La costa meridionale della Catalogna porta ancora i segni di una ferita difficile da rimarginare. La crescita del turismo di massa, esplosa nella seconda metà del Novecento, ha stravolto il volto di piccoli centri e villaggi, demolendo tipologie vernacolari e sovrapponendo strutture speculative che poco hanno a che fare con la geografia originaria dei luoghi. A L’Ampolla, antico borgo di pescatori sul delta dell’Ebro, il lungomare è ormai un ricordo e con esso sono scomparse anche le sue case, le proporzioni minute, le facciate intonacate a calce, i tetti in paglia.
Salva Lopez
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In questo contesto si inserisce la nuova casa progettata a più mani da gr-os architects, Jordi Veciana e Skye Maunsell Studio, tre firme architettoniche di stanza a Barcellona. Un edificio residenziale di 400 metri quadri, che prende posizione, rifiutando l’idea di continuità con il paesaggio edificato attuale, e proponendo invece una propria autonomia linguistica, critica e costruttiva. Il progetto non mima l’ambiente circostante, ma lo interroga, lo contraddice, cercando nuove connessioni tra ciò che è stato e ciò che potrebbe essere. E lo fa a partire da una riflessione sul patrimonio perduto e dalla rilettura consapevole delle architetture agricole e rurali della zona. “Il nostro progetto vuole essere al contempo locale e differente – spiegano i progettisti – non cerca continuità con il contesto, ma al contrario lo mette in discussione. L’abitazione è, così, un’entità autonoma che rivendica un patrimonio perduto e lo reinterpreta in chiave contemporanea”.
Salva Lopez
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Collocata ai margini dell’abitato, in una zona residenziale defilata, la casa si sviluppa in tre volumi sfalsati – in pianta e in sezione – che si articolano lungo il lotto con una logica di frammentazione controllata. Il primo volume, lineare, è a un piano e segna una barriera visiva verso la strada; il secondo, verticale, ospita la distribuzione e si innalza per tre livelli fino a culminare in una terrazza affacciata sul mare e sul faro del Fangar; il terzo, orientato a sud, raccoglie intorno a sé un piccolo patio ombreggiato. L’articolazione dei volumi genera una sequenza di pieni e vuoti, di affacci e interstizi, che moltiplica le visuali e struttura una narrazione spaziale dinamica e mai gerarchica.
Salva Lopez
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I materiali adottati rispecchiano un’idea di essenzialità meditata: intonaco di calce per le facciate, cemento per i pavimenti interni ed esterni, legno, acciaio e ceramiche per l’interior. Il piano terra si apre sul giardino con ampie superfici continue che prolungano lo spazio abitativo all’aperto, costruendo un sistema integrato di soglie, percorsi e piattaforme che dissolvono il confine tra dentro e fuori. Il basamento in cemento che corre lungo il perimetro dell’edificio assume di volta in volta funzioni diverse – sedute, appoggi, contenitori – mentre le aperture, incassate nella massa muraria, simulano lo spessore delle murature in pietra e contribuiscono a regolare l’irraggiamento solare.
Salva Lopez
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A definire il progetto è una poetica della relazione più che dell’oggetto. Non esistono elementi decorativi o virtuosismi formali: tutto è calibrato a favore di un dialogo continuo con il paesaggio, con la luce e con le stagioni. L’architettura, in questo senso, non si impone ma si dispone. L’interno riflette la stessa misura. Spazi distribuiti secondo la luce, materiali lasciati al loro valore materico, colori tenui che dialogano con la vegetazione mediterranea. Ogni ambiente è pensato per un uso plurale, adattabile, estivo e invernale, temporaneo o permanente. L’arredo, volutamente essenziale, accoglie vuoti e aperture alla trasformazione, lasciando spazio alla personalizzazione futura.
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Il giardino, protetto da un basso muro perimetrale, è concepito come un ecosistema secco e autosufficiente, popolato da essenze locali capaci di resistere alla siccità. Anche la piscina si integra nel paesaggio, incastonata tra le piattaforme in cemento e le chiome degli alberi, in continuità visiva e funzionale con il piano terra. Ritorna l’obiettivo non di disegnare un oggetto, ma di costruire relazioni: tra architettura e terra, tra costruito e non costruito, tra ciò che c’era e ciò che può tornare a essere.
Giornalista, docente, esperta di comunicazione. Come giornalista scrivo per diverse testate di architettura e design, mi occupo di indagare le dimensioni dell’abitare, mantenendo uno sguardo attento sulle tendenze del product design. Dalle opere d’arte ai prodotti che usiamo tutti i giorni, fino alle piazze, ai palazzi delle nostre città, gli oggetti esprimono un’idea del mondo che viviamo, rappresentano il nostro universo di senso in una maniera tanto intuitiva quanto profonda. Come esperta di comunicazione aiuto aziende, istituzioni e professionisti, a rendersi riconoscibili e influenti e a parlare con voce autorevole e personale attraverso i media. www.signpress.it