PADOVA – Una “giornata storica”. Così ha definito quella di ieri 8 agosto il presidente della Regione Luca Zaia quando gli è stato consegnato il progetto definitivo del nuovo polo ospedaliero di Padova Est, con metaforico taglio del nastro che avvolgeva il contenitore con le planimetrie. La presentazione è avvenuta nell’Aula Magna dell’Azienda, e oltre al governatore c’erano il direttore generale dell’Azienda Ospedale Università Giuseppe Dal Ben, il presidente della Scuola di Medicina Paolo Dei Tos e Claudia Romero, architetto di Politecnica, che è a capo del raggruppamento che segue la progettazione. Tra gli invitati, oltre a medici e operatori sanitari, gli assessori veneti Roberto Marcato, Manuela Lanzarin, e il vicesindaco Andrea Micalizzi.

APPROFONDIMENTI


Il progetto è promosso dalla Regione, in sinergia con Azienda, Ateneo, Comune e Provincia, nell’ambito dell’Accordo di Programma del 22 aprile 2020. Sorgerà su un’area di circa 40 ettari e prevede una superficie edificata di 220.000 metri quadrati, 963 letti (di cui 90 di terapia intensiva) e 2.500 posti auto. La novità rispetto all’elaborato iniziale è il perfezionamento legato alla messa in sicurezza idraulica dell’area, formalizzata con un Accordo Attuativo del maggio scorso, che ha consentito una maggiore efficienza logistica. Costerà 870 milioni di euro e i lavori dovrebbero partire nel 2026, per concludersi dopo 5 anni.

  I PARTICOLARI

Zaia ha ringraziato chi si è impegnato per raggiungere l’obiettivo e poi ha ricordato il professor Federico Rea, mancato di recente, che tanto si era prodigato per il nosocomio di San Lazzaro. «A Padova – ha evidenziato il numero uno di Palazzo Balbi – diamo vita a un polo ospedaliero complessivo da 1.862 posti letto, di cui 963 i nuovi ad alta specializzazione a San Lazzaro e 716 al Giustinianeo. Sarà uno dei più grandi d’Europa, importante per la cura, per la ricerca e i trapianti, con 40 sale operatorie e una frequentazione giornaliera di oltre 11mila persone. Alla fine costerà un miliardo di euro: sulla carta sono 870 milioni, 800 dei quali messi a disposizione da Inail in virtù dell’accordo di cui si stanno definendo i dettagli, mentre gli altri 70 sono stati stanziati da noi. Si sta concretizzando, quindi, il sogno di dare un ulteriore impulso alla sanità del Veneto che è la prima in Italia, e lo sarà pure a livello internazionale. Non possiamo affrontare il futuro con gli strumenti del passato: la medicina sta cambiando a un ritmo mai visto e dobbiamo anticipare il mutamamento. Questo è molto più di un ospedale: è il simbolo della visione che il Veneto ha scelto».

TIMING

E a proposito dei tempi, il governatore ha osservato: «Abbiamo messo ordine al disordine che avevamo ereditato nel 2010 e oggi stiamo presentando un progetto pronto per l’avvio dei lavori che potrebbero partire l’anno prossimo».
Poi ha ribadito che il nuovo nosocomio non sostituirà il Giustinianeo, ma lo affiancherà, dando vita a un sistema integrato. «Padova non perde nulla – ha sottolineato – anzi, guadagna. L’attuale ospedale, oggi è riferimento nazionale, continuerà a crescere, tanto che a settembre inaugureremo la nuova Pediatria. È una doppia rivoluzione: nuovi spazi a Padova Est e ulteriori energie nel cuore della città».

  LE STRUTTURE

Il Nuovo Polo Ospedaliero sarà articolato in 4 corpi principali: il Day Center, dedicato all’attività ambulatoriale, day hospital e day surgery; la Piastra ad alta intensità di cura, con pronto soccorso, diagnostica, blocco operatorio, terapia intensiva, laboratori e farmacia; la Torre delle degenze, progettata per massima flessibilità funzionale; e la Torre della Ricerca, destinata agli studi scientifici, alla didattica universitaria e al trasferimento tecnologico.

«Clinica, scienza e formazione convivranno nello stesso luogo, che diventerà meta del turismo sanitario per i casi più complessi: è il modello di sanità del futuro, e Padova sarà tra le prime a realizzarlo – ha detto ancora Zaia – perché crediamo nel diritto alla salute, nella forza della ricerca, nel talento delle professioni sanitarie. Non è solo un ospedale: è un segnale potente, concreto, che dimostra quanto il Veneto sia pronto a guidare i mutamenti della sanità italiana. Dobbiamo prepararci con l’hardware, cioè le strutture, e il software, i nostri specialisti. C’è un’evoluzione nella diagnostica, per esempio con l’arrivo dell’intelligenza artificiale, che aiuta i nostri professionisti che però restano i protagonisti. L’anno scorso abbiamo assunto 176 medici, ma in Veneto ne mancano 3.500, anche se la produzione è aumentata del 5%, mentre sulle liste d’attesa siamo passati dalle 500mila persone in galleggiamento nel post Covid alle 7mila di oggi. In 15 anni non abbiamo chiuso nessuno dei 68 ospedali, ma affrontato la sfida della de-ospedalizzazione: qui per un’ernia inguinale la degenza è di 4 ore, altrove di giorni. E un’altra sfida sono le specialità. Per il futuro abbiamo un progetto di Gerosa per i droni che trasportano organi e farmaci utilizzando il vitiporto. Appunto un’evoluzione continua che implica l’obbligo di investire, ma l’elemento centrale della cura resta il medico».