La notizia arrivata questa settimana ha colpito l’ambiente del ciclismo: la stagione di Enric Mas si è improvvisamente conclusa, saltando la Vuelta che per il capitano della Movistar era l’evento principale, quello a cui teneva di più. Tutto a causa di una tromboflebite alla gamba sinistra, probabilmente di origine post-traumatica.

Un caso decisamente particolare, che va a colpire e togliere di mezzo, nel pieno della stagione, uno dei suoi protagonisti. Ma che cos’è la tromboflebite? Per saperne di più abbiamo chiesto lumi al medico della Jayco AlUla, Carlo Guardascione.

Carlo Guardascione, varesino, è medico della Jayco AlUla (@jayco-alula Sprintcycling)

Carlo Guardascione, varesino, è medico della Jayco AlUla (@jayco-alula Sprintcycling)

«La tromboflebite – spiega – è un’infiammazione in genere acuta di una vena, causata dalla formazione di un trombo che ha ostruito parzialmente o totalmente un vaso venoso, ma qualche volta può anche essere arterioso. Quindi è uno stato infiammatorio di un vaso sanguigno. Un trombo è un piccolo coagulo di sangue che si forma per svariate cause. Nel caso di Mas ho letto che è stato post traumatico, nel senso che, suppongo, in una caduta probabilmente ha avuto un trauma al polpaccio e dall’ematoma scaturito in seguito al trauma, probabilmente si è formato anche un piccolo coagulo all’interno di una vena del polpaccio che nei giorni successivi gli ha ostruito il vaso circolatorio».

Parliamo di qualcosa di comune?

Dipende dall’ambito. La tromboflebite è una situazione patologica che nella popolazione generale è abbastanza frequente, ma in persone che possiamo considerare un po’ predisposte, ad esempio cardiopatici o persone che hanno un’insufficienza venosa, ossia una situazione di ipercoagulabilità. Come può venire? Ad esempio la disidratazione marcata che può essere dovuta a uno stato di malattia, come una diarrea prolungata o del vomito prolungato può causare, in soggetti predisposti che hanno già una predisposizione, la formazione di trombi. Nei giovani però è quasi sempre post-traumatica. E’ molto più frequente nella popolazione, chiamiamola così adulta.

La tromboflebite può colpire anche vasi sanguigni molto ampi, soprattutto venosi (foto Cardio Center Napoli)

La tromboflebite può colpire anche vasi sanguigni molto ampi, soprattutto venosi (foto Cardio Center Napoli)

Qual è il problema per un atleta?

Le tromboflebiti vengono trattate con una terapia a base di eparina. In genere consta, almeno in fase iniziale, in punture sottocutanee che possono essere una o due volte al giorno a seconda del danno. La terapia con eparina è delicata per il paziente: proviamo a immaginare un corridore sotto terapia che cade, ha un trauma, è fortemente a rischio di emorragia, soprattutto interna, estremamente pericolosa.

Quanto dura il trattamento?

Generalmente la terapia di una tromboflebite normale è mediamente di 4-6 settimane di trattamento con eparina oppure con farmaci anticoagulanti dopo la fase acuta. Questo rende l’attività sportiva praticamente impossibile, eccessivamente rischiosa. Poi è chiaro che se io faccio ad esempio tiro con l’arco il rischio traumatico è minimo, ma nel ciclismo non è assolutamente così. O se gioco a calcio o faccio sport di contatto. Il problema è che il mio sistema della coagulazione in caso di ferite è praticamente bloccato.

Il trattamento della tromboflebite è a base di punture sottocutanee di eparina

Il trattamento della tromboflebite è a base di punture sottocutanee di eparina

Nei ciclisti capita spesso?

No, è un caso molto raro, devo dire che nella mia carriera, che oramai è abbastanza lunga, penso di contarli sulle dita di una mano i casi di tromboflebite nei ciclisti agonisti. Invece mi è capitato di vederla di più in adulti ultracinquantenni o sessantenni che vanno in bicicletta, che però magari sono già ipertesi, magari sono con valori di sangue molto elevati e pertanto per patologie pregresse possono incorrere più facilmente in flebiti superficiali e in qualche caso anche delle tromboflebiti.

Come si scopre?

La diagnosi si fa con una ecografia con un ecodoppler arterioso e venoso che evidenzia appunto lo stato dei vasi sanguigni, quindi l’ostruzione che in genere è nella sede del dolore o lievemente sopra o lievemente sotto. E quindi poi bisogna fare il trattamento con l’eparina che fa scoagulare nei tempi che ho detto.

La tromboflebite per un ciclista è quasi sempre post traumatica, come nel caso di Mas

La tromboflebite per un ciclista è quasi sempre post traumatica, come nel caso di Mas

Quindi è giusta anche la scelta del corridore e del suo team di fermarlo del tutto per il resto della stagione?

Certamente, considerando intorno alle sei settimane di trattamento, poi dipende anche se è una tromboflebite di un vaso piuttosto grande è chiaro che il trombo è più grande. Mi spiego, una tromboflebite di una vena del polpaccio è molto più grande quel trombo di una vena del piede o di una vena della mano. I tempi di terapia sono quelli, calcolando il periodo della stagione è chiaro che non c’è tempo per riprendersi, è giusto rimandare tutto a quella successiva. Dovrà star fermo i primi tempi, poi sicuramente gli faranno un altro ecodoppler per vedere se trombo si è ridotto.

Solitamente lascia strascichi?

Se guarisce bene no, perché il trombo viene praticamente sciolto. Se poi il flusso di sangue che viene controllato nuovamente con l’ecodoppler è valido, non ci sono più conseguenze, soprattutto per un giovane come Mas. Un adulto magari deve prendere comunque dei banali anticoagulanti per tutta la vita, ad esempio la cardioaspirina. Se ha una predisposizione di questo genere.

Un trombo è un coagulo di sangue che ostruisce, in parte o del tutto, la circolazione (foto SME)

Un trombo è un coagulo di sangue che ostruisce, in parte o del tutto, la circolazione (foto SME)

Nel caso di un corridore a cui capita, è anche un campanello d’allarme per il futuro?

Se è post traumatico, legato alla caduta o all’impatto con un corpo contundente che può essere il telaio della bicicletta o un ostacolo duro sulla strada, è abbastanza casuale. Non ci vedo dietro un segnale d’allarme a meno che si abbia una ipercoagulabilità propria, ossia valori di globuli rossi, di emoglobina molto alti, di piastrine molto alte. Ma nel suo caso è insorta dopo un paio di giorni dall’impatto, quindi è tutto nei tempi, non vedo conseguenze.