Eva. La bottiglieria di famiglia è in grave difficoltà e rischia di essere messa all’asta; il fratello di Giulio, Augusto (Maurizio Mattioli), ha combinato pasticci. Ricky Memphis è il consuocero di Giulio, padre di Virginia. Ha accettato subito il ruolo, alla prima telefonata di Amendola. Lucia Ocone è l’intraprendente Livia, donna in carriera; vendeva aspirapolveri, ora prova a risollevare le sorti della bottiglieria.
“Dopo undici anni, tornare a far parte di questa famiglia dove sono cresciuto mi ha fatto scendere una lacrima – racconta Branciamore, 43 anni – Marco inizia a capire cosa significhi essere padre, fa un percorso di crescita. Finalmente avrà un dialogo con Giulio, due uomini di generazioni diverse che hanno modo ora di confrontarsi”. Marta Filippi è felice di fare parte del cast. “Ero fan della serie – spiega l’attrice – Il mio personaggio è una guida e una consigliera che sta accanto a un papà che deve ricreare il rapporto con la figlia adolescente. È una donna determinata, che tende a nascondere le proprie fragilità”. Andrea Arru è Olmo, un ragazzo neurodivergente, con autismo ad alto funzionamento, “diretto, spiazzante, affascinante e colto, che inizia una storia con Marta”, spiega il giovane interprete, 17 anni, noto per la serie Di4ri e il film Il ragazzo dai pantaloni rosa.
(ansa)
L’assenza di Fassari ha segnato il set. “La sceneggiatura prevedeva me, lui, Ricky e Lucia come un quartetto”, dice Amendola “poi abbiamo saputo della malattia di Antonello. Così il racconto è stato riscritto, lo abbiamo aspettato. E infine se ne è andato … E’ insostituibile. Non riesco a non commuovermi tutte le volte che ne parlo. Ma lui è con noi, ci manca moltissimo”. Al centro della storia c’è ancora la famiglia, con le difficoltà di tenere insieme indipendenza e affetti, di crescere e di capirsi. “Se è vero che i Cesaroni rappresentano gran parte delle famiglie italiane, immaginiamo come abbiano vissuto le famiglie dopo il Covid. Siamo figli di quella bolla, di quella crisi e di quel periodo. E se non abbiamo più strascichi di salute, ne abbiamo a livello economico e pure mentale. Senza educare e senza avere la pretesa di insegnare niente a nessuno”, dice il regista-attore “ci siamo presi la responsabilità di affrontare argomenti importanti. La famiglia allargata per me non è una novità. Io ho un albero genealogico allargato. Parliamo al pubblico con il nostro linguaggio, leggero ma mai superficiale, toccando anche argomenti scomodi. Sono felice che, in passato, molti genitori mi abbiano fermato dicendomi quanto la serie li avesse aiutati ad affrontare certe questioni. Anche stavolta si riconosceranno in tanti”.