di
Giovanna Boursier

L’allora assessore all’Urbanistica del Comune di Milano in una intervista di 5 mesi fa non ancora andata in onda, per il programma «100 minuti» di La7: «Perché non abbiamo fatto i piani attuativi? Sarebbe stato lungo e complesso. E se ristrutturo un’area già edificata, non servono altro verde o altre scuole»

L’incontro con l’assessore alla rigenerazione urbana di Milano Giancarlo Tancredi avviene a fine gennaio, in una giornata gelida. L’intervista (non ancora andata in onda, per il programma «100 minuti» di La7) verte sulle inchieste della Procura sull’urbanistica e, quindi, sulle indagini in corso per abusi edilizi e illeciti nella concessione dei permessi di costruzione: palazzi o torri che crescono come funghi addirittura nei cortili, passati per ristrutturazioni di vecchie fabbriche o laboratori, che il Comune approva oscurando, oltre al panorama di chi lì ci abita da anni, soprattutto le loro proteste. 

    INCHIESTA URBANISTICA MILANO, GLI INTERROGATORI IN DIRETTA



















































Dopo circa un mese ci sarebbe stato il primo arresto, di Giovanni Oggioni, l’ex Direttore del SUE – lo Sportello Unico Edilizia del Comune – ed ex Vicepresidente della potentissima (a Milano) Commissione Paesaggio che si va delineando, secondo i magistrati, come il fulcro di un vero e proprio «sistema» che concedeva permessi edilizi con pratiche semplificate (prima fra tutte la Scia) e sconti sugli oneri di urbanizzazione, in violazione della legge. Con il potere, quindi, di piegare gli interessi pubblici a quelli privati.

Adesso che non si parla più solo di lottizzazione abusiva ma di corruzione, falso in atto pubblico e induzione indebita a dare e promettere «utilità», la Procura ha chiesto misure cautelari anche per l’assessore Tancredi, oltreché per il noto costruttore Manfredi Catella e Giuseppe Marinoni, l’ex presidente della Commissione che il Sindaco, a dicembre, aveva rinominato nonostante fosse già indagato dalla Procura. Per questo è indagato anche Beppe Sala. Insieme ad architetti del calibro di Stefano Boeri, imprenditori e società immobiliari (e colpisce Paolo Bottelli con Kryalos Sgr, longa manus del Fondo Blackstone in Italia che, oltre a Via Montenapoleone 8, ha comprato e rivenduto sempre a RCS il palazzo storico del Corriere della Sera di Via Solferino, realizzando cospicue plusvalenze).

Cinque mesi fa – era anche il tempo della discussione al Senato sul Salva Milano, sul quale poi Sala avrebbe fatto marcia indietro – l’assessore appariva ancora molto sicuro di sé. Per questo vale la pena di riesumare quel vecchio incontro, nato dall’esigenza di capire quando era cominciata questa storia che adesso rivela in modo esemplare gli interessi che si nascondono dietro certe scelte urbanistiche. La prima risposta dell’assessore era stata netta e senza esitazioni: «Ma è più di 10 anni che si fa così e siamo convinti di aver sempre rispettato la legge. Per questo è difficile capire come mai, da un anno e mezzo, si ritiene invece che le leggi siano state violate. Eppure tutti gli uffici hanno applicato le procedure contestate e su moltissimi interventi. Finora le inchieste riguardano 15-20 funzionari, in realtà è sistematica questa cosa. Perché applichiamo le norme sulla ristrutturazione edilizia in una città che, per più di un quarto del territorio, era occupata da fabbriche e diventava una metropoli di servizi. Ma se sostituisco un capannone con un edificio residenziale, la norma dice che la ristrutturazione può portare ad un organismo edilizio diverso dal precedente, per sagoma e volumi. Io penso che non ci sia bisogno di addetti ai lavori per interpretare la norma: puoi demolire e ricostruire in modo totalmente differente».

