Le forze armate russe si accingono a completare l’accerchiamento di Pokrovsk, dopo aver concluso il mese di luglio con una quantità record di km2 conquistati. Parallelamente, il presidente Trump ha annunciato di aver ordinato lo spostamento di due sottomarini nucleari in “aree appropriate” più vicine alla Russia.
Una mossa sotto molti aspetti sconcertante, che Mosca ha sostanzialmente ignorato in attesa di ricevere la visita dell’inviato speciale statunitense Steve Witkoff. Il Cremlino, in compenso, ha reso noto di non sentirsi più vincolato al Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio, da cui gli Usa si erano ritirati nel 2019.
L’annuncio, che fa seguito al trasferimento di bombe nucleari statunitensi B61-12 in Gran Bretagna per la prima volta da 17 anni, apre il varco allo schieramento di missili Orešnik sul territorio bielorusso. Cina e India, invece, reagiscono agli attacchi Usa focalizzati sulle loro pratiche commerciali e il corposo interscambio che intendono incrementare con la Russia attraverso due durissime note diplomatiche.
Ne parliamo assieme a Maurizio Boni, generale di corpo d’armata, giornalista, saggista e collaboratore della rivista «Analisi Difesa». Ha ricoperto numerosi incarichi, tra cui vicecomandante dell’Allied Rapid Reaction Corps di Innsworth, capo di stato maggiore del Nato Rapid Reaction Corps Italy di Solbiate Olona, capo reparto pianificazione e politica militare dell’Allied Joint Force Command Lisbon a Oeiras e vicecapo reparto operazioni del Comando Operativo di Vertice Interforze a Roma.
Intervista realizzata il 7 agosto.
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