di
Cesare Peccarisi
Chi è vittima della dipendenza da videogame ha un cervello particolare che permette di dedicarsi a una stessa attività per lunghi periodi senza annoiarsi
Perché i videogame fanno restare incollati allo schermo del computer o del cellulare piccoli e adulti e perché questi ultimi, sempre più spesso fin da adolescenti, passano ore e ore a giocare alle macchinette delle sale giochi dei bar o di altri luoghi pubblici simili? L’hanno scoperto i ricercatori dell’Università di Hong Kong diretti da Guang Ouyang: chi è vittima della dipendenza da videogiochi ha un cervello particolare che permette di dedicarsi a una stessa attività per lunghi periodi senza annoiarsi, una caratteristica rara nell’uomo che in genere si stanca presto di stimoli sempre uguali ripetuti. Nel loro studio pubblicato su PNAS, hanno identificato una precisa firma neuronale di questo comportamento, rappresentata dall’onda cerebrale chiamata P300-CE.
Scaricato 50 milioni di volte
L’interesse dei ricercatori è partito dalla curiosità di scoprire come mai il videogioco Flappy Bird sia stato scaricato 50 milioni di volte in oltre 100 Paesi, Italia compresa, prima di essere ritirato nel 2014 per motivi ignoti dal suo creatore, il vietnamita Dong Nguyen che nel frattempo ha accumulato migliaia di dollari in copyright e introiti pubblicitari al ritmo di 50mila euro al giorno. Il ritiro dal mercato ha generato un’ondata di cloni e perfino aste online di iPhone che ancora lo supportavano e ora pare stia per tornare grazie a una fantomatica Flappy Bird Foundation che ne avrebbe acquisito i diritti per rimetterlo in commercio.
L’esperimento su «Flappy Bird-dipendenti»
Il gioco, molto semplice, consiste nel far svolazzare un uccellino fra tubi verdi in movimento che ricordano quelli del famoso videogioco Super Mario. Al momento non è più disponibile né per dispositivi Apple né Android, ma i fan che ne avevano già scaricato il download continuano ad utilizzarlo. Perché tanto accanimento? I ricercatori hanno confrontato 130 «Flappy Bird-dipendenti» con 200 medici mentre svolgevano tipiche attività di laboratorio, sottoponendo i loro cervelli a due esami per nulla invasivi: l’elettroencefalogramma (EEG) e l’esame dei potenziali evocati (PE). Entrambi si avvalgono di elettrodi applicati all’esterno del cranio tramite una speciale pasta conduttiva e mentre il primo registra l’attività elettrica delle varie aree cerebrali, il secondo ne quantifica anche il tempo e le modalità di conduzione elettrica, individuando eventuali rallentamenti o accelerazioni della trasmissione. I potenziali evocati hanno indicato che nei dipendenti da Flappy Bird i segnali nervosi da un’elevata eccitazione elettrica durante le prime esposizioni allo stimolo del gioco passano a una risposta gradualmente indebolita per le esposizioni ripetute.
Attività cerebrale in risposta a uno stimolo
I potenziali evocati sono una sorta di encefalogramma che registra l’attività cerebrale in risposta a un qualsiasi stimolo e che, a seconda dello stimolo (visivo, acustico, ecc.), sono in grado di seguire la traccia elettrica stimolata lungo la corrispondente via nervosa, tant’è che si distinguono potenziali evocati visivi, acustici, sensitivi. Se la traccia s’interrompe, rallenta o accelera si può capire che qualcosa non va e soprattutto come e dove si è verificato il problema. Fra questi tracciati, che il medico vede sullo schermo di un apposito computer collegato agli elettrodi applicati al cranio del paziente, ci sono le «onde P300», che compaiono 300 millisecondi dopo lo stimolo e per lo più si riferiscono ai lobi parietale, frontale e a quelli centrali del cervello: sono lo specchio soprattutto dei processi di attenzione, della memoria di lavoro a breve termine e di quelli decisionali. La P300–CE individuata dai ricercatori giapponesi nei «Flappy Bird-dipendenti» appare legata da una parte ad aumento dell’attività mentale e dall’altra a un mancato adattamento a stimoli ripetuti, fenomeno che invece nella vita è tanto comune che si presenta anche per il dolore: se continuate a punzecchiarvi allo stesso modo, come accade con il pungidito per la valutazione della glicemia, alla fine sentite meno male perché i recettori dolorifici si abituano allo stimolo.
Circuiti nervosi legati alla ricompensa
I risultati dello studio indicano che eventi salienti e ad alto rischio ripetuti, come quelli che devono affrontare i giocatori di Flappy Bird, inducono percorsi neurali che resistono all’adattamento e lo studio può aprire nuove strade nella ricerca sui circuiti nervosi legati alla ricompensa, alla motivazione e alle pulsioni che stanno alla base del cosiddetto gaming, cioè la ludopatia da videogame che l’Organizzazione mondiale della sanità ha inserito fra i disturbi di malattia mentale. In Italia l’Istituto superiore di sanità ha indicato che il rischio di gaming interessa circa 480mila ragazzi tra 11 e 17 anni (12%). Non sappiamo quanti di essi giochino a Flappy Bird, ma la scoperta dei ricercatori di Hong Kong vale per tutti i videogiochi.
9 agosto 2025
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