di
Cristina Ravanelli
Per la psicoterapeuta che conosce gli adolescenti, la ragazzina dark veicola concetti fondamentali: accettazione di sé, valore delle differenze individuali, centralità della famiglia
Guardaroba total black, colorito pallidissimo, trecce come marchio di fabbrica: la primogenita della famiglia Addams, una ragazzina che alleva ragni e come passatempo ghigliottina le bambole è tornata. Dopo una lunga attesa i nuovi episodi della serie Mercoledì sono disponibili (e la terza stagione è giù stata confermata). Timida e anticonformista, spaventosa ma mai spaventata, Mercoledì Addams è la paladina di chi si sente sempre fuori dal coro: «Mi rivedo in lei per il modo di rapportarsi alla famiglia, la scuola, la società, la psichiatria. Io sono sempre stato dalla parte degli outsider» ha dichiarato il regista Tim Burton. Bambini e ragazzi di tutto il mondo sono pazzi di lei: ma cosa li ha conquistati? Lo abbiamo chiesto alla psicoterapeuta Maura Manca, presidente dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza.
Dottoressa, dove nasce il successo di questo personaggio?
«Mercoledì piace perché non cambia per gli altri. La maggior parte delle persone, oggi, cerca di apparire perfetta, soprattutto attraverso i social. Un’autenticità forzata fatta di ritocchi, filtri, correzione dei difetti. La giovane Addams va contro questa tendenza. E così, mentre nella realtà le persone diventano personaggi, un personaggio come lei acquisisce lo spessore di una persona».
Gli adolescenti di oggi, che nella vita di tutti i giorni devono fare i conti con la pressione di apparire, amano un personaggio anticonformista, non omologato?
«Sì, perché Mercoledì esprime la libertà di rimanere sé stessa senza la paura di non essere accettata. Libertà è la chiave: esprime quello che pensa, senza voler compiacere nessuno. In questo modo apre un ventaglio di possibilità nella testa dei ragazzi. È come se dicesse loro: sopravvivete, non vergognatevi di mostrarvi per quello che siete, l’autenticità vi rende ancora più forti».
Nevermore Academy, il liceo frequentato da Mercoledì, accetta studenti di ogni tipo come licantropi e ragazzi con poteri soprannaturali: la serie è anche un invito ad accogliere la diversità in tutte le forme?
«Ognuno di noi ha difetti e paure. Il messaggio della serie, non solo di Mercoledì, è proprio quello di accettarsi, trasformando le imperfezioni in punti di forza. “Quando un difetto non lo puoi nascondere mettilo in mostra” è la regola che ripeto sempre ai giovani, ma anche agli adulti».
Mercoledì non è un’asociale, dimostra di essere pronta a correre in soccorso degli amici.
«Ha relazioni selettive, profonde e significative. Insegna che giudicare gli altri solo dall’aspetto è sempre sbagliato. Porta sullo schermo un concetto fondamentale: la distinzione tra quello che gli altri vedono di noi e quello che realmente siamo. Usa la parte razionale di intelligenza strategica, analisi del contesto, di progettazione per ottenere quello che vuole, un’area cerebrale che nel periodo adolescenziale sta ancora maturando».
Gli Addams sono tipi non convenzionali, ma molto amorevoli. Questo dà a Mercoledì una base solida per essere sé stessa?
«Sì, questa serie dà centralità anche al tema della famiglia: è molto unita benché mostri un disallineamento rispetto ai valori sociali comuni. Si supera il conformismo e si va all’essenza».
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Mercoledì, però, ha un rapporto complesso con la madre.
«È realistico. Non esiste una relazione basata solo sull’amore o solo sull’odio, soprattutto in adolescenza quando è normale che con i genitori ci siano contrasti».
È l’alternativa alle principesse?
«Le principesse sono tutte uguali, Mercoledì Addams è unica. Nelle fiabe il canovaccio è sempre lo stesso, in questa serie invece si gioca tutto sul concetto di differenze individuali. Ogni adolescente fa i conti con il bisogno di omologazione e la voglia di sentirsi diverso. I ragazzi di ogni epoca vogliono fare parte di un gruppo ma allo stesso tempo di trovare sé stessi. Noi adulti abbiamo il compito di aiutarli a esprimere la loro autenticità».
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9 agosto 2025
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