“Ho appena firmato il decreto per disporre, a supporto della Regione Campania, lo stato di mobilitazione straordinaria del servizio nazionale di Protezione civile”. Così il ministro per la Protezione Civile Nello Musumeci. “Il provvedimento – aggiunge – concordato con la Regione, si è reso necessario dopo il vasto incendio che sta interessando il Parco nazionale del Vesuvio”. “Con la firma del decreto – afferma ancora il ministro Musumeci – consentiamo al nostro Dipartimento nazionale di assicurare il coordinamento dell’intervento del Servizio nazionale della protezione civile a supporto delle autorità regionali, allo scopo di concorrere al contrasto degli eventi estremi, anche col concorso di uomini e mezzi da altre Regioni”.
Fiamme sul Vesuvio
Un fronte del fuoco di tre chilometri, circa 500 ettari di vegetazione già distrutti, fiamme che hanno rischiato di lambire l’abitato del comune di Terzigno facendo trascorrere la notte in strada a centinaia di persone. E’ la cronaca di un incendio di vastissime proporzioni che da ieri sta divorando un fianco del Vesuvio.
Per il momento non sono in pericolo case e persone ma il rogo, per essere domato, richiede – secondo il governatore Vincenzo De Luca – lo stato di mobilitazione nazionale della Protezione civile, così da poter inviare più uomini e mezzi in zona e dare anche respiro a coloro che stanno lavorando da 24 ore. ‘Serve l’Esercito’ sottolineano dal Centro di coordinamento dei soccorsi in prefettura Sulla zona del rogo sono stati impegnati per tutto il giorno sei Canadair della flotta nazionale e quattro elicotteri regionali, con oltre cento tra uomini e donne di vigili del fuoco, volontari e altre forze dell’ordine a terra. Sforzo imponente che ha permesso di evitare danni ancora maggiori, ma l’emergenza è ben lungi dall’essere risolta. Il timore è che basti un cambio di direzione del vento per sospingere il fronte verso zone abitate, come stava avvenendo la scorsa notte.
“Abbiamo vissuto una situazione molto critica”, racconta Francesco Ranieri, sindaco di Terzigno, comune epicentro del rogo. “All’inizio per fortuna il vento spingeva verso l’alto, poi ad un certo punto si è portato verso le abitazioni. E lì abbiamo avuto paura. Ma i mezzi da terra hanno garantito l’incolumità di tutti. C’era una distanza di qualche chilometro dalle case. Non abbiamo avuto esigenza di sgomberi grazie a un ottimo lavoro dei volontari della Regione e dei Vigili del Fuoco che hanno sorvegliato l’area tutta la notte”. La colonna di fumo è visibile per decine di chilometri, dagli scavi archeologici di Pompei fino a Napoli. Frammenti di cenere si sono depositati su moltissime abitazioni.
Oggi (sabato) i sentieri turistici e gli accessi alla sommità del vulcano sono stati chiusi, ed è stato chiesto all’Esercito di coadiuvare le polizie locali sia per la viabilità, sia per il rifornimento delle autobotti e lo spostamento di terreno in modo da arginare il fronte del fuoco. Il prefetto di Napoli, Michele di Bari, ha attivato il Centro coordinamento soccorsi e riunito il Comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza, poi si è recato nella zona del rogo. Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, segue la situazione in contatto con il presidente del Parco nazionale del Vesuvio, Raffaele De Luca. Una mobilitazione ingente ma che ancora non basta, secondo la Regione che invoca ulteriori rinforzi. La memoria corre all’estate del 2017, quando le fiamme devastarono il Vesuvio con una ferocia senza precedenti. In quel caso venne accertata l’origine dolosa, che è ora lo stesso sospetto dei sindaci.
Dai cittadini di Terzigno un’accusa: piccoli incendi nella pineta locale erano stati segnalati da cinque giorni, probabilmente sottovalutati fino al disastro divampato ieri, complici il vento e le alte temperature. Il bilancio dei danni è ancora del tutto provvisorio ma è già chiaro quanto la ferita sia profonda, sia per l’ambiente e la biodiversità sia per l’economia locale. Stanno bruciando anche vigneti pregiati e aree di rilevante interesse turistico. Ora la corsa contro il tempo è per evitare conseguenze peggiori, tenendo conto che le ondate di calore previste da domani in Campania potrebbero complicare il quadro generale. Ma il Vesuvio non è l’unica parte d’Italia che brucia. Paura anche all’Argentario, per un incendio che ha sfiorato l’abitato di Porto Ercole. L’intervento tempestivo di uomini e mezzi ha permesso di contenere e poi di domare le fiamme, che hanno interessato un’area di circa 2,5 ettari.
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