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Così nel cortile di Piazza Aspromonte, dove c’era un laboratorio di 3 piani, se ne edificano 7, e chi abita di fronte si trova il muro del nuovo palazzo davanti al balcone. Oppure parco delle Cave: al posto di un laboratorio, 3 torri.
«Ma l’edificio residenziale non può restare di 3 piani. Per non consumare suolo, diventano 6 o anche 12. Ma ripeto: abbiamo sempre rispettato le regole».

Che però dicono che bisogna rispettare certi limiti di altezza e distanza tra i palazzi, e nei cortili non si possono superare le altezze preesistenti…
«Questa è un’altra norma. Io intanto rifletto sul fatto che, secondo le inchieste, il Comune avrebbe dovuto mantenere una continuità. Ma di un capannone che diventa alloggi, cosa posso mantenere?».

Il Comune però deve porre dei limiti, e stabilire servizi e strutture in base a un piano attuativo, soprattutto se si superano i 25 metri di altezza e certe cubature. Invece qui niente piani attuativi e si concede il permesso con Scia?
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Allora, un attimo: quella legge è disapplicata, non solo a Milano, perché è del 1942 quando ben poche città avevano piani regolatori».

Ma lo decide lei se si applica una legge?
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No ma una circolare del Ministero del 1969…»

Cioè pur sempre di 55 anni fa…
«…dice che quella legge si applica solo in determinate situazioni e che i Comuni fanno i piani regolatori, o Pgt, in cui individuano la soglia oltre alla quale serve il piano attuativo».

Soglia che a Milano è di ben 20.000 mq. Io non sono esperta come lei in materia, ma perché non avete fatto i piani attuativi? Nel vostro interesse. Sarebbero passati in Consiglio o in Giunta, includendo i servizi per la città, e chi era in disaccordo avrebbe potuto esprimersi.
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Ma il piano attuativo è lungo e complesso. Infatti una legge del 1990 introduce la semplificazione, per non appesantire i procedimenti ed evitare danni agli operatori e all’amministrazione che per riqualificare un’ex zona industriale contaminata invece di un anno ne impiegherebbe 5, con un danno alla collettività. La semplificazione è un principio importantissimo. E i piani attuativi e le convenzioni approvate dalla Giunta non aggiungono nulla, e se anche li avessimo fatti il risultato sarebbe stato identico».

Sarebbe stato identico ma qualcuno avrebbe potuto obiettare e non votare per quel palazzo o torre a ben 7.000 euro al metro quadrato. Invece così il politico delega completamente il suo dirigente.
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No, non delega, dà indirizzi e il dirigente li esegue».

Appunto. Però gli indagati in Comune sono tutti dirigenti. Per ora.
«Ma dobbiamo capire per cosa, il quadro di accuse è complesso e i giudici, generalmente, rinviano a giudizio. Poi vedremo cosa succederà».

Mentre voi dite che si fa così da anni, c’è una Determina del 2018, Giunta Sala, che autorizza a usare la Scia in alternativa al permesso di costruire e, secondo la Procura, oltre a violare la legge, sarebbe nulla perché mai approvata in Consiglio Comunale. È firmata da due dirigenti: Oggioni, all’epoca Direttore del SUE, e Zinna, Direttore dell’Urbanistica del Comune.
«Hanno solo adeguato le nostre disposizioni interne alla legge nazionale».

Ma senza passare dal Consiglio Comunale. Lei, che è architetto e negli uffici urbanistici da anni, poi dal 2021 assessore ritiene che comunque, aldilà dell’inchiesta, sia stato fatto tutto bene, visti i risultati?
«Visti i risultati benissimo. Perché lei sta parlando dell’unica città in Italia che ha avuto un processo di crescita e rigenerazione. Milano è un modello urbanistico virtuoso in Italia e in Europa anche nel rapporto pubblico-privato e nello sviluppo sostenibile».

