A marzo aveva fatto scalpore quanto accaduto nel torneo del circuito Challenger 125 di Napoli, dove il tennista ex numero 121 al mondo Raul Brancaccio era stato ripetutamente disturbato dal pubblico, al punto da arrivare a sprecare ben sette match point per il calo di tensione. La vittoria era andata al francese Pierre-Hugues Herbert, sostenuto da un pubblico che teoricamente avrebbe dovuto tifare con maggior vigore per l’idolo di casa, nativo di Torre del Greco. Vedendo la reazione di gioia smodata a ogni punto decisivo perso da quest’ultimo tutti avevano tuttavia capito che ci fosse qualcosa di strano, al punto che l’incontro divenne un caso discusso anche al di fuori del sistema tennis, con Jannik Sinner che diede pubblicamente la sua solidarietà al collega.
Brancaccio comunque sapeva benissimo le ragioni di un comportamento così strano negli spettatori e da subito non si fece problemi a puntare il dito contro i veri responsabili: gli scommettitori. “Mi urlavano ‘fai doppio fallo, sei scarso. Mi sono giocato il punto per la bolletta’”, raccontò al Corriere della Sera, denunciando poi anche sui social un problema sempre più endemico in quello che resta, dopo l’ippica e il calcio, il terzo sport su cui si scommette di più al mondo. Le scommesse clandestine sono da sempre una piaga nel tennis ma, in particolare negli ultimi anni, il fenomeno sta crescendo sempre. E a cadere vittima di “disturbatori pagati” e personaggi loschi non sono più solo gli atleti che si arrabattano nel sottobosco dei circuiti minori ma anche l’élite, quella che si spinge fino a giocare i più prestigiosi Master 1000.