di
Viviana Mazza

Le dichiarazioni di Trump e di Gabbard hanno suscitato una rara replica da parte dell’ufficio di Obama

DALLA NOSTRA INVIATA
WASHINGTON – Un portavoce di Barack Obama ha replicato alle accuse di alto tradimento fatte dal presidente Trump al predecessore definendole «bizzarre», «ridicole» e un «debole tentativo di creare distrazione». Martedì Trump ha detto ai giornalisti che lo interrogavano sul caso Epstein che dovrebbero occuparsi di altro: si riferiva a documenti declassificati dalla sua direttrice dell’intelligence nazionale. Con quei documenti Gabbard vorrebbe dimostrare che, nel dicembre 2016 alcuni funzionari dell’intelligence messi sotto pressione dalla Casa Bianca di Obama cambiarono la loro valutazione e, se prima dicevano che la Russia aveva fallito nel mettere in atto un tentativo consistente di hackerare le macchine elettorali per far vincere Trump contro Hillary Clinton, poi cambiarono posizione dopo un incontro del consiglio di sicurezza nazionale di Obama. 

Gabbard su Fox News ha insomma accusato la squadra di Obama di ordinare la compilazione di un «documento di intelligence manipolato per dire non se, ma come la Russia aveva cercato di influenzare il risultato delle elezioni». Il documento di intelligence da lei citato avrebbe detto che la Russia «non aveva tentato di influenzare il risultato delle elezioni». In realtà quel documento – un «President’s Daily Brief» ovvero il rapporto di intelligence che il presidente riceve quotidianamente – diceva semplicemente che la Russia non aveva avuto impatto sui risultati «conducendo attività cyber contro le infrastrutture elettorali». Si riferiva insomma a un tipo specifico di interferenza. 



















































Gabbard mette insieme due diverse conclusioni dell’intelligence: i servizi credevano che la Russia non avesse intrapreso particolari tentativi di hackerare i sistemi elettorali e cambiare i voti; ma credevano anche che la Russia avesse tentato di influenzare le elezioni in vario modo, inclusa la pubblicazione di documenti per danneggiare Clinton. Una lunga indagine della Commissione intelligence del Senato del 2020, che fu voluta anche da repubblicani come l’attuale segretario di Stato Marco Rubio, concluse che la Russia si era impegnata «in uno sforzo aggressivo e con multipli strumenti per influenzare o tentare di influenzare il risultato delle elezioni del 2016». E il rapporto aggiungeva che Putin «aveva ordinato di hackerare network digitali e profili affiliati con il partito democratico e di rivelare informazioni dannose per Hillary Clinton e la sua campagna presidenziale» per «aiutare la campagna di Trump e minare il processo democratico». 

Anche la Commissione Intelligence della Camera nel 2018 pubblicò un rapporto sulla Russia, scritto da repubblicani: non diceva che il Cremlino voleva aiutare Trump ma ribadiva che aveva interferito – e su ordine dello stesso Putin – per creare «divisioni nella società americana e minare la nostra fiducia nel processo democratico». L’amministrazione Obama non ha mai sostenuto che i russi avessero manipolato i voti, ma – come affermò anche quella Commissione bipartisan del Senato – concluse che la Russia aveva messo in atto un grosso tentativo di influenzare gli elettori.

Anche se Trump ha spesso attaccato Obama, sostenendo per esempio che non è nato in America quando era presidente – e Obama ha definito Trump una minaccia alla democrazia scendendo in campo nella campagna elettorale per Biden – l’attuale presidente non era mai arrivato a minacciarlo di arresto. Lunedì aveva pubblicato anche un video realizzato con l’Intelligenza artificiale in cui si vede Obama che viene ammanettato nello Studio Ovale; e poi nelle dichiarazioni di martedì ha ricordato di aver «risparmiato» in passato Hillary Clinton ma che Obama ora non merita la stessa clemenza. «Che sia giusto o sbagliato, è ora di perseguire le persone. Obama è stato scoperto direttamente».

Mentre i media per la maggior parte non avevano prestato grande attenzione al rapporto di Gabbard e si sono concentrati sul caso Epstein (la storia sulla presunta lettera di Trump a Epstein è uscita sul Wall Street Journal alla vigilia della pubblicazione del rapporto di Gabbard), Fox News (come il Wall Street Journal di proprietà di Murdoch) e i network online dei sostenitori di Trump come Real America’s Voice, molto seguiti, ne parlano senza sosta da giorni. Le dichiarazioni hanno suscitato una rara replica da parte dell’ufficio di Obama, che aggiunge: «Nulla nei documenti diffusi la scorsa settimana mette in dubbio la conclusione ampiamente accettata che la Russia abbia lavorato per influenzare le elezioni presidenziali del 2016, ma che non è riuscita con successo a manipolare alcuno dei voti».

Trump è il primo presidente nella storia moderna degli Stati Uniti ad accusare il suo predecessore di alto tradimento, ma l’ha già fatto con Obama in campagna elettorale contro Biden, nel 2020. L’ultimo presidente a suggerire che qualcuno avesse commesso alto tradimento fu Lyndon B. Johnson, quando accusò – in quel caso in una telefonata privata – Richard Nixon, candidato repubblicano alla Casa Bianca, di alto tradimento nel 1968.

Nel 2020 Trump dichiarò ripetutamente che Obama aveva spiato il suo staff (lo chiamò Obamagate, per ricordare il Watergate) e che lo «Stato profondo» aveva tentato di rovesciare la sua amministrazione usando come pretesto i presunti legami con la Russia. Il Washington Post scrisse queste accuse arrivavano «mentre tentava di spostare l’attenzione dalla sua gestione della pandemia di coronavirus sostenendo teorie cospirative prive di fondamento». 

23 luglio 2025