Nuovo incontro di Hermann Hesse è una poesia di grande significato emotivo che dona una riflessione importantissima ovvero che il tempo cancella tutto, tranne i ricordi felici. Il tempo è il più potente tra i solventi della vita per il poeta tedesco, attenua il dolore, spegne le passioni, sbiadisce le immagini. Ma, ci sono ricordi che il tempo non riesce a cancellare. Sono le ore felici, quelle che hanno lasciato un’impronta luminosa nell’anima.
Molte cose nella vita finiscono: amori, stagioni, entusiasmi. Ma c’è qualcosa che resta, indistruttibile nella memoria, i momenti più belli, quelli felici, quelli in cui si è condiviso qualcosa di fantastico, emozionante, passionale.
Nuovo incontro fu scritta nel 1916 e fa parte della raccolta di poesie Die Gedichte di Hermann Hesse, pubblicata per la prima volta nel 1942 a Zurigo da Fretz & Wasmuth. Si può leggere la poesia in italiano nel libro Sull’amore di Hermann Hesse, curato da Volker Michels, con la traduzione di Bruna Bianchi, pubblicato da Mondadori nel 2016.
Leggiamo questa stupenda poesia di Hermann Hesse per apprezzarne la sensibilità e coglierne il profondo significato.
Nuovo incontro di Hermann Hesse
L’hai davvero scordato,
che il tuo braccio al mio braccio s’intrecciava
e che un piacere smisurato
dalla tua mano alla mia mano
dalla mia bocca nella tua passava,
e che il tuo crine biondo
per tutta una fugace primavera
fu il mantello beato del mio amore,
e musica e profumo era quel mondo
che ora se ne sta lì grigio e annoiato
da tempeste d’amore, dalle nostre follie non più cullato?Il male che a vicenda ci facemmo
il tempo lo cancella, lo dimentica il cuore;
ma le ore beate si fermano per sempre
in un interminabile splendore.
Wiedersehen, Hermann Hesse
Hast du das ganz vergessen,
Daß einst dein Arm in meinem hing
Und Wonne unermessen
Von deiner Hand in meine Hand
Von meinem Mund in deinen überging,
Und daß dein blondes Haar
Einst einen flüchtigen Frühling lang
Der selige Mantel meiner Liebe war,
Und daß die Welt einst duftete und klang,
Die jetzt so grau verdrossen liegt,
Von keinem Liebessturm, von keiner Torheit mehr gewiegt?Was wir einander wehe tun,
Die Zeit verweht’s, das Herz vergißt;
Die seligen Stunden aber ruhn
In einem Glanz, der ohne Ende ist.
Il tempo cancella tutto, meglio ricordare solo i momenti felici
Nuovo incontro è una poesia d’amore di Hermann Hesse che insegna a saper guardare oltre. Il rancore, i dissidi, la rabbia, gli scontri non servono assolutamente a nulla. Riescono soltanto a provocare sofferenza e dolore. Molti amori, amicizie, relazioni nascono e riescono a donare momenti indimenticabili. Ma, capita, e non di rado, che poi finiscono lasciando un vuoto non facilmente colmabile. La vita purtroppo è così.
La forza di questa poesia sta tutta nella sua semplicità rivelatrice. Hesse non si limita a raccontare un amore passato, ma ne estrae una legge universale dell’animo umano. Il tempo, con il suo lavorio lento e inesorabile, agisce come un fiume che erode le rive: porta via le asperità, smussa gli spigoli, dissolve le ferite. Ciò che era dolore si affievolisce fino a diventare un ricordo sfuocato.
Eppure, i momenti di felicità non subiscono la stessa sorte. Le “ore beate” restano intatte, ferme in uno “splendore senza fine”. È come se il cuore sapesse istintivamente proteggere e custodire ciò che gli ha dato vita, trasformandolo in un patrimonio emotivo indelebile.
Hermann Hesse invita ad un esercizio di consapevolezza, ovvero scegliere di mettere a fuoco ciò che ha generato felicità, senza lasciare che il passato sia solo un archivio di mancanze e rimpianti. È un invito ad abitare la memoria non come un museo di acredini, ma come una casa calda, illuminata dalle stagioni migliori della vita.
Il viaggio nel tempo alla ricerca dei ricordi più intensi
Hermann Hesse apre la poesia con la più classica e disarmante delle domande: “L’hai davvero scordato?”.
Non è un interrogativo che cerca una risposta: è un grimaldello emotivo, un invito a spalancare il cassetto della memoria e a far riaffiorare le immagini più vive di un amore passato.
Fin dal primo verso, il lettore viene trascinato in una dimensione temporale doppia. Quella del presente, in cui il poeta osserva con distacco e un velo di malinconia, e quella del passato, che irrompe con tutta la sua forza sensoriale. È un viaggio all’indietro che non procede per concetti astratti, ma per dettagli concreti “il braccio intrecciato”, “il calore delle mani”, “il passaggio del piacere”, “i capelli biondi come un mantello”, capaci di riattivare le emozioni come se fossero ancora in corso.
L’accenno alla “fugace primavera” introduce la consapevolezza che tutte le cose sono destinate a finire. Il tempo di quell’amore è breve, ma proprio per questo intenso. “E musica e profumo era quel mondo”
Una sinestesia potente in cui suono e odore si mescolano per restituire un’atmosfera totale, dove la natura e la vita stessa sembrano rispondere all’armonia dell’amore.
I ricordi lasciano spazio al grigiore del presente.
che ora se ne sta lì grigio e annoiato
da tempeste d’amore, dalle nostre follie non più cullato?
Il presente è in netto contrasto con la bellezza del passato. La vitalità di allora è scomparsa, sostituita da una staticità priva di emozioni forti. L’amore non agita più le acque, le “follie” non scuotono più il quotidiano. È l’immagine di una vita privata della sua componente più passionale.
Il tempo cancella il dolore, ma custodisce la felicità
Nella seconda strofa Hesse abbandona il tono descrittivo e sensoriale per passare a una riflessione di carattere universale.
Il male che a vicenda ci facemmo
il tempo lo cancella, lo dimentica il cuore;
ma le ore beate si fermano per sempre
in un interminabile splendore.
Hermann Hesse afferma che il tempo agisce come un selezionatore naturale, dissolve le ferite, attenua i conflitti, sbiadisce i momenti dolorosi fino a renderli quasi irriconoscibili. Ma non tocca i ricordi felici, quelli restano, intatti, luminosi, custoditi come un tesoro interiore.
È una visione che rovescia l’idea comune secondo cui sono i dolori a marchiarci per sempre. Per Hesse, ciò che sopravvive all’oblio non è il dolore, ma la gioia vissuta, ed è proprio questa consapevolezza a dare senso al nostro rapporto con il passato.
Come una corrente lenta e costante, trascina via il dolore, gli scontri, le incomprensioni. L’esperienza negativa, con il passare degli anni, perde forza emotiva, ma si sfoca, diventa un ricordo neutro o addirittura si dissolve.
La gioia invece no. Le “ore beate” restano ferme, sospese in uno spazio senza tempo, illuminate da uno “splendore interminabile”. Non subiscono erosione, anzi, a volte, con il passare degli anni, acquistano ancora più luce perché vengono rilette con gratitudine e senza il peso delle ferite.
Il tempo scorre e porta via quasi tutto: le incomprensioni, le parole dure, le ferite. Ciò che un tempo bruciava, lentamente perde forma e peso, fino a svanire come polvere al vento. Eppure, i momenti felici resistono. Restano immobili, luminosi, come fotografie che non sbiadiscono mai. Non sono solo ricordi, ma presenze vive, che continuano a respirare dentro di noi.
Un’eredità che il tempo non può cancellare
Nuovo incontro ci ricorda che la vita è fatta di stagioni che passano, di persone che restano solo per un tratto di strada, di emozioni che si trasformano. Ma dentro di noi sopravvive qualcosa che il tempo non riesce a intaccare: i momenti in cui siamo stati davvero felici.
Sono istanti che continuano a parlarci anche dopo anni, che ci scaldano nei giorni freddi e ci restituiscono il senso di ciò che abbiamo vissuto. Hermann Hesse ci invita a custodirli con cura, perché sono loro a raccontare la nostra vera storia, quella che non si misura con le date, ma con la luce che lasciamo entrare nel cuore.
L’autore tedesco lascia un messaggio semplice e potente. Quando tutto il resto si dissolve, ciò che abbiamo amato davvero rimane. È questo il tesoro che il tempo non può toccare, la parte immortale della nostra storia personale.