I consumi in Italia stanno cambiando. Gli italiani hanno speso di più per i generi alimentari (+3,8%), ma le scelte compiute tra gli scaffali raccontano un’evoluzione non scontata del nostro rapporto con il cibo. Aumentano gli acquisti di frutta e verdura, ma cresce in modo significativo anche la spesa per carne e alcolici.

È quanto emerge dal report Agri Mercati di Ismea publicato a luglio 2025, che fotografa l’evoluzione degli acquisti domestici nel primo trimestre 2025 rispetto allo stesso periodo del 2024. Vediamo i dati nel dettagli.

Come cambiano i consumi alimentari

Guardando i dati Ismea, salta subito all’occhio la crescita degli acquisti di frutta (+4,8%) e ortaggi (+4,0%) nel primo trimestre 2025. Due categorie che insieme valgono quasi il 20% della spesa alimentare domestica e che mostrano una tendenza solida verso un’alimentazione più ricca di vegetali.

Questo aumento potrebbe riflettere una maggiore sensibilità dei consumatori verso uno stile di vita sano, spinto da campagne di comunicazione, preoccupazioni ambientali o, semplicemente, da una ricerca di benessere quotidiano.

Anche le uova, spesso utilizzate come alternativa proteica più economica o vegetariana rispetto alla carne, crescono sensibilmente (+7,8%), così come i prodotti ittici (+6,9%), confermando un maggiore interesse verso fonti di proteine considerate più leggere o salutari.

Aumenta la spesa di carno

C’è da dire, tuttavia, che nonostante questa “virata salutista”, anche la carne registra un deciso aumento della spesa: +6,3%, con un peso dell’11,6% sulla spesa totale alimentare. Si tratta di una crescita significativa, che potrebbe essere legata a diversi fattori.

Anche i salumi, emblema della tradizione gastronomica italiana, segnano una crescita del +3,3%, confermando come il richiamo del gusto, della convivialità e del comfort food resti ancora forte, soprattutto in un periodo in cui gli italiani cercano anche gratificazione a tavola.

L’alcol non manca mai

Un discorso simile può essere fatto per le bevande alcoliche (escluso il vino), che registrano un aumento della spesa dello 0,4%. In questo caso, come accade da tempo, si assiste a un consumo più selettivo e consapevole, si sceglie con maggiore attenzione, preferendo prodotti di qualità superiore o di nicchia, anche a fronte di un prezzo più elevato.

Diverso l’andamento del vino e degli spumanti, la cui spesa cala lievemente (-0,6%). Un dato che non necessariamente indica un disinteresse, ma che potrebbe rispecchiare dinamiche stagionali, variazioni nell’offerta o un rallentamento fisiologico dopo il boom registrato nei periodi festivi e post-pandemia.

Anche in questo caso si consolida una tendenza già nota: meno quantità, ma maggiore attenzione all’origine, alla tipologia e all’esperienza legata al consumo. Questo orientamento si riflette in una spesa stabile o in lieve crescita, a fronte di un calo dei volumi, già rilevato in altri studi del settore.

L’alcol resta quindi una voce importante nel carrello della spesa (oltre il 9% sommando tutte le categorie), spesso legata ad abitudini conviviali o esperienziali che resistono anche alle pressioni economiche.

Il caso particolare dell’olio

Curioso il caso di olio e grassi vegetali, che registrano una diminuzione della spesa nel primo trimestre 2025 (-0,6%), nonostante il +15% del 2024 sul 2023. Qui potrebbe aver inciso un assestamento dei prezzi dopo la fiammata inflazionistica dello scorso anno.

L’immagine complessiva che emerge dal report è quella di un Paese in trasformazione, dove i consumatori bilanciano scelte salutiste con il desiderio di non rinunciare al gusto e alla qualità dei prodotti tradizionali.

Gli italiani si confermano consumatori attenti, forse più consapevoli rispetto al passato, ma non per questo disposti a stravolgere completamente le proprie abitudini. Il ritorno della carne e la tenuta degli alcolici dimostrano che, accanto alla salute, resta forte il richiamo della convivialità e della tradizione.