Forse è un racconto di Milano un po’ parziale, perché se è vero che la città è cresciuta ed è aumentata la ricchezza – o la rendita – con l’arrivo di nuovi capitali, è anche vero che la città ha espulso ed escluso cittadini: prezzi e affitti delle case proibitivi anche per il ceto medio, per gli studenti o gli infermieri che però qualificano il cosiddetto modello Milano. Come dire: oltre al bosco verticale, c’è un sottobosco orizzontale.
«Ma non è il modello Milano che mette in crisi gli equilibri sociali, e se porta crescita anche di valori c’è in tutta Europa. Non dipende dal modello urbanistico visto che il problema della povertà c’è ovunque».

Dipende però anche dal fatto che si costruiscono case dai 7.000 ai 12.000 euro al metro quadrato con i salari fermi da decenni…
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È un problema con cui ci stiamo misurando: nel nuovo Pgt c’è l’incremento delle case sociali per recuperare equilibri che, in questo momento, sono difficili».

Allora mettiamola così: colpisce che si continui a rivendicare un modello che adesso si rivela un po’ meno glamour, e che una Giunta di centrosinistra abbia autorizzato grattacieli a prezzi carissimi rivendicando il rispetto delle regole come unica risposta ai propri cittadini che protestavano. E adesso chiedete a gran voce che si approvi il Salva Milano, cioè una sorta di condono, oltrechè una legge ad personam. Posso dirlo?
«La maggior parte degli interventi degli ultimi anni sono compatibili con il tessuto urbano, non sono torri. Poi è chiaro che possiamo fare meglio e il nuovo Pgt affronta questo tema. Ma una cosa è la critica di un edificio, altro è dire che è un reato. Dunque, fermo restando che per noi è tutto in regola, vogliamo chiarire le norme perché ci sono persone che in buona fede hanno fatto il loro dovere ma sono in una situazione drammatica».

Si calcolano circa 150 milioni in meno per la città, perché se non è nuova costruzione ma ristrutturazione ci sono sconti sugli oneri di urbanizzazione per i costruttori fino al 50-70%
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Fino ad oggi l’unico danno vero per l’amministrazione, e lo devo dire, sono i progetti fermi perché stiamo incassando circa il 50% di meno. Invece sugli sconti sugli oneri io credo che effettivamente il 60% sia eccessivo, ma abbiamo dovuto applicarlo perché quelle sono ristrutturazioni. Recentemente abbiamo anche aggiornato gli oneri e le monetizzazioni».

Considerando che magari «rigeneri» e aumenti il valore del nuovo, per il costruttore, ma chi abita lì con un palazzo in cortile può solo vedere svalutata la sua proprietà?
«A Milano nel bene e nel male di svalutato da anni non c’è nulla».

È complicato capire ogni norma, ma i cittadini coinvolti hanno detto no a quelle torri nei cortili o vicine a un parco. E il Comune cosa risponde? Solo che è ristrutturazione?
«Io rispondo che dove c’è un reato si parla di reati. E che non ci risulta nessun reato. Le inchieste non hanno dimostrato malversazioni, scambi di denaro, o favori a questo o l’altro dipendente. È da 10 anni che applichiamo queste norme e se non l’avessimo fatto rischiavamo richieste di danni. La questione è un po’ più complessa di quello che si vuoi far credere».

Quando emergono le indagini, però, emanate nuove linee di indirizzo, e lei dice: le illegalità contestate sono frutto di interpretazione controversa, dunque verificheremo i progetti in considerazione dei rilievi della Procura. Che verifiche avete fatto?
«Abbiamo dovuto chiedere agli uffici di adeguare temporaneamente le procedure alle tesi della Procura ì a tutela dei nostri uffici e anche per rispetto della magistratura e degli operatori e le famiglie che hanno investito in case che abbiamo dovuto fermare in attesa di un chiarimento legislativo».

Quindi cosa avete verificato?
«Visto che è stato contestato che non fossero state fatte verifiche che vengono fatte in sede di piano attuativo, le abbiamo fatte e il risultato è stato lo stesso perché quelle aree sono già urbanizzate e non hanno necessità di ulteriori servizi. Capisce che se affaccio su un parco, forse non serve altro verde? E se a 50 metri ci sono 3 scuole, non ne serve un’altra? Il piano attuativo richiede solo tempi più lunghi che vanno nella direzione contraria alla rigenerazione. Bisogna mettersi d’accordo sui principi. Ripeto, le leggi urbanistiche sono ferme agli anni ’40 e ’60, manca una legge di riordino organico».

Infatti: non si riesce a fare una legge urbanistica organica da anni, ma chiedete il Salva Milano in 3 mesi?
«Ma se io interpreto la legge in un modo, il magistrato in un altro, serve chiarezza».

Vorrei capire: cosa guadagna il Comune ad autorizzare questi palazzi? Visto che le migliaia di case popolari nessuno le «ristruttura» e significherebbero benessere per la città, come uno studentato o una casa di riposo. Qui guadagna solo il privato che vende e il costruttore che compra l’area e costruisce a 7 o 10mila euro al metro quadrato…
«Il Comune non deve guadagnare ma solo rispondere ai bisogni della comunità come riqualificare».

Il bisogno della comunità è avere case a 10 mila euro al mq?
«Ma non è il Comune che decide i prezzi delle case, è il mercato. Allora lascio un’area industriale contaminata per evitare che le case vengano vendute a prezzi troppo alti?»

Non si potrebbe fare un accordo fra pubblico e privato che obbliga a fare anche alloggi a prezzo calmierato o popolare? Come fanno a Vienna o a Barcellona.
«Ma è quello facciamo».

Non con questi progetti…
«No, perché sono di piccola dimensione».

Mentre la Procura va avanti con le indagini, se voi siete convinti che tutto è stato fatto secondo le regole, perché non dite «andiamo avanti anche noi e poi giustizia sarà fatta»?
«Perché mettiamo a rischio i funzionari. Per i tre gradi di giudizio bisogna aspettare 4-5 anni».

Si fa più in fretta a fare i piani attuativi, vedere se utilizzare la Scia e far pagare gli oneri giusti.
«Ma certo, a questo punto è chiaro che se non se ne viene fuori, cercheremo delle soluzioni per sbloccare. La Giunta ha già detto agli uffici che si può anche ricorrere al piano attuativo. Ma la questione è delicata perché il Pgt dice invece che il piano attuativo si fa dai 20.000 metri quadrati in su»

Oppure aspettate il Salva Milano e chiusa lì?
«Intanto non diamo questa definizione, non c’è da salvare, è una legge di chiarimento. Anche se per noi la legge è chiarissima, ma se qualcuno ritiene che non sia così un intervento legislativo è ragionevole. Per questo il Parlamento deve intervenire. È un diritto anche del Comune chiedere chiarezza».

Sembra però un’intromissione nel potere della magistratura, per ribadire ciò che la Procura sta dicendo che non va bene. Non le sembra un precedente grave per il centro sinistra?
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Sì, però abbiamo 160 milioni di risorse in meno, e quindi è necessario per tutti. Serve una norma per rasserenare il clima. Altrimenti è difficile andare avanti. Lo diciamo con ragionevolezza. Non è per superare le tesi dei magistrati».

Se il Salva-Milano non passa, cosa fate?
«Per il futuro il nuovo Pgt. Però siamo molto preoccupati per il passato perché la magistratura guarda interventi già autorizzati. Il Pgt introdurrà delle norme per evitare situazioni di questo tipo in futuro. Per ciò che è stato, invece, è importante una norma subito.

Le ha paura di essere indagato?
«Paura non lo so, io ho la coscienza a posto, lavoro in buona fede e quindi non posso avere paura. Diciamo che però sono molto preoccupato per i miei ex-colleghi, quello sì».


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23 luglio 2025 ( modifica il 23 luglio 2025 | 18:28)