di
Pierpaolo Lio
Il sospetto della premeditazione. Il sequestratore 40enne avrebbe seguito le minori dal parchetto a casa, entrando nell’ascensore, salendo allo stesso piano delle amiche e forzandole a bere liquori
Il sospetto è che possa averlo premeditato. Di certo, per ora, c’è che le ha seguite. Le avrebbe pedinate lungo quelle poche centinaia di metri che hanno percorso sole, dal parchetto a casa, a Sesto San Giovanni, città ex operaia alle porte di Milano. Forse, le aveva adocchiate già ai giardinetti. E aveva assistito al saluto ai genitori.
«Iniziamo ad avviarci».
«Sì, andate, noi arriviamo fra poco».
Le vittime, due amiche di 15 e 16 anni, l’hanno probabilmente percepito come poco più di un’ombra durante la passeggiata. Una sagoma che s’è infilata subito dietro di loro nel portone del palazzo dove vive la famiglia della più grande, e dove l’altra era ospite per qualche giorno. Ne hanno incrociato lo sguardo una volta entrate nell’ascensore. Lui è stato là, nella cabina, tranquillo, senza dare segnali che le mettessero in allarme. Vestito normalmente, in ordine, lo zainetto sulle spalle. È sceso allo stesso piano. E ha atteso che le ragazze aprissero la porta di casa. Quello che segue — anche nel racconto delle due studentesse, visitate al centro antiviolenza della clinica Mangiagalli di Milano e ancora sotto choc — è confuso.
Dal suo zainetto, l’uomo, Gabriele Picciulli, 40enne del Casertano, vecchi precedenti per furto, avrebbe preso un grosso cacciavite. Le avrebbe spintonate nell’appartamento e tenute prigioniere per mezz’ora, sempre sotto la minaccia di quel cacciavite puntato al volto delle ragazze. Le avrebbe fatte bere (nello zaino aveva alcune bottigliette di superalcolici, di quelle che si trovano nei minibar degli hotel). Poi, le violenze.
Sono le 21 dell’altra sera, quando il 40enne, preoccupato per il possibile ritorno dei genitori delle vittime, arraffa dalla casa quel che riesce a mettere in borsa. Si fa consegnare i cellulari. E prende la porta. Per una questione di minuti, nella fuga non incrocia la famiglia di ritorno. Quando i genitori scoprono quanto successo e chiamano i carabinieri, le forze dell’ordine sono già state avvisate dalla 16enne, che ha recuperato in casa un vecchio telefonino, e ha fatto il 112.
Sono gli smartphone rapinati a permettere ai carabinieri della compagnia di Sesto, guidati dal tenente colonnello Giuseppe Sacco, e ai militari delle stazioni dei comuni vicini, di rintracciarlo. Lo trovano a un paio di chilometri di distanza, a vagare per strada, a Cinisello Balsamo. È visibilmente alterato: se da droga, alcol, o entrambi, saranno i test a dirlo. Solo quando gli chiedono di controllare lo zaino (in cui trovano il cacciavite, le bottiglie, i telefoni, anelli e bracciali presi in casa, e fascette da elettricista), perde il controllo.
Fermato con l’accusa di violenza sessuale, sequestro di persona e rapina, e denunciato per resistenza e danneggiamento della gazzella, l’uomo è stato portato in carcere, a disposizione della procura di Monza. Per gli investigatori resta da capire cosa ci facesse a Sesto, città con cui non ha nessun legame. E verificare quel sospetto, e cioé che possa aver avuto in mente la violenza dall’inizio, come farebbero pensare il pedinamento e soprattutto le fascette in plastica che aveva con sé.
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9 agosto 2025
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