Pino Mariotti – al secolo Giuseppe Mariotti Cesarini Romaldi – ha chiuso gli occhi, per sempre, all’età di 76 anni. La notizia ha colto di sorpresa in molti, tanto a Pesaro quanto a Talacchio di Vallefoglia, seconda “patria” di Pino, come tutti erano abituati a chiamarlo.

“Era un imprenditore di cui ho apprezzato l’equilibrio e l’ironia” ha osservato il sindaco di Vallefoglia, Palmiro Ucchielli, appena ha saputo la notizia. Erede di una famiglia di possidenti terrieri, lasciò il proprio impiego di ingegnere alla Saipem dell’Eni, per dedicarsi all’azienda agricola di famiglia. Ieri, in Duomo a Pesaro, ci sono stati i funerali. Tante persone si sono raccolte attorno alla moglie Nella, ai due figli Edoardo e Alberto e ai tre nipoti. “Mio padre si è spento in ospedale, a Fano – racconta il figlio Edoardo –: era entrato per dei controlli. Aveva più acciacchi e un quadro clinico complesso. Se n’è andato senza soffrire. E’ l’unica cosa che consola mia madre, donna della sua vita: insieme hanno trascorso quasi 45 anni di matrimonio”.

Appena la notizia è circolata i primi ad esprimere il proprio cordoglio sono stati i dirigenti del Pesaro Rugby: “Sì, lui, insieme ad altri, è stato tra i primi in provincia a spostare la palla ovale – conferma il figlio –. All’inizio fu tra i giocatori a scendere in campo: smise per laurearsi a Bologna. Quando rientrò riprese, rivestendo dei ruoli nella società sportiva e infine senza più rinunciare a seguire le partite. Questa passione l’ha trasmessa tanto ai figli quanto a mia mamma con cui sedeva nelle tribune del campo di gioco. Certo iniziarono quando a Pesaro esisteva solo il basket. Erano quattro gatti ma si divertivano come matti. Per chi il rugby lo vive come uno sport e come uno stile di vita ama soprattutto il fair play su cui è basato. Ecco nel rispetto della regola, nel rispetto dell’avversario, senza snaturare il gusto della disputa è quello che mio padre ci ha sempre trasmesso. Il suo ricordo resta in tante cose che abbiamo coltivato insieme: io lavoro nel settore agricolo. L’agricoltura non è un atto romantico, ma è nelle difficoltà che i legami si scoprono saldi